PICCOLO TUTORIAL PER METTERE LA PELLICOLA PROTETTIVA SU SMARTPHONE E TABLET

batusa ipad

Eravamo gli unici sfigati senza iPad. Gli altri giornalisti arrivavano col loro tablet sottobraccio e noi ci sentivamo inferiori col nostro blocchetto e la nostra biro di Lara Croft, regalo di un vecchio compleanno. Per giustificarci dicevamo qualche frase da alternativo di sinistra tipo “questo è il vero giornalismo, quello d’altri tempi, altroché quel vassoio luminoso”, ma non ci credevamo neanche noi. Così, dopo mesi di risparmi e di stenti, ci siamo decisi. Abbiamo sfogliato tutti i volantini rubati dalle cassette delle lettere finché non abbiamo trovato l’offerta giusta: iPad 4 a 529 euro. L’ultimo modello, il più figo, quello di quarta generazione, il 4G, tutte cose che non sapevamo a che cosa servissero, ma ci avremmo pensato dopo. Con quello saremmo stati i più tecnologici, i più avanzati, i più moderni. Per una volta nella vita saremmo stati avanti. Ce ne sbattiamo di quelli che dicono che sono cose superflue, che i problemi della vita sono altri e che è immorale che durante la crisi ci sia la gente in fila per il nuovo iPhone. Siamo nel 2013. Bisogna mostrare, far vedere, tirarsela, e non c’è niente di meglio di un nuovissimo iPad per far vedere che puoi anche se non puoi. Eravamo carichi, gasati. Niente più blocchetti, niente più biro di Lara Croft. Abbiamo aspettato il primo giorno e siamo andati al Mediaworld, decisi, sicuri, pronti. “Vogliamo quello!”. Il commesso è sparito per un paio di minuti ed è tornato col nostro gingillo. Nel frattempo abbiamo comprato la custodia con la calamita, quella che si srotola e permette all’iPad di assumere diverse posizioni. Poi abbiamo comprato la pellicola protettiva per il display e abbiamo allungato la garanzia. O le cose si fanno bene o resti con la biro di Lara Croft. Mentre andavamo verso casa eravamo impazienti di aprirlo e di usarlo. Non provavamo la stessa sensazione – innocente, puerile, fanciullesca – dal ’93, quando ci regalarono Mister Muscolo, quel coso di gomma che s’allungava se lo tiravi (tre giorni dopo ci rimase un braccio in mano, non siamo mai stati fortunati nella vita). Siamo arrivati a casa e l’abbiamo tolto dalla confezione. Così è questo l’iPad. Be’, è magnifico. L’abbiamo subito infilato nell’apposita custodia, poi abbiamo messo la pellicola protettiva. Con le pellicole protettive abbiamo sempre avuto un brutto rapporto, anche per quelle del telefono. Non riusciamo mai ad attaccarle dritte, ma soprattutto abbiamo sempre lasciato decine di bolle sullo schermo. E’ la cosa più difficile del mondo.

