CHI HA INCASTRATO GIORGIO LAMBRI

Sabato il capocronista di Libertà era all’osteria a mangiare la picùla di cavallo quando due carabinieri gli hanno sfilato il piatto da sotto il naso per “accertamenti di laboratorio”. A Parigi non sarebbe mai successo e Lambri, stupito e amareggiato, si è sfogato con un pezzo divertente. Libertà ha subito intravisto la notizia e ha spedito MVG in giro per macellerie equine.

GIORGIO LAMBRI CHAMPAGNE

TESTO: FILIPPO MERLI; FOTO: FACEBOOK

Giorgio Lambri è un tipo da osteria. Adora le tovaglie a quadretti e le scodelle di vino, si sente a suo agio tra vecchi quadri e sedie che scricchiolano. Secondo la sua ricostruzione, sabato il capocronista di Libertà si trovava da Camillo, l’oste di fiducia, per mangiare la picùla di cavallo, tipica specialità piacentina decantata da tutti i gli avventori del Nord Italia e dai servizi di Alberto Brenni su Telelibertà. Lambri è arrivato, si è seduto al solito tavolo, ha ordinato e ha aspettato che il piatto fosse pronto. Poi ha iniziato a mangiare. Niente male. A un certo punto, però, due carabinieri “in divisa bianca da Ris (tipo Cogne)” sono entrati e si sono guardati attorno. Poi si sono diretti verso di lui, gli hanno mostrato il tesserino e gli hanno sfilato il piatto da sotto il naso. “Scusi, dobbiamo sequestrare questa pietanza”. Lambri ci è rimasto male e ha chiesto spiegazioni: toglietemi tutto, ma non il mio piatto. I carabinieri hanno sciolto ogni riserva: “Dobbiamo effettuare accertamenti di laboratorio: nella sua picùla sembrerebbero esserci tracce di cavallo”. Il cavallo nella picùla di cavallo. Roba da matti. Dopo i grillini che conquistano il pianeta Terra, questo è il secondo segnale che forse i maya hanno solo sbagliato data. Così Lambri è rimasto a secco e ha dovuto ripiegare sulla versione cruda con olio, sale e limone. Ha pagato, è uscito e ha cominciato a scrivere un fondo per Libertà, un pezzo divertente che ha suscitato l’invidia di Nereo, il buongustaio in doppiopetto della Batusa che su una cosa del genere ci avrebbe inviato un articolo di 20mila battute spazi esclusi. “Il tormentone mediatico di marzo – ha scritto Lambri su Libertà di ieri – è questo: in ogni cibo conosciuto dall’uomo, financo nel cacciucco alla livornese e nel cous cous algerino, si annidano pericolosissime tracce di cavallo. I sequestri si succedono a ritmo vertiginoso: polpette svedesi (leccornia pressoché immancabile sulle tavole del Belpaese), hamburger islandesi, ravioli dello Yorkshire, ragù e lasagne alla bolognese (prodotti però in Lapponia)”.

VARENNE E RIBOT

L’articolo prosegue con una ricerca dettagliata sul fenilbutazone, un potente anti-infiammatorio che viene utilizzato per curare i cavalli da corsa e che – secondo gli esperti – potrebbe trovarsi nella carne di cavallo non dichiarata. “Domani Camillo mi sente! Voglio che me lo giuri. Voglio che mi assicuri che non mi sto mangiando Varenne! O peggio, Ribot (che sarebbe anche scaduto). Tutto torna, finalmente. Anche le proteste dei dipendenti dell’ippodromo di San Siro prima delle partite dell’Inter: ci state mangiando frutto e capitale! E per di più nelle lasagne”. Lambri ci scherza su, ma fa sul serio: la sua è un’ironia equina che punta a dissacrare la psicosi da cavallo che sta contagiando anche il nostro Paese. “La morale di questa piccola, anzi “picùla” esternazione, è presto detta: sapere cosa mettiamo nei piatti nostri (e dei nostri figli) è cosa buona e giusta, ma rinunciare a una gustosa tipicità piacentina sulla base di un allarme lanciato in Gran Bretagna per prodotti surgelati forse nemmeno commercializzati in Italia è cosa evidentemente stolta”. Il giornalista di Libertà difende la picùla e i prodotti piacentini di cui è grande consumatore e conoscitore. Sa che a Parigi una cosa del genere non sarebbe mai accaduta: nessun gendarme si sarebbe mai permesso di andare in un bistrot sulla Senna a sequestrare la fondue bourguignonne a Giorgio Lambri. Questo è uno dei motivi per cui Giorgio un giorno o l’altro lascerà a malincuore Piacenza per la Ville Lumière. Ma c’è di più. Quando Lambri ha raccontato la storia in redazione i capiservizio di Libertà devono essere saltati sulla sedia e hanno subito intravisto la notizia. Così devono essersi chiesti: perché non mandiamo qualcuno a fare un giro delle macellerie equine di Piacenza? Dopo un rapido sondaggio tra i giornalisti disposti a passare il sabato pomeriggio in una macelleria anziché nei negozi del centro, i redattori di Libertà hanno scelto lei: MVG. Che – per colpa della picùla di Lambri – ha dovuto interrompere quello che stava facendo per andare a far domande ai macellai circa la “psicosi equina”. E’ saltato fuori una specie di “Speciale cavallo”, col pezzo di MVG (che poi è Maria Vittoria Gazzola) in apertura e il prosieguo del fondo di Lambri a chiudere il paginone.

NEREO NON È AL MOMENTO RAGGIUNGIBILE

Appena Nereo ha letto l’articolo di Lambri è stato assalito da un sentimento di invidia e malessere. Come abbiamo detto, avrebbe voluto scriverlo lui un pezzo così, invece nessun caramba in tuta bianca gli ha mai sequestrato la picùla. Per consolarlo volevamo chiedergli come avrebbe reagito se al posto di Lambri ci fosse stato lui, ma al momento il nostro esperto non è raggiungibile. Probabilmente starà girando tutte le osterie di Piacenza e provincia per farsi sequestrare un piatto. Appena tornerà disponibile ci faremo vivi. Seguono aggiornamenti.

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2 Comments on "CHI HA INCASTRATO GIORGIO LAMBRI"

  1. faboulous…

  2. …scusate l’ignoranza, ma chi è l’oste camillo, come si chiama il suo locale…???… cioè meglio, si riesce ancora a trovare una picola come si deve in un posto pubblico…???… grazie

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