La Batusa

L’ULTIMO DEI BERSANI

Per qualcuno piangeva, per la moglie rideva: la foto di Pier Luigi Bersani con un braccio sul volto subito dopo la conferma di Napolitano al Quirinale è l’ultima puntata di una storia iniziata a luglio, quando l’Italia s’accorse che in provincia di Piacenza esisteva un piccolo paese chiamato Bettola.

TESTO: FILIPPO MERLI; FOTO: INTERNET

Piangeva. No no, rideva. “Non è vero che Pier Luigi ha pianto alla Camera stringendosi la testa tra le mani. Per lui è un gesto abituale, lo fa anche quando ride”. La moglie di Pier Luigi Bersani, Daniela Ferrari, ha alzato il telefono per fare una precisazione a proposito delle presunte lacrime del marito subito dopo la conferma di Giorgio Napolitano al Quirinale. Il Corriere della Sera ne ha approfittato per fare il solito pezzo su Bettola, con gli amici Lucianino e Sandrino, con la signora Marcellina e il vino frizzante della trattoria “Agnello”. Che palle, ragazzi. Tutte le volte che c’è di mezzo Bersani bisogna scrivere di Bettola e dei bettolesi, raccontare la solita storia, intervistare la solita gente. Tutto è cominciato il 2 luglio 2012, quando Bersani ha annunciato la propria candidatura alle primarie del Partito Democratico, e da lì si è arrivati al famoso comizio alla pompa di benzina, quando per la prima volta le testate nazionali scoprirono che in provincia di Piacenza c’era un paesino chiamato Bettola. Non solo i quotidiani e i siti d’informazione, ma anche le riviste come Vanity Fair cercarono di racimolare aneddoti e curiosità del Bersani piacentino ma ancor di più bettolese, dal primo incontro con la futura moglie sul sedile di una corriera – lui per attaccare discorso le chiese una sigaretta, tattica vecchia ma sempre redditizia – alle origini della sua famiglia col padre benzinaio che votava Dc, fino agli anni da chierichetto con don Vincenzo. Quella mattina alla pompa di benzina – e poi in piazza Colombo –  Bersani tenne il primo comizio per le primarie, tra pezzi di giornale densi di retorica sul paese natio e sul gesto simbolico di iniziare la campagna elettorale davanti ai propri concittadini – che la sera prima bevevano liquore al bar e se ne fregavano di Bersani e delle primarie del Pd.

CARAMELLE ALL’EUCALIPTO

Nel frattempo a Piacenza, in Largo Battisti, avevano inaugurato il point di Bersani, con caramelle all’eucalipto e giovani bersaniani indaffarati a registrare gli elettori. “Sosteniamo Bersani per due motivi: perché parla di “noi” e non di “io”. E poi perché dice che la ruota deve girare, e chi ha esperienza deve aiutare i giovani a far girare le ruota” dicevano i ragazzi del point mentre a pochi metri di distanza i loro coetanei distribuivano gomme da masticare a 10 cent nel quartier generale di Matteo Renzi. Si tornò a parlare di Bettola e dintorni per la storia della multa alla moglie di Bersani con tanto di presunta frase “lei non sa chi sono io” riferita – secondo alcuni testimoni – da Daniela Ferrari a una vigilessa di Pontedellolio tra i fischi dei curiosi. Poi la politica si riprese la scena. Bersani andò a registrarsi in Largo Battisti, si ripresentò per votare alla scuola Pezzani e posò per la foto di rito con la scheda a metà tra la mano e lo scatolone. Il segretario del Pd tornò a Piacenza la sera del 25 novembre, quando era ormai chiaro che sarebbe andato al ballottaggio col Rottamatore. Quella sera il segretario provinciale del Pd, Vittorio Silva, girava sotto la pioggia ripetendo in maniera compulsiva “siamo sopra al 50!” cercando la moglie per comunicarle la bella notizia. I rappresentanti del Partito Democratico erano euforici perché avevano fatto bene il loro lavoro: a Piacenza aveva vinto Bersani. Una giornalista di Rai Tre con troppo Rimmel intorno agli occhi aspettava nervosamente il segretario del Pd per la diretta dal point. Bersani arrivò con qualche minuto di ritardo preceduto dai lampeggianti della polizia. “Mi fa piacere aver vinto a casa mia – disse – e sono molto contento di come sono andate le primarie”. Poi tornò in macchina scortato da un paio di persone che gli reggevano l’ombrello e sparì nella fredda notte piacentina.

