La Batusa

LA ROVESCIATA DI MARX

No al calcio moderno, no alla pay tv. Il compagno Nando Mainardi, ex terzino (ovviamente di fascia sinistra), condurrà una trasmissione radiofonica sul calcio d’altri tempi: “Il calcio è morto per colpa della globalizzazione. Già, sono comunista anche in questo”.

TESTO: FILIPPO MERLI; FOTO: FACEBOOK

Il compagno Mainardi tirava le punizioni a foglia morta. “Ne ricordo una in particolare. Era una partita amichevole e giocavamo al Comunale, il campo del Fiorenzuola, la squadra del mio paese di cui sono tifoso. A un certo punto l’arbitro ci dà una punizione. Io prendo il pallone, lo sistemo e tiro. La palla spiove sotto l’incrocio. Gol. A volte, nei momenti difficili, ripenso a quella punizione e sto subito meglio”. Negli ultimi tempi nei post di Nando Mainardi su Facebook la lotta di classe e i dibattiti sul proletariato si alternano a vecchie sigle della Domenica Sportiva, libri di Gianni Mura e agende da collezione del Guerin Sportivo. “Da raffinato intellettuale quale sono, al Salone del Libro di Torino ho pigliato un libro sulla storia del Guerin Sportivo e uno sui moduli tattici del calcio. Non so se mi spiego” ha scritto recentemente il segretario regionale di Rifondazione Comunista, che da lunedì prossimo condurrà il programma “Ossessione calcio. Quando lo stopper portava il numero cinque” su Radio Città Fujiko insieme a Rudi Ghedini. “Sarà un viaggio in un tempo perduto del gioco del calcio: quando, al posto di Sky, c’erano le radioline; quando i giocatori della nazionale non sapevano l’inno di Mameli a memoria, e questo non scandalizzava nessuno”. Non è che per caso il compagno Mainardi si è rotto della politica e vuole dedicarsi a calci, sputi e colpi di testa? “No, assolutamente. Sono sempre stato un grande appassionato di calcio”.

A SPASSO NEL TEMPO

Nando vanta anche un passato da terzino (ovviamente di fascia sinistra). “Me la cavavo piuttosto bene, avevo un buon mancino” dice alla Batusa. Mainardi è un interista morattiano, anche se per lui il calcio è morto. “Sì, il calcio è stato ucciso dalla globalizzazione”. Compagno, non buttiamola subito in politica… “Eh, sono comunista anche su questo aspetto. Il calcio era più bello quando non era colonizzato. E poi oggi i media amplificano tutto, è un martellamento continuo. Io ero uno di quegli appassionati che ascoltavano le partite alla radiolina e quando arrivava a casa guardava le sintesi su 90° Minuto. Quando il calcio non era globalizzato sapeva produrre simboli, racconti, storie, bandiere. Oggi non accade più”. Mainardi, alla radio, parlerà di questo e di altro. “La trasmissione è una macchina del tempo del calcio. La prima puntata sarà dedicata alle grandi sconfitte da cui possono nascere grandi vittorie, come insegnava il monologo di Paolo Rossi su Evaristo Beccalossi. Partiremo dalla leggendaria e sventurata Italia-Corea del Nord dei Mondiali del 1966 per poi ragionare sul valore della sconfitta come componente essenziale del pallone, beffarda e indimenticabile”. Come una punizione a foglia morta.