TUTTI SU!

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Palla a Marrazzo e poi vediamo. “Al momento gli schemi sono due: palla a Marrazzo nella speranza che s’inventi qualcosa, oppure palla a Volpe nella speranza che salti tre avversari e poi serva Marrazzo”. L’attuale schema di gioco del Piace l’ha sintetizzato ieri SportPiacenza. A prima vista può sembrare un’improvvisazione, una mancanza di tattica e di idee, invece è semplicemente perfetto. Palla a Marrazzo e poi vediamo. Questo è esattamente il modo in cui deve giocare il Piacenza, perché è esattamente il modo in cui giocano le squadre che hanno più punti del Piacenza. Evidentemente rende molto di più del possesso palla e del calcio champagne che in serie D è completamente inutile. Forse il problema del Piacenza è proprio questo: essere il Piacenza e quindi dover fare la partita a tutti i costi, costringere gli avversari a chiudersi e ripartire perché il gioco dev’essere sempre in mano alla squadra più blasonata della serie D. Ha funzionato in Eccellenza perché gli avversari del Piace non ripartivano neppure e quando lo facevano non avevano attaccanti in grado di buttarla dentro al primo pallone toccato, ma non funziona in serie D, dove i bravi centravanti e gli esterni capaci di ribaltare velocemente il gioco abbondano.
Qualunque allenatore con cui parli ti dice la stessa cosa: “In serie D devi essere forte in fase difensiva e avere attaccanti buoni”. Può sembrare troppo facile, però ha una sua logica, dato che giocano tutti così, anche le squadre di un certo livello. Il Pro Piacenza ha il difetto di prendere gol al primo (e spesso unico) tiro degli avversari, ma riesce quasi sempre a rimontare perché davanti ha Matteassi e Franchi, gente di categoria superiore. Lo stesso vale per la Pro Sesto, sconfitta proprio dai rossoneri domenica scorsa: 8 gol subiti e 13 fatti, di cui 11 segnati da un solo giocatore, l’attaccante Fabio Stampatti. Stessa storia per l’Inveruno (vedi Sarr) e il Legnago, che guarda caso hanno entrambe vinto in casa del Piacenza con l’identico schema: difesa e contropiede. E’ il gioco all’italiana, il catenaccio, lo stereotipo, il luogo comune. Però evidentemente in serie D bisogna giocare così. Non c’è scritto da nessuna parte che il Piacenza deve fare la partita perché è il Piacenza. Anche la squadra di Venturato può tranquillamente mettersi lì e aspettare il momento giusto per ribaltare l’azione. I biancorossi hanno la fortuna di avere Volpe e bomber Marrazzo che sanno colpire quando serve, oltre a tutti gli altri giocatori di qualità. Il problema è dietro: 8 gol subiti in 2 partite (gli stessi subiti dalla Pro Sesto in 13 giornate) sono troppi. Se non funziona la fase difensiva (attenzione: non la difesa, ma tutto il meccanismo che comprende anche centrocampo e attacco) è inutile. Puoi tenere il pallone per 85 minuti, ma rischi sempre di prendere gol. In questo momento il bel calcio e il tiki taka non servono a nulla, soprattutto perché quando il Piace arriva al limite dell’area non ha nessuno che salta l’uomo e crea superiorità numerica, Volpe a parte. Ora servono i risultati, e per ottenere i risultati serve il sistema di gioco più vecchio del mondo: difesa e contropiede. Primo: non prenderle. Poi datela a bomber Marrazzo che qualcosa succede.

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