LA FIERA DI SAN TROTTOLA

Giuggiole da rivendere al Compro oro, bambini che volano via attaccati ai palloncini all’elio, vecchi che fanno l’after e arrivano sulle bancarelle alle 4 di mattina: domani è il giorno della fiera di San Trottola. Tra suonatori di flauto indiani e panini con la porchetta, ecco come sputtanare cento euro per una scopa col manico allungabile.

fiera s. antonino 2010 prima parte (romanini) (foto lunini)

TESTO: FILIPPO MERLI; FOTO: LIBERTA.IT

I vecchi faranno l’after. Stanotte tireranno dritto davanti a Rete Brescia – lì fanno il liscio 24 ore su 24 – e domani alle quattro di mattina saranno sulla fiera. Le bancarelle non saranno ancora allestite, ma loro vanno di mattina presto “perché c’è fresco”. La fanno tutta, dal primo all’ultimo banco, e quando arriva la gente normale, intorno alle 8, loro sono già a casa da un pezzo. La gente normale sono le amiche con le migliori amiche, gli amici coi migliori amici, gli adulti coi bambini e le giovani coppie annoiate che camminano come automi tra un’esposizione e l’altra facendo foto inutili. Bisogna scegliere da dove cominciare: logica vuole che si inizi dal Corso, proprio sotto la statua di San Trottola, nei banchi verso viale Malta. Lì c’è sempre la bancarella degli indiani d’America – che poi sono agricoltori di Piozzano sotto mentite spoglie – che suonano quella specie di flauto di bambù e vendono giubbotti con le frange. Accanto a loro c’è il banco con la mercanzia militare: pantaloni mimetici, maglie mimetiche, cappellini mimetici, coltelli, coltellini, coltellacci e fucili a pompa ad aria compressa ottimi per far capire chi comanda in casa. Poco più avanti c’è il tizio che vende le granite di tutti i colori e di tutti i gusti possibili e immaginabili. La tappa è obbligatoria per una media di granita al gusto cedrata. Arriviamo al banco delle giuggiole a cui è impossibile resistere. La tua morosa rompe: “Dai, prendiamole!”. Così, pur di farla tacere, ti avvicini al banco. Subito ti danno una paletta di plastica con relativo sacchetto: “Prego, faccia lei”. Qualche coca cola, un paio di ciucci, qualche cuore ricoperto di zucchero, un marshmallow di tre metri, quattro o cinque rotelle di liquirizia. A posto. Passi il sacchetto al signore che lo pesa e lo chiude con mossa da maestro. Poi ti presenta il conto: “22 euro e 50 grazie”. Eh? “22 e 50 grazie” (lo ripete guardando da un’altra parte perché si vergogna anche lui). A questo punto l’unica speranza che hai per rimediare alla fregatura è rivendere le giuggiole al Compro oro più vicino. Dai il sacchetto alla morosa che ne mangia due e poi lo mette in borsa, dove resterà fino alla prossima fiera.

SET DI COLTELLI E PENTOLA IN REGALO: YEAH

Ormai è mezzogiorno. Panino con la porchetta. Il maiale steso sul banco ti fissa negli occhi: “Ormai sono fottuto, procedi pure”. Panino più Coca Cola: 15 euro. Come da Cracco. Attorno all’una il sole picchia fortissimo, così cerchi riparo sotto i platani. C’è qualcosa che non va. Ti senti osservato. Alzi lo sguardo e noti subito uno strano essere appollaiato su un ramo: è uno degli Amici del Facsal che controlla la situazione col binocolo e il walkie-talkie: “Aquila a Bravo 1, Aquila a Bravo 1: c’è un sospetto con una cartaccia in mano. La sta buttando in terra. Scrivi due righe e mandale ai giornali. Chiudo”. Abbassi lo sguardo e vedi il venditore ambulante di palloncini all’elio, quelli che se li molli un attimo volano via. I bambini vanno matti per questo genere di cose e pregano i genitori di fare uno sforzo. Così il genitore cede e acconsente. Lo prende, glielo lega al polso, si gira per pagare, si rigira e il bambino è già all’altezza del campanile del Corpus Domini. Avanti. Ecco i ragazzini che ridacchiano davanti alle magliette col pentagramma musicale e la scritta “amo le ragazze che cantano: si la do”. Foto. Avanti. Arriviamo al tizio col microfono che illustra in vivavoce le proprietà soprannaturali dei coltelli da carne. Le vecchie lo guardano incantate, ecco l’uomo giusto, perché ho sposato mio marito? Il tizio taglia la qualunque: pollo, manzo, verdure, mattoni, lattine, tavoli, incudini, cofani di automobili. Quando arriva ai cofani di automobili le vecchie sono in estasi: 142 euro con una pentola in regalo. Affare fatto. Avanti. Eccoci al fiore che annaffia, che di solito sta chiuso in un tubo di Plexiglass e non sta fermo un attimo. Non puoi non comprarlo: 15 euro e anche questa è fatta.

VILLA CON PISCINA A MONTECARLO

Attenzione: siamo arrivati al gadget per eccellenza della fiera di San Trottola, quello che tutti gli anni riscuote maggior successo tra i piacentini: la scopa col manico allungabile per tirare giù le ragnatele. A casa ne hai una ventina, ormai i ragni non ci sono neanche più perché così non c’è gusto. Però la prendi. Dieci euro. Cammini ancora un po’, ormai sei alla fine. Passi il giornalista di Libertà che sta intervistando gli ambulanti che si lamentano perché non hanno fatto affari (nel frattempo il tizio del banco delle giuggiole sta chiudendo il rogito per una villa con piscina a Montecarlo), superi la bancarella delle scarpe in cui le donne hanno una ballerina da una parte e uno stivale dall’altra e arrivi alla fine, dalla parte dello Stradone Farnese. “Tesoro, senti, ho visto un bel vestito sul banco della salita del Facsal…” (700 metri più indietro). Prendi il portafogli, glielo dai e lasci che il tuo amore, la donna della tua vita, sputtani i risparmi di due anni in un solo giorno. Tu sei troppo stanco. Sei stremato. Prendi le quindici borsine con dentro i vari acquisti e vai a casa. Quando inizi a tirare fuori la roba, ecco che torna alla luce il fiore per annaffiare. E solo allora, mentre senti in sottofondo il brusio della gente che va sulla fiera, ti rendi conto di non avere un giardino.

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1 Comment on "LA FIERA DI SAN TROTTOLA"

  1. Io domani sulla fiera ci lavoro: turno dalle 13.30 alle 21.30, il migliore in termini di clima e di clientela. A quell’ora ci sono i perditempo, i più belli.

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