W LA PASSERINI

passe

Se Cristoforo Colombo nel 1492 era salpato da Palos con lo scopo di trovare la via più breve per le Indie ed era poi approdato a sua insaputa in America, nel 2013 il colonizzatore deve svolgere un compito ben più arduo e difficile: occupare gli scranni delle biblioteche sparse qua e là nella città evitando le ire del resto dell’utenza. La figura del colonizzatore è circondata dall’aura di chi la mattina piazza la sveglia a orari improponibili per i più, l’aura dell’incazzato nero o meglio del pensionato in erba. Chi svolge questo compito tanto onorevole quanto difficile spesso si ritrova a far colazione al bar con un anticipo di almeno mezz’ora rispetto all’orario di apertura della biblioteca e per questo deve litigare con i “vecchi” presenti che si tramandano la Gazzetta dello Sport ancora fresca di stampa come un cimelio di famiglia prima di fare la spesa alla Sma. Dopo l’accoppiata brioche-cappuccio, magari da Martino, e uno sguardo fugace all’ultima trovata di Balotelli al colonizzatore non resta che piazzarsi dinanzi al portone di ingresso e aspettare che si spalanchi magicamente un po’ come l’ingresso alle miniere di Moria. Dopo le sgroppate in bici per le strade quasi deserte e il cappuccino sorbito in endovena, il colonizzatore è pronto ad eseguire il suo compito, a fare il suo dovere: occupare posti per chi, furbescamente, decide di dormire fino alle 10. Spesso si ritrova nello zaino tanti libri quanti sono i posti da occupare (magari dimentica a casa l’unico che gli serve davvero ma questa è un’altra storia), o meglio da conquistare. Il colonizzatore infatti non è mai solo: deve sgomitare con parecchi concorrenti pronti a soffiargli i posti migliori e strategicamente più importanti (leggasi: dove c’è l’aria condizionata o la stufa, dipende dalle stagioni). Alle 9.05, il più delle volte, gli scranni che contano sono già tutti occupati da libroni di medicina, dispense di teologia o arretrati di Topolino, un po’ come se si stesse giocando a Risiko. Il colonizzatore, dopo una ventina di chili di tomi piazzati qua e là tra la Kamchatka e il Quebec, ha esaurito il suo primo compito e si ritrova a pellegrinare nei corridoi. Certo, dovrebbe studiare pure lui ma prima serve un altro caffè, stavolta alle macchinette in compagnia del Pacchio. Alle 9.30 gli altri utenti accorrono in massa e dunque il colonizzatore deve affrontare il suo secondo compito, ancora più infausto del primo: lo sfollagente, o meglio il dire in modo ciclico e robotico “quiècoccupatomispiace”. Certo, il più delle volte lo “sfollato” è il classico nerd che studia ingegneria ma talvolta il colonizzatore deve rimbalzare donzelle decisamente più gnocche di chi, all’alba delle 10.35, dovrebbe essere al suo posto a studiare. Può anche capitare che chi doveva presentarsi prima alle 10.30, poi alle 11, poi alle 11.10, poi “arrivo fra 5 minuti”, non si presenti proprio e questo punto il colonizzatore deve ritirarsi di soppiatto dalle sue posizioni raccogliendo i libri sparsi su due piani. Operazione che spesso viene conclusa con estrema professionalità e distacco verso chi, desideroso di studiare, si era visto costretto a rincasare bestemmiando visti i posti occupati da un ipotetico studente di biologia che prepara un esame di diritto penale sfogliando una dispensa di statistica (dati i libri presenti sul tavolo). Insomma, se alla mattina vedete sfrecciare contromano per le vie della città un ciclista con uno zaino degno di una spedizione sull’Himalaya non strombazzate. Fermatevi e provate a pensare che, un giorno non troppo lontano, potreste anche voi aver bisogno del suo intervento. L’intervento di un piccolo eroe urbano che permette ad altri di dormire e ai bar di tirare avanti.

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