SE STAPPI TI SPOSO

Abbiamo mandato un’inviata della Batusa a verificare se le tecniche di abbordaggio degli alpini funzionano. Beh, la prima proposta di matrimonio è arrivata dopo un quarto d’ora. Poi non abbiamo più avuto sue notizie.

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TESTO: EMANUELA GATTI; FOTOGRAFIE: ARCHIVIO GATTI

Per un momento ho pensato di dirgli di sì. Era carino, simpatico, e poi era di Caravaggio, nome artistico, storico. Per ricevere la prima proposta di matrimonio della mia vita ho dovuto aspettare un alpino sbronzo. Fabrizio s’è inginocchiato, ha appoggiato il bicchiere di birra sul tavolo e s’è tolto cappello. Poi s’è dichiarato: “Vuoi sposarmi?”. Era sulla quarantina, aveva l’apparecchio per i denti (sexy) ed era alto quasi due metri. Alla fine – a malincuore – ho dovuto dirgli di no, perché la vita a Caravaggio non m’attirava più di tanto. Lui l’ha presa bene. S’è alzato, mi ha abbracciato e ha puntato subito una bionda  poco distante.
Se incroci il loro sguardo e accenni un sorriso è fatta: stai ferma mezz’ora, ti abbracciano, ti toccano, ti fanno bere, ti chiedono il numero di telefono, ti fanno ballare e si disperano se te ne vai (ma solo per pochi secondi). Se sei una donna, per percorrere il tratto di strada che va da Barriera Genova a Piazza Cavalli impieghi un paio d’ore buone. Stazioni gloriose: un centinaio, e non stiamo scherzando. L’Adunata è iniziata ufficialmente questa mattina, ma già dalla serata di ieri il clima era quello tipico della festa degli alpini. Sono andata in giro per la città con un’amica per vedere se anch’io riuscivo a postare su Facebook una proposta galante, come stanno facendo tutte le donne di Piacenza. Alla fine ho dovuto sopportare quattro ore di avance senza pudore. Daniel da Brescia: “Voi piacentine siete famose perché ve la tirate”. Ma questa descrizione non mi rende giustizia: ci immergiamo totalmente e incondizionatamente nello spirito goliardico della situazione. Piacenza non sembra Piacenza. Ed è divertente. E così ci caricano sui trabiccoli. Un alpino poco più che 20enne di Treviso, con la scusa di insegnarmi a guidare, mi stringe e mi dice: “Le donne devono avere le curve come le strade di montagna altrimenti ti addormenti”. Fabio Volo è un dilettante.
Scendo dal trabiccolo e provo a fare due passi. Dopo tre metri ci fermano cinque alpini un po’ attempati di Caorle, e dopo avermi baciato e annusato i capelli mi prendono in braccio. Passano trabiccoli di giovani alpini con Ai Se Eu Te Pego al posto di Madonnina Dai Riccioli d’Oro a balla. Salutano, guardano, scelgono le donne da caricare. Stavolta la scampo. Arrivo in Piazza Cavalli. Sono le tre e mezza di notte. E si balla. Quasi non mi accorgo che mi prendono sotto braccio in due e cominciano a farmi girare non prima di avermi messo in testa un bel cappello, manco a dirlo tenendomi strettissima: “Dalle nostre parti si balla così”. Ok, ci sto. Poi un tizio ci prova senza mezzi termini e con una formula molto originale: “Me la impresti?”. La paro via sorridendo. Mollo loro due e scelgo un altro ballerino. Tazza di alluminio legata ai jeans a vita altissima. Non ha tanto senso del ritmo, ma ci salva Shakira. Verso le 4,30 i primi cedimenti fisici: c’è chi si addormenta seduto col bicchiere vuoto su un Ape, chi si corica su una panca, chi vaga alla ricerca del proprio accampamento, chi cerca di toccare le tette a due tizie sedute su un carro. Ma c’è chi beve e che ti invita a fare all’amore (sempre senza mezzi termini). Intanto gli uomini di Enia scendono in campo per ripulire le strade. Un paninaro si piazza davanti al Barino, che aveva chiuso tempo prima. Sul Facsal tutto tace. Il dj alpino spegne la console in Piazza Cavalli. Sono le 5 e la città dorme. Piove. Tutti in branda: tra poco c’è l’alzabandiera.
Bilancio della serata: palpate di culo: 4; palpate di tette: 1; baci ricevuti: parecchi; baci dati: altrettanti; abbracci: troppi.

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