TESTO: NEREO TRABACCHI; FOTO: ARCHIVIO TRABACCHI

Diciamoci la verità: in tivù ci sono decine di trasmissioni psico-culinarie, che uniscono cibo a drammi familiari, cani vegani piscianti e ristoranti poco igienici, ma alla fine, chi tra i telespettatori prova veramente a cucinare uno dei piatti che ha visto fare? Ora, voi potrete anche chiedermi: “Perché, tu dopo aver visto un film porno rifai le stesse identiche cose?”. E io avrei due opzioni di risposta: “Sì” oppure “Non guardo quei film…”, ma divagheremmo troppo dal tema della rubrica. Tutto ciò premesso per spiegare la foto che ho scelto questa settimana per recensire il posto in cui ho cenato. Un’immagine vale più di cento parole? Me ne frego, perché vi beccate sia l’una, sia le altre. Curioso, dopo averne sentito ben parlare da tanti, sono andato al DNA di Piacenza, e in effetti ci siamo trovati bene. “Ci”, al plurale, perché mi ha accompagnato il mio amico immaginario, ovvero un altro me, ma più intelligente, che mi aiuta e consiglia nei momenti difficili. Sull’uscio una cassa/esca di funghi porcini freschi e appena colti, che ho subito ingoiato con tutto l’amo. Ed ecco sbucare dalla porta della cucina lo Chef, che arrotolando il mulinello mi avvicina a lui e mi saluta.  “Sera…”. “Oh, ‘sera. Che bei funghi, come possiamo farli?”. E qui ho ricevuto una delle risposte più piacevoli che può ricevere un avventore: “In tutti i modi che vuoi”. E così mi sciorina una serie di primi, dai taglioni agli gnocchi, passando per “due spaghettini”. Ma io che tengo alla mia forma da adone, salto i carboidrati e chiedo se c’è qualche taglio di carne interessante perché mi hanno detto che lì si mangia bene. Così opto per una bella tagliata di angus, tenera e succosa con i porcini trifolati con aglio strappa baci e prezzemolo amico. Davvero ottima, cotta correttamente, “cruda ma calda” e lasciata annerire leggermente all’esterno. In altri tavoli vedo passare i tagliolini e la gente mangia di gusto. Il servizio è professionale e particolarmente gentile, cosa non così più scontata, e l’ambiente è finalmente allegro e frequentato anche da chi si gusta solo un aperitivo. Basta con luoghi tristi e claustrofobici in questa città in pugno a quattro vecchi pensionati e ricchissimi. E’ giusto supportare locali come questo, che offrono un servizio a tutto tondo.. Poi, in carta trovo con vero piacere il mio dessert preferito, la crema brullata, in città reperibile almeno quanto il sacro graal. E vi prego di osservare nella foto qui sopra il giusto grado di tostatura dello zucchero, il colore pieno della pasta gialla e il cuore cremoso che rimane compatto a ogni cucchiaiata. Carta dei vini compatta, non esagerata, ma onesta e ormai usuale possibilità di prendere singoli calici a seconda del piatto. Prezzo assolutamente corretto e in media con il periodo (come le temperature stagionali), il DNA offre ottime soluzioni per chi vuole gustarsi una serata sul lungo o chi come me ieri sera voleva un piatto di qualità in venti minuti. E poi, vantaggio non da poco, parcheggio in comune con la questura, per una garanzia di sicurezza… Al prossimo boccone!