VI SARÒ ETERNAMENTE CASSAINTEGRATO

cassaintegrazione ok

Pubblichiamo il testo di un lettore – che preferisce restare anonimo – sul suo Eterno Ritorno al lavoro dopo la cassaintegrazione. Ecco la terza e ultima puntata della nostra piccola inchiesta filosofica.

La cassaintegrazione è la migliore opportunità di lavoro che mi sia mai capitata. Le mie giornate durante la cassaintegrazione erano così scandite:

ore 15: sveglia
ore 16: riposino
ore 20: Playstation
ore 04: letto

All’inizio avevo paura di annoiarmi. Si sa, tutte quelle cose che si dicono sulla cassaintegrazione (“prendi soldi per non fare un cazzo dalla mattina alla sera”) mi avevano un po’ turbato. Avevo perso il lavoro da poche settimane e mi sentivo un peso per la società. Gli altri lavoravano e io ricevevo i soldi dallo Stato, cioè da loro, i contribuenti. Non era piacevole. Ogni volta che andavo al bar a prendere un caffè e mi ritrovavo davanti alla cassa per pagare pensavo tra me e me: “Questo euro andrà al povero barista che tra poco me lo restituirà sotto forma di cassaintegrazione”. No, non era una bella sensazione. Ho spedito decine di curricula instaurando un bel rapporto con le e-mail con la risposta automatica (“il suo messaggio è stato inviato correttamente, le faremo sapere se la sua candidatura corrisponde al profilo che stiamo cercando, se non riceverà una risposta entro 40 giorni, beh, sa come vanno queste cose. Grazie”). Già. Non era facile. Così, pian piano, ho iniziato a pensare seriamente di prendermi un paio d’anni sabbatici grazie a quel miracolo economico denominato cassaintegrazione. Sono tornato nel mio ufficio, ho parlato coi sindacalisti – quelle persone che difendono gli interessi dei lavori e che si fanno vive quando ormai sei fottuto – e ho raccolto le ultime cose che avevo sulla mia scrivania: una paletta elettrica per le mosche, una confezione maxi di Aulin di contrabbando, la foto di una donna che non ho mai avuto (quella che era in omaggio con la cornice e attorno alla quale mi ero immaginato una storia fantastica, nata a Berlino, cresciuta a Parigi ed emigrata a Olso per studiare il comportamento del salmone rosa) e un gigantesco cazzo antistress di gomma, regalo della mia ex dopo alcune prestazioni sessuali evidentemente non molto soddisfacenti (ma ero stressato e stanco per via del lavoro, adesso che ero disoccupato non sa che cosa si perdeva). Poi ho preso la mia decisione: cassa!

“TRANQUILLO: IL PROSSIMO CHE ASSUMIAMO SEI TU”

Ho iniziato a inviare i primi moduli e ho notato con sorpresa che ogni mese mi veniva accreditato lo stipendio sul mio conto corrente. Era davvero un buon lavoro. Non avevo responsabili che mi ripetevano “tranquillo che il prossimo che assumiamo sei tu” e non avevo colleghi che pisciavano fuori dalla tazza del cesso. Durante i primi mesi da cassaintegrato ho provato a fare quello che fanno tutti i cassaintegrati: trovare un’idea per fare soldi e avere intorno tante ragazze con le tette grandi. Poi, appurato che il sistema esiste ma lo trovano sempre prima gli altri, sono passato alla fase successiva: l’autobiografia. Tutti i cassaintegrati prima o poi si mettono al computer e cercano di romanzare i loro fallimenti e le loro sfighe, prima di accorgersi che i loro fallimenti e le loro sfighe sono esattamente uguali a quelle degli altri. La stessa cosa è capitata a me più o meno a pagina 5, quando mi sono accorto che stavo scrivendo della donna che mi ha spezzato il cuore in gioventù. Solo certi “scrittori” riescono a guadagnare soldi raccontando questo genere di cose, ma io non ho né il loro coraggio né il loro talento (e soprattutto non mi troverei a mio agio col cappellino da baseball di Federico Moccia).

TERZINI SVINCOLATI E ANARCHICI INDIVIDUALISTI

Così, interrotta l’autobiografia al climax (quando lei mi disse “non ti amo più” prima di salire in macchina col lattaio, pag. 5), mi sono dedicato alla cassaintegrazione. Mi sentivo un nullafacente. Un inetto. Un rifiuto sociale. Magnifico. Ero un disoccupato felice, un terzino svincolato, un anarchico individualista mantenuto dallo Stato. Avevo una paga sicura, almeno finché non sarebbe finita la cassa. Avevo il culo parato come non l’avevo mai avuto in tanti anni di lavoro. L’avevo perso, il lavoro: ecco la mia grande occasione. L’unica cosa che non mi riusciva di capire era perché non avessi successo con le donne. Nella letteratura e nei film americani i perdigiorno esercitano sempre un certo fascino sulle milf ricche ed eleganti, però a me non accadeva. Era il problema minore. C’erano tante altre cose fa fare: vagabondare per le vie di Piacenza, scoprire finalmente dove si trovava la palestra Le Club, osservare il comportamento dei piccioni, constatare che una borsina dell’Esselunga non regge il peso di sette birre da 66. Per un momento pensai di inventarmi un personaggio, che so, girare con una rana al guinzaglio e diventare il “matto con la rana”, ma non trovai la rana e lasciai perdere. La cassaintegrazione ti permette di diventare un osservatore formidabile, un esploratore dell’animo umano, un filosofo della Galleana. E la mia era pura cassaintegrazione. Ero un illuminato. Un prescelto. Un dio minore.

AMORE CARO, AMORE BELLO

Ma la felicità dura solo un attimo (due anni per la precisione). La cassaintegrazione è finita. Ho smesso di stare in pace. La mia parentesi da mantenuto si è chiusa, il mondo del lavoro ha di nuovo bisogno di me, è sempre alla ricerca di nuovi e vecchi talenti da sfruttare e da prendere per il culo. Eccomi! Sono io! Arrivo! Come mi è mancato il direttore che prometteva di assumermi l’anno dopo dal 1998, come mi sono mancati i colleghi che non c’entrano il buco quando vanno al cesso, come mi mancavano le zitelle che sognavano l’Amore con la A maiuscola, l’amore vero, l’amore intenso, l’amore duraturo (almeno un’oretta, preliminari esclusi) e nell’attesa si consolavano con gli affari degli altri. Logicamente dopo aver beneficiato della cassaintergrazione non potevo tornare a fare un lavoro normale. Mi serviva un impiego veramente redditizio, che mi permettesse di lavorare ancora meno della cassaintegrazione (compilare il modulo per ricevere i soldi tutti i mesi è una vera rottura) e che mi facesse guadagnare tantissimo senza fare praticamente nulla. Beh, cara Batusa, avrai presto mie notizie. Devi solo avere la pazienza di aspettare le prossime elezioni.

Qui la prima e la seconda puntata

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