HO APPENA USATO SHAZAM PER TAGGARE FIORDALISO

TESTO: NICOLÒ PREMOLI; FOTO: INTERNET

shazam

Correva l’anno 1998, o se preferite il tempo in cui gli iPhone erano soltanto un miraggio e i telefonini facevano i telefonini. In radio capitava a volte di sentire una canzone, magari anni ’70 o magari uscita ieri, di cui il caro dj dall’altra parte dell’antenna non forniva mai (salvo quando della canzone non te ne poteva importare nulla) uno straccio di indicazione: né un misero titolo né l’autore. Il nulla più assoluto. All’epoca avevo 10 anni e pensavo che in fondo non me ne fregava molto. Ignoravo però che certi ritornelli e certi assoli mi sarebbero tornati in testa a distanza di 15 anni per contorcermi il cervello con la fatidica domanda “Ma di chi è questa canzone?”. Evidentemente qualcuno che ha preferito il Politecnico alla Cattolica ha avuto il mio stesso problema e si è prodigato, come un paladino della tecnologia moderna, a risolvere i dubbi di chi in giro per il mondo impazzisce per cercare il titolo di una canzone. E questo qualcuno ha creato Shazam, che insieme a WhatsApp spinge i giovani ad acquistare smartphone da 400 euro (funzionerebbero anche su quelli da 100 euro, ma non ditelo troppo forte che poi Samsung e Catelli mi vengono a cercare). Per chi ancora non lo sapesse, basta attivare Shazam, avvicinarlo agli speaker della radio e nel giro di pochi secondi comparirà titolo, autore, album e numero di santi citati nell’inveire contro il DJ che non aveva fornito quelle indicazioni.
Ho deciso comunque di sottoporre l’app ad una serie di prove estreme in giro per Piacenza per valutarne le vere doti: si sa, i migliori vengono fuori nelle condizioni più difficili. Ecco dunque una serie di test che, inutile dirlo, non dovete ripetere a casa:

– La canzone di esordio da solista di Fiordaliso: lo sconfinato database di Youtube e la ricca collezione di vinili di mio zio non comprendevano, ahimè, l’esordio della cantante piacentina che, come voi tutti ricorderete, è stato al festival di Castrocaro nel 1981. Ho scelto comunque una canzone a caso con 1000 visualizzazioni, “La neve bianca”, cantata dalla idola delle feste paesane e della Sei Giorni delle Rose di Fiorenzuola nei lontani anni ’80. Con sommo stupore l’applicazione è riuscita a risalire al titolo esatto della canzone e pure all’autrice. Shazam si mette subito in mostra con un numero importante, un dribbling secco che non lascia scampo al difensore.

– Una canzone a caso all’Esselunga: ero a far spesa all’Esselunga di via Conciliazione, per la precisione nella corsia dedicata agli alimenti per animali. La confusione è ogni giorno pari a quella dell’aeroporto di Sydney sia per quantità di decibel che per numero di persone in transito. Ho alzato lo smartphone verso l’alto cagionando il timore delle pensionate presenti le quali temevano una rapina. Shazam è riuscito incredibilmente ad infrangere la barriera della clientela, delle comunicazioni di servizio e di chi mi chiedeva se fossero migliori le crocchette della Whiskas o quelle della Purina e a fornirmi le indicazioni circa il pezzo in onda alla radio. La canzone, per la cronaca, era degli One Direction. Non sapete chi sono? Meglio così. Shazam, comunque lo sa, benissimo.

– Ritmi arabi in via Manfredi: passeggiando in via Manfredi mi è capitato di accostare una Fiat Punto del ’94 con una corrosione passante degna di una Trabant e un ritmo decisamente orientaleggiante proveniente dal finestrino. Con fare piuttosto guardingo ho provato ad estrarre lo smartphone dalla tasca, avviare Shazam e avvicinarmi il più possibile alla fonte sonora (di almeno un centinaio di decibel). Il risultato è stato piuttosto deludente: Shazam ha fallito nel riconoscimento e io ho rischiato di farmi beccare. Un punto contro l’apertura dell’applicazione al mondo orientale.

– Colonna sonora al Politeama: spesso i titoli di coda o alcune scene dei film nascondono motivi musicali piuttosto interessanti e utili per le sgroppate sul Facsal. Naturalmente però azzeccare l’autore e il titolo di quel pezzo con il sottofondo di dialoghi, limoni e motori da formula 1 può essere piuttosto difficile. Ho provato ad utilizzare Shazam illuminando però a giorno la sala e ricevendo le occhiatacce dei vicini di posto. Stavolta ho fallito io, non il povero Shazam. Se volete evitare l'”effetto bengala” e risse alla fila H rivolgetevi dunque a Wikipedia: troverete tutto quanto necessario per riempire il vostro i Pod di pezzi per il vostro jogging serale. Dopo questi test su strada possiamo quindi trarre le seguenti conclusioni: Shazam è l’applicazione più utile per non inveire contro dj fannulloni ma pecca un po’ sul fronte della musica tradizionale araba. Lacuna che non ne inficia comunque l’utilizzo in condizioni difficili e di caos estremo. Se a ciò aggiungiamo l’avvenuto riconoscimento di un pezzo di Fiordaliso possiamo trarre una conclusione sensazionale: Shazam è stata inventata da un piacentino.

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