L’ALTRO INZAGHI

Nei bar di San Nicolò non avevano dubbi: “Quello buono tra i due era Simone”. Cambiarono idea dopo la love story con la Marcuzzi: “Le donne lo hanno rovinato”. Quando chiuse col calcio sentenziarono: “Non aveva la testa”. Storia e leggende da bancone di Simone Inzaghi, l’unico giocatore che ha fatto carriera e miliardi giocando a pallone un paio d’anni. Ecco la terza puntata di “Meteore”, la nostra piccola inchiesta sui piacentini dimenticati.

SSLazio > Lecce

TESTO: FILIPPO MERLI; FOTO: INTERNET

Simone Inzaghi era un ottimo argomento da bar. “Tecnicamente è più bravo di Pippo, sarebbe potuto diventare più forte di Pippo, tra i due quello buono non è Pippo”. Poi però, chissà perché, chi segnava gol importanti e chi vinceva coppe europee era quasi sempre Pippo. Misteri da bancone e di chi deve fare l’anticonformista pallonaro a ogni costo. Più o meno tutti i vecchi di San Nicolò – un paese noioso che vive col mito degli Inzaghi – dicevano che avevano visto i due fratelli crescere nella squadra locale e che fin da allora il migliore era Simone. Più bravo coi piedi, spalle più larghe, miglior visione di gioco, tutte cose che per loro mancavano a Filippo. Non bastavano i numeri a convincerli: Pippo faceva 50 gol negli Allievi, ma era scarso tecnicamente, brutto da vedere, era il metro di paragone con ogni bambino che giocava nel San Nicolò. I genitori si appendevano alle recinzioni del campo, lo guardavano giocare e sentenziavano: “Mio figlio è più buono di quel Filippo Inzaghi”. Ora i loro figli hanno un buon posto in banca o magari sono disoccupati, mentre Pippo Inzaghi è uno dei centravanti italiani più forti di tutti i tempi. Non importa. Nei bar di San Nicolò c’è ancora chi dice che abbia avuto culo e che suo figlio è stato sfigato, solo per quello. L’unico che poteva reggere il paragone con Filippo era Simone. Che tecnicamente era davvero più forte, ma tecnicamente ci sono giocatori migliori di Pippo anche in qualche girone di Eccellenza o Lega Pro. Simone Inzaghi è stato l’unico fratello a non vivere all’ombra del fratello. Ha fatto la sua strada, ha fatto i suoi gol, dice di non aver mai invidiato Pippo ed è sempre stato il primo a sostenerlo e a posare con lui con una Champions tra le mani. Giocavano a calcio insieme alla Tennuoto di San Nicolò, leggevano la Gazza insieme su un telo da mare e quando arrivava la domenica segnavano più degli altri nelle rispettive categorie (Pippo è un ’73, Simone un ’76) e scatenavano la tipica invidia piacentina nei genitori degli altri giocatori.

SCATTO GIUSTO IN COPERTINA

Simone ha giocato a calcio due anni. Il primo nel Piacenza, quando faceva coppia con Massimo Rastelli e segnò 15 gol. Il secondo nella Lazio, che nella stagione 1999-2000 lo acquistò dai biancorossi per 30 miliardi di lire. Simone segnò quattro gol in una sola partita di Champions League con l’Olympique Marsiglia – record battuto poi da Leo Messi – e vinse lo scudetto. Venne convocato in Nazionale insieme a Pippo e per tutti divenne Inzaghino e non più fratello di. Poi basta. Al termine di quella stagione – complici parecchi infortuni, soprattutto alla schiena – iniziò il declino. Simone faceva più corse in infermeria che in campo, entrava raramente e finiva spesso in tribuna. A San Nicolò avevano un’idea ben precisa sulle cause dell’oblio: “Ecco, le donne lo hanno rovinato”. Simone era un calciatore, era figo ed era famoso per conto suo, senza dover ricorrere al cognome. I paparazzi lo seguivano per Roma e alla fine fecero lo scatto giusto per una buona copertina: Inzaghi junior con Alessia Marcuzzi, il calciatore e la showgirl, il bomber e la biondona. Quella tra Simone e la Marcuzzi era una cosa seria e dalla loro storia nacque Tommaso, figlio di Simone e nipote di Pippo. Il calcio passò in secondo piano, anche se la Lazio continuava a rinnovargli il contratto e a dargli uno stipendio.

RACCHETTONI A MILANO MARITTIMA

Pippo intanto era passato dalla Juve al Milan e continuava a segnare e a vincere qualcosa. A San Nicolò insistevano e ricorrevano al luogo comune: “Se Simone avesse avuto la testa sarebbe diventato più forte di Filippo”. Poi la storia con la Marcuzzi finì, ma Simone continuò a fare il padre e a cercare di risolvere i problemi alla schiena, ormai ai margini del pallone. La fama di Pippo aumentava, quella di Simone diminuiva. Quando andavano in vacanza insieme a Milano Marittima con i genitori Giancarlo e Marina Pippo girava in bicicletta con una quarantina di persone e di fotografi al seguito, mentre Simone giocava a tennis con Tommaso in un campo accanto alla spiaggia. I paparazzi cercavano di scovare Pippo e Alessia Ventura, mentre Simone ormai non era più un’esclusiva che potesse interessare ai redattori delle riviste di gossip (a parte quella foto che lo ritraeva in barca con Laura Barriales, valletta di Controcampo con un culo da favola). Nel frattempo indossò le maglie di Sampdoria e Atalanta senza mai segnare un gol e i giornalisti lo intervistavano solo per chiedergli qualcosa a proposito dell’ennesima impresa pallonara del fratello. Inzaghino rispondeva molto volentieri e parlava sempre benissimo di Pippo, senza quell’invidia che avevano i genitori dei suoi compagni di squadra dei Giovanissimi. Il suo ultimo gol lo segna il 4 ottobre 2008, dopo quattro anni di astinenza (l’ultima volta l’aveva buttata dentro il 18 settembre 2004). Resta in rosa fino al 2010, ma ormai Simone ha chiuso col calcio. Alessia Marcuzzi è sempre in voga per i suoi programmi e per le sue storie col portiere Carlo Cudicini e con Francesco Facchinetti, mentre di Simone ormai parlano solo nei bar di San Nicolò. Inzaghino torna per un attimo sui giornali per la sua storia con Gaia Lucariello (che aspetta un figlio da lui) e diventa allenatore degli Allievi Regionali (e poi Nazionali) della Lazio. Due anni dopo – e siamo arrivati a oggi –  si ritroverà Pippo da avversario sulla panchina degli allenatori del Milan. Per il momento a San Nicolò aspettano. Tra qualche anno inizieranno a fare paragoni tra i fratelli allenatori al bancone di un bar.

Qui la prima e la seconda puntata di “Meteore”

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