VITA DI UN GHOSTBUSTER

FOTOGRAFIE: INTERNET

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Una normale giornata di lavoro per Massimo Merendi (a sinistra) e il suo collaboratore

Immaginiamo la telefonata: “Scusa cara, non torno per cena. Hanno avvistato il fantasma di Italo Balbo e devo lavorare”. Il fantasma di Italo Balbo s’è materializzato l’anno scorso a Ferrara. Portava la divisa da maresciallo, il pizzetto e i baffi. Secondo i testimoni, quello che passeggiava in una villa di periferia era proprio lui, l’aviatore e membro del Partito Nazionale Fascista morto nel 1940. Un’occasione imperdibile per uno come Massimo Merendi, 52enne di Forlì che nel 2010 ha fondato l’associazione National Ghost Uncover, una sessantina di soci operativi e più di 1600 casi di avvistamenti di fantasmi affrontati in tre anni. Se gli parli di ghostbuster, Merendi si mette a ridere: “Va bene, chiamateci pure così, ma noi i fantasmi non li cacciamo”. Piuttosto accertano la loro presenza. Arrivano nel luogo dell’avvistamento col camice bianco – Merendi oltre al camice porta sempre un cappello circolare e occhiali da intellettuale ottocentesco – e alcuno strani aggeggi. La squadra di Merendi piazza telecamere sensibili, rilevatori del cambiamento di calore e umidità e un apparecchio americano a uso manuale, gli stessi oggetti che Merendi e i suoi utilizzarono per accertare l’avvistamento di un fantasma sulla spiaggia di Milano Marittima. Li fotografarono col camice e tutti i loro strumenti davanti allo sguardo incuriosito dei bagnanti. “Noi operiamo così: dopo la segnalazione – ha spiegato tempo fa Merendi ad Ancona Today – incontriamo chi ci ha chiamato e gli chiediamo la fotocopia di un documento perché cose anonime non esistono, ci si incontra, ci si parla e io accetto qualunque racconto dando la buona fede a tutti. Nel momento in cui non appuriamo da subito che è un puro scherzo o che si tratti di problematiche personali, tutto il resto le prendiamo per controllarlo. Nella seconda fase facciamo un sopralluogo nei posti e raccogliamo documentazioni fotografiche, uditive e quant’altro. Poi arriviamo alla terza fase, per cui se il fatto è interessante torniamo una giornata completa o due con una squadra di quattro persone, con tutti gli strumenti di ripresa uditiva, fotografica, del cambio di umidità e due testimoni: uno che crede e uno che non crede nei fenomeni paranormali. Alla fine diamo un giudizio generale e ci sono tutta una serie di casi a cui siamo riusciti a dare una spiegazione empirica e altri a cui non siamo riusciti a trovare riscontri di nessun tipo e li stiamo studiando”.
Dicono che Merendi sia stato un “eclettico esponente politico” e che in passato abbia collaborato con la Cia. Di certo è uno dei massimi esperti di fantasmi e spiriti del panorama nazionale. “Il termine spirito si può usare benissimo, ci sono persone che ritengono di vederli e dicono di poterci parlare quotidianamente. Però da un punto di vista esterno di un terzo, che riesca a documentarlo, è altra cosa e non abbiamo avuto riscontro. Sono persone che realmente sentono e vivono in una specie di coabitazione con qualcosa, persone normalissime”. In carriera Merendi ha avuto a che fare col fantasma di Cagliostro (un alchimista italiano che nella metà del ‘700 fu rinchiuso a vita nella fortezza di San Leo, in Emilia Romagna, per eresia), con quello di Niccolò Machiavelli e di Bice Portinari (la Beatrice della Divina Commedia), con un non precisato personaggio della cultura fiorentina la cui voce fu udita sotto al Ponte Vecchio e con lo spirito di Pandolfo Petrucci, signore di Siena all’inizio del 1500 che fu avvistato da diversi testimoni in Piazza del Campo (con alcuni di loro intrattenne anche una breve conversazione). L’ultimo caso che Merendi e la sua squadra hanno dovuto affrontare è quello del fantasma col cilindro avvistato sotto i portici del Comune di Piacenza. Anche ieri Massimo Merendi ha fatto tardi a cena.

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1 Comment on "VITA DI UN GHOSTBUSTER"

  1. Noto con curiosità che l’articolo pur citando come molti il numero di contatti, non spiega il modo misterioso con cui si riuscirebbe a contattarli.

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