IL FINE ULTIMO DELLA POLITICA

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Negli anni ’80 Andrea Paparo girava con un bomber su cui aveva cucito la salvietta della birra Beck’s. Lo chiamavano il re della notte, l’uomo delle discoteche. Non c’era evento notturno nel quale Andrea non fosse in qualche moto coinvolto: le liste al Caprice, le feste degli studenti, il Temple, i tavoli all’Avila o al Sonnambula. Da quando frequentava le superiori, Paparo aveva la stoffa del leader carismatico. Capace di arringare i suoi compagni (solo di scuola, s’intende…) nelle assemblee di istituto, di organizzare scioperi e proteste, a scuola come allo stadio. Di origini napoletane, come il cognome lascia trapelare, Andrea è sempre stato un fiero sostenitore del Piacenza Calcio, dagli anni della C a quelli mitici della serie A, sempre in prima linea a seguire le imprese di Piovani e a cercare di imitarle sui campi di calcetto con risultati non esattamente esaltanti. Oltre alla curva, Paparo ha sempre avuto uno sviscerato e profondo amore per la politica, un amore che pare essere improvvisamente finito pochi giorni fa.

PAPARO STORY

 Le sue doti carismatiche lo portarono a guidare il Fronte della Gioventù e Azione Giovani, il gruppo giovanile di Alleanza Nazionale che negli anni ’90 aveva una forza dirompente. E poi la carriera amministrativa. Andrea si candida nel 1994 e viene eletto presidente della Circoscrizione 3, quella dello stadio, of course… Sono anni in cui Paparo s’oppone alla Giunta di sinistra con fierezza e determinazione. Nel 1998 avviene il salto in Comune con la vittoria di Gianguido Guidotti, che diventa sindaco di Piacenza e lo chiama come assessore alle Politiche Giovanili. Sono gli anni in cui Paparo impara l’arte della mediazione. Le tensioni giovanili si affievoliscono sotto il peso delle responsabilità e l’assessore cerca il dialogo più che lo scontro, a sinistra prima ancora che a destra. Del suo impegno come assessore alle Politiche Giovanili si ricorda soprattutto l’inaugurazione dell’Old Faxhall, il pub che ancora oggi accoglie centinaia di giovani sul muretto del Pubblico Passeggio. Fallito il passaggio in Regione nel 2005, nel 2009, da consigliere comunale, Paparo viene chiamato dal presidente della Provincia, Massimo Trespidi, alla sua corte: assessore alla Formazione e alle crisi aziendali.

DAI TAVOLI DELL’AVILA AI TAVOLI DI CRISI

 Dai tavoli dell’Avila, Paparo si specializza nei tavoli di crisi. Posti di lavoro che evaporano come i gin tonic nelle caldi estati in Valtrebbia. Paparo utilizza ancora l’arte della mediazione. Non è più certo l’Andrea di lotta, ma quello di governo. Apprezzato, a sinistra prima ancora che a destra. E’ il trampolino di lancio. Paparo dimostra grande attaccamento alle istituzioni, tanto da candidarsi a sindaco di Piacenza mantenendo contemporaneamente il posto di assessore in Provincia. Di fronte, alle Comunali, si trova Paolo Dosi