W LA PASSERINI

biblio ok

Categoria piuttosto nutrita ed in continua ascesa nelle biblioteche è quella dei pettegoli; come ben si sa il mestiere più antico del mondo è quello della zana (politically correct) ma, quello che in pochi sanno, è che nelle caverne dei Nehandertal, secondo quanto sostengono il mio barbiere e Voyager, le amanti scartate erano subito pronte a deridere le doti sessuali del cavernicolo in questione denunciandone l’eiaculazione precoce (eh già, l’evoluzione della specie non ha sistemato le cose) e una condotta piuttosto animalesca nel rapporto di coppia (qui forse qualche progresso c’è stato), per poi sminuire la pessima depilazione della zana completamente coperta di peli (qui grazie al cielo i progressi sono stati enormi). Il pettegolo, o sarebbe meglio dire la pettegola (noi uomini nella maggior parte dei casi o studiamo o semplicemente parliamo d’altro), si aggira nei meandri della biblioteca dove dovrebbe (in teoria) studiare per spiare e controllare l’operato delle sue vittime; si tratta il più delle volte di ex fidanzati fedifraghi (almeno secondo loro, visto che si basano su quanto detto dall’amica della cugina dell’amica del cuore che aveva letto per caso una frase anonima su una pagina Spotted a caso), amiche non più tali perché più carine, o semplicemente gente che a parer suo è fuori moda perché non indossa le micidiali scarpe da uomo senza calze. Sappiatelo, pettegoli a parte, fate comunque ribrezzo. L’avvento di Spotted ha dato nuova linfa al movimento dei pettegoli: se prima dovevano nascondersi in bui corridoi e parlare sottovoce per non incappare nelle sacrosante ire di chi era citato nei loro discorsi, ora possono nascondersi sotto il velo dell’anonimato e sputare sentenze inoppugnabili basate su prove assunte per sentito dire: un po’ come se domani un giudice decidesse di condannare uno all’ergastolo dopo una confessione di un passante casuale ubriaco che lo accusasse di omicidio. Sarebbe il trionfo del caos. Secondo la “Prima legge della perpetua del prete di San Rocco” più la città è piccola più i pettegoli sono tanti: è un teorema di ferro, anzi, forse siamo di fronte ad un’assioma incontrovertibile. Roba che nemmeno la relatività potrebbe scalfire. Piacenza dall’alto dei suoi 100mila abitanti raccoglie un nucleo di pettegoli che di certo non sfigurerebbe ad un ipotetico campionato mondiale delle chiacchiere: potremmo giocarcela a pari con molti paesini di provincia dove tutti conoscono tutti e chi si trasferisce da fuori è squadrato dalla testa alle All Star. Già mi vedo Piacenza in finale con Crema o la Portofino bene. Tornando alla dimensione locale, le biblioteche sono terreno di caccia per i pettegoli i quali, durante le pause, si appostano stile leone nella savana africana in attesa della preda da deridere. Frasi del calibro di: “Oh hai visto quello là che gira con la mora? Ma non ti sembra un cesso?” oppure “Ma come si è vestita?” sono più comuni della forza di volontà dei deputati a 5 Stelle. La sfida contro di loro è persa in partenza: parlano, parlano e ancora parlano tanto da essere potenzialmente meritevoli di una laurea honoris causa in scienze della comunicazione. Se si estinguessero improvvisamente saremmo più felici.

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