 RAMPOLLI DELLA BORGHESIA PIACENTINA

Stavolta sarebbe stato diverso. Certo, le istruzioni non aiutano, ma avremmo seguito l’istinto. Abbiamo pulito per bene la superficie dello schermo con l’apposito panno, poi abbiamo staccato la parte inferiore della nostra pellicola e l’abbiamo attaccata delicatamente. Pieno di bolle. Così l’abbiamo staccata, ma i granelli di polvere erano rimasti appiccicati alla pellicola e abbiamo dovuto buttarla via. Siamo tornati al Mediaworld per prenderne un’altra e proprio mentre la cercavamo abbiamo notato un bambino che smanettava su un tablet. Siamo andati a curiosare. Era un iPad, ma un iPad diverso. Più piccolo, più leggero, più sottile. Non era l’iPad Mini, quella via di mezzo tra un telefono e un tablet, roba da poppanti. Era un modello di iPad che non avevamo mai visto. Abbiamo chiesto delucidazioni al commesso: “Quello è l’iPad Air, l’iPad di quinta generazione, l’ultimo modello, il migliore su piazza”. Ma cazzo. Per una volta che ci siamo decisi a prendere una cosa, abbiamo preso il modello vecchio. Siamo sempre più estranei alla vita. Forse dovremmo lasciar perdere tutto e coltivare farro a Ottone. Abbiamo lasciato perdere la pellicola e siamo tornati a casa pieni di rimpianto e di rimorso, anche perché l’iPad Air costava più o meno come il nostro i Pad 4, che adesso ci appariva brutto, vecchio, superato. Schiavi del consumismo, pionieri della ripresa dell’economia italiana, abbiamo preso un’altra decisione: vendiamo l’iPad 4 e prendiamo l’iPad Air. Abbiamo trovato subito un acquirente e più o meno alla stessa cifra abbiamo comprato l’ultimo modello con tanto di custodia simile alla precedente e pellicola protettiva. Dubbio atroce: meglio quella normale o quella opaca? Abbiamo chiesto nuovamente un consiglio al commesso: “Con quella lucida restano le impronte ma esalta di più il display retina, con quella opaca non restano le impronte ma il display retina è un po’ sacrificato. Non so, vedi tu”. Ora avevamo le idee molto più chiare. Eravamo lì a scegliere mentre la gente ci guardava come figli di papà, rampolli dell’alta borghesia piacentina il cui unico problema nella vita era quello di scegliere tra la pellicola lucida o quella opaca. Non ci siamo mai sentiti meglio.

UN METODO GENIALE

Alla fine abbiamo optato per quella lucida. Siamo andati a casa e abbiamo aperto la confezione. Oh, questo si che è una vera meraviglia! Pratico, leggero, maneggevole. L’abbiamo infilato nella custodia e poi abbiamo guardato la pellicola. Abbiamo preso il panno, abbiamo tolto ogni singolo granello di polvere sullo schermo e l’abbiamo attaccata. Pieno di bolle. Eh no. Basta. L’abbiamo buttata via e siamo tornati al Mediaworld. Solito dubbio: lucida o opaca? Avevamo un conto in sospeso con la lucida. L’abbiamo presa, siamo tornati a casa e stavolta non ci siamo fatti fregare. Abbiamo guardato un tutorial su You Tube in cui un nerd inglese che diceva “dite” invece di “dita” spiegava come applicare la pellicola in modo pratico e veloce. Abbiamo seguito il suo metodo alla lettera, come facevamo con l’Albero Azzurro. Abbiamo preso due pezzi di scotch e li abbiamo attaccati a mo’ di maniglie sul retro della pellicola. Poi abbiamo pulito lo schermo col panno una volta per tutte. Non c’era polvere, non c’erano acari, era perfetto. Quindi abbiamo preso la pellicola e con un colpo deciso l’abbiamo attaccata. Pieno di bolle. Inglesi, ah. Siamo rimasti per una mezz’oretta a cercare di togliere le bolle con la tessera sanitaria, ma non ci siamo riusciti. Così abbiamo trovato un altro metodo efficace, diciamo pure geniale, per applicare la pellicola protettiva a smartphone e tablet: fottetevene delle bolle e usatelo così.

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4 Comments on "PICCOLO TUTORIAL PER METTERE LA PELLICOLA PROTETTIVA SU SMARTPHONE E TABLET"

  1. oppure non applicatela di peso come faccio io….sono 3 anni che lo uso mai un graffio…e anche se si graffiasse poco importa, è una cosa che si usa no ? e allora cosa saranno mai 2-3 graffietti 🙂

  2. giuseppe romagnoli | Novembre 20, 2013 at 5:47 pm | Rispondi

    grazie, mi hai fatto veramente divertire Giuseppe Romagnoli

  3. Ma lasi lè da romp ill bal : fig imparè ma asfa i pisarei e faso !!!!!

  4. Che risate! Concordo: meglio tenersi le bolle, che usare 12 pellicole nella speranza di non vedere apparire le famigerate bolle

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