VACCA AL TRENO

TESTO: MARCELLO ASTORRI

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Suona la sveglia alle 6 e il trauma è micidiale. Riemergiamo dal sarcofago, ci vestiamo a caso e ingurgitiamo a forza una Nastrina e un caffè a temperatura di fusione. Dopo esserci igienizzati in modo discutibile, ci catapultiamo alla macchina,  o meglio ci proviamo, perché per ben tre volte dobbiamo tornare in casa per svariate dimenticanze: chiavi, cellulare, portafoglio. La quarta è la volta buona e riusciamo a partire. Dobbiamo passare a prendere il Moro che ci aspetta di fronte a casa sua. Di bassa statura e dal fisico piazzatissimo, la classifica dei suoi pensieri ricorrenti conta solo due voci. La seconda è il calcio. Sale in macchina ed è incredibilmente attivo, mentre noi invece dimostriamo 85 anni e abbiamo la favella di Zeman. Dopo aver scambiato qualche commento sulla giornata di campionato di serie A, da buoni invasati della dea Eupalla, raggiungiamo la stazione. Ci inventiamo un parcheggio d’altri tempi solo per risparmiarci due passi a piedi, la cui regolarità è piuttosto discutibile. Ci incamminiamo verso l’atrio della stazione e vediamo arrivare da lontano il nostro terzo compagno, si chiama Mirko, anche lui invasato di calcio, di ruolo portiere. Alto come un dio greco con il giubbotto da metallaro, è una delle persone più puntuali sulla faccia della terra, del tipo che se ha un appuntamento per le otto, lui è sul posto alle sette. L’unico motivo per il quale non lo abbiamo già trovato nell’atrio della stazione ad attenderci spazientito è perché ha parcheggiato a Vernasca. Lui del parcheggio della stazione non si fida.
Il trio dei compagni di viaggio dunque è riunito. Dopo aver litigato con la macchinetta dei biglietti e rischiato di perdere il treno, saliamo all’ultimo secondo utile sul nostro Regionale veloce, direzione Università. Il vagone puzza di piedi ed è affollatissimo. Troviamo gente svenuta sui sedili, scalza (ed ecco spiegato il fetore di piedi), coi piedi appoggiate sul sedile di fronte. Come se non bastasse, hanno un bagaglio grosso come un frigorifero che ostruisce il sedile di fianco e ti domandi dove cazzo avranno da andare per portarsi dietro l’intera casa. A noi del trio piace pensare che in realtà siano vuoti, quei bagagli, e che siano un bieco espediente per costringerti a osservarli in piedi in mezzo al corridoio mentre loro si godono il sedile spaparanzati. Se pensi queste cose trovi il coraggio di svegliare il bastardo con uno scrollone (starà davvero dormendo, l’infame?), e di pregarlo gentilmente, con il tono naturalmente polemico di chi si è svegliato alle 6 di mattina, di mettere il frigorifero nel portabagagli sopra la sua testa, o tuttalpiù consigliargli di prenotare una cuccetta e infilarcelo dentro. Dopo esserci conquistati il nostro giaciglio, per ammazzare il tempo si parla di calcio, ma soprattutto dell’altra cosa che piace al Moro. Con tanto di aneddoti surreali e difficilmente credibili. Mirko poi è un dio pagano delle imitazioni e ogni tanto ci propina il suo cavallo di battaglia, ossia l’imitazione del del suo preside delle medie; nessuno conosce il suo preside delle medie, ma ridiamo lo stesso. A un certo punto fa il suo ingresso il controllore con aria incazzosa e goloso di multe. Entra in azione allora il Moro con la sua classica, splendida gag: finge di dormire con la bocca aperta per farsi svegliare dal controllore, mentre noi fingiamo di non conoscerlo. Il controllore sospetta l’inganno e spera di aver beccato un trasgressore in fallo, così scrolla il Moro una volta. Niente. Due volte. Niente. Allora azzarda un “oooh!” e il nostro si “sveglia” di soprassalto esibendo, dopo una ridicola ricerca di mezz’ora, il suo biglietto al controllore che ci resta male. Il biglietto è stropicciato ma obliterato. Niente multa. Sarà per la prossima volta.

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1 Comment on "VACCA AL TRENO"

  1. realtà umana in movimento

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