BAR E OFFICINE

Una settimana dopo, il 2 dicembre, Bersani vinse ballottaggio e primarie, diventando il candidato del centrosinistra alle Politiche. I giornalisti tornarono a Bettola a vedere che aria tirava, in particolare una troupe della Rai realizzò un ampio reportage dal paese natio. La giornalista fece quello che fanno tutti i giornalisti quando vanno a Bettola: cercò Bersani senza trovarlo e intervistò tutti tranne lui. Così il servizio si snodò tra il bar del paese e l’officina e si chiuse con l’inviata della Rai che domandò a due bambini se fossero contenti della vittoria di Bersani alle primarie (loro risposerò di sì e la giornalista lì bollò come “bambini di sinistra”). Durante la campagna elettorale per le Politiche Bersani si ricordò di essere di Bettola per rispondere all’acquisto di Mario Balotelli da parte del Milan di Silvio Berlusconi (“io prenderò Leo Messi per il Bettola Football Club”). Il 24 e 25 febbraio l’Italia andò al voto e Bersani, grande favorito della vigilia, ottenne quella che lui stesso definì una “non vittoria”. Precauzionalmente Libertà aveva inviato MVG – la giornalista Maria Vittoria Gazzola – sul posto in caso di vittoria di Bersani per raccontare la storia del premier piacentino direttamente dal paese natio. Le cose andarono diversamente e i giornali – specialmente quelli tendenti a destra – si divertirono un sacco a scrivere della vittoria del centrodestra a Bettola, la beffa, la fregatura, la Vendetta dei bettolesi che non ne potevano più di essere intervistati per via di Bersani. Il giorno dopo la “non vittoria” i giornalisti presidiarono la casa piacentina del leader del Pd, quella con un ampio giardino e un gatto che va e viene. Bersani non venne e la cosa finì col solito pezzo tappabuchi che parlava della tipica domenica della famiglia Bersani, con spesa al supermercato alla mattina e cinemino con le figlie Elisa e Margherita al pomeriggio.

LO STRISCIONE SULLA CANCELLATA

Il 22 marzo Napolitano affidò a Bersani un mandato esplorativo per trovare la fiducia in Parlamento necessaria per formare un nuovo Governo, ma le consultazioni del leader del Pd non portarono a nulla. Bersani tornò a Bettola per staccare e ovviamente Libertà lo immortalò mentre beveva vino coi pensionati e mentre fumava il sigaro in piazza Colombo, senza però riuscire a strappargli un virgolettato. In compenso Elisa Malacalza intervistò la vecchia maestra d’asilo (che in carriera vanta molte più apparizioni su Libertà di Bersani) e il Bersani sbagliato, il fratello Mauro, che non ricopre alcuna carica politica né all’interno del Pd né altrove. E’ l’ultima apparizione bettolese di Bersani prima del 19 aprile, venerdì scorso, quando 101 franchi tiratori del centrosinistra hanno fregato Bersani facendo saltare l’elezione di Romano Prodi a Capo dello Stato (e forse l’intero Partito Democratico). “Per me è troppo. Consegno all’assemblea le mie dimissioni, che saranno operative un minuto dopo l’elezioni del Presidente della Repubblica”. Subito dopo la rielezione di Napolitano, Bersani si è coperto il volto col braccio. Per qualcuno piangeva. Per la moglie fa così anche quando ride. Ieri i giovani bersaniani hanno attaccato uno striscione con la scritta “restiamo al tuo fianco” alla cancellata della casa di Bersani. A Bettola francamente se ne infischiano.