BOMBE MOLOTOV E CHAMPAGNE

La storia di Gigi Rizzi in un libro introvabile pubblicato anni fa da Rizzoli e scritto dal giornalista piacentino Giangiacomo Schiavi. Tra rivolte studentesche e drink a Saint Tropez, piccolo ritratto del play boy piacentino che soffiò Brigitte Bardot a un miliardario con la passione per gli yacht da trenta metri.

brossura rizzi

TESTO: FILIPPO MERLI; FOTOGRAFIE: INTERNET

“Ho ammazzato Gigi Rizzi” è una brossura introvabile. Pubblicata anni fa da Rizzoli e scritta dal giornalista piacentino e vicedirettore del Corriere della Sera, Giangiacomo Schiavi, è stata ristampata nel 2003 dalla casa editrice Carte Scoperte col titolo “Io, BB e l’altro ’68”. Il libro parla di drink sulle spiagge di Saint Tropez con camice eleganti e scarpe con la punta nera, parla di lotte tra play boy senza Rolls Royce e giovani sciupafemmine con molti soldi in tasca che scendevano dall’elicottero travestiti da Dracula sparando fumogeni e lanciando rose rosse. “Io ballavo il flamenco sul tavolo prendendo a calci i bicchieri. Piedi nudi, jeans, capelli al vento e via. Vaffanculo”. Gigi Rizzi è morto oggi all’età di 69 anni. Era nato a Piacenza in una famiglia di industriali ed era tra gli eredi della Rdb. In questo momento i giornali stanno pubblicando il suo coccodrillo accanto a una foto di Brigitte Bardot, che il play boy piacentino aveva abilmente soffiato a Gunther Sachs, ex marito della diva con una venerazione quasi mistica per gli yacht da trenta metri. Schiavi, nella sua brossura, traccia il parallelo tra il ’68 delle lotte studentesche e delle bombe molotov a quello dello champagne in Costa Azzurra. “Quella bandiera tricolore che sventolava sotto la Madrague segnò un’epoca, come la contestazione che bruciava le piazze e occupava le università (…). Noi, i ragazzi italiani di Saint Tropez, per piacere, per conquistare, dovevamo lottare contro gli straricchi. Io non avevo la Ferrari o la Rolls Royce e nemmeno lo yacht da trenta metri; me la giocavo tutta con la mia faccia e quella era la sfida più eccitante” spiegava Rizzi nel libro.

SULL’ALTRA SPONDA DELLA RIVOLTA

“Gigi Rizzi è stato un esponente di quel mondo che all’epoca veniva chiamato jet set. Chi ne faceva parte magari riusciva a fare incontri importarti e poi ci marciava tutta la vita” dice alla Batusa il segretario regionale di Rifondazione Comunista, Nando Mainardi. “E’ chiaro che, come penso ammettesse lo stesso Rizzi, lui e quelli come lui non hanno nulla a che vedere con quella grande scossa che diede il ’68 all’Italia, con la rivolta degli studenti, le lotte nelle fabbriche e l’occupazione delle chiese, come avvenne col Duomo di Parma nel ’67. Il mondo di Rizzi, popolato da simpatici guasconi che frequentavano luoghi alla moda, era parecchio distante da quello delle lotte”. Dopo l’inaugurazione del Number One, un locale in voga a metà degli anni ’60 che venne chiuso nel ’72 in seguito al ritrovamento di cocaina nei cessi, Gigi Rizzi, dopo una breve carriera da attore, si trasferì in Argentina ad allevare bestiame. Tornò in Italia solo nel 2004 per partecipare al reality “La Fattoria”. “Il passaggio dagli ambienti che frequentava negli anni ’60 ai reality show – prosegue Mainardi – è a suo modo un segno della decadenza dei tempi. Però, ripeto, Gigi Rizzi, rispetto a quelli che hanno fatto il ’68, era dall’altra parte della sponda. E infatti credo che venga ricordato soprattutto per la sua storia con Brigitte Bardot”. Che, aggiungiamo noi, è sempre meglio di niente.

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2 Comments on "BOMBE MOLOTOV E CHAMPAGNE"

  1. Beh, che dire, se non Riposa in Pace. Grande Gigi, il piacentino più illustre di tutti.
    Forse non tutti hanno realizzato cosa significava, a quei tempi, andare con BB… pazzesco! Chapeau, monsieur Rizzì.

  2. un povero ma bello noooo sempre figli di industriali si sa senza argent tu n’est rien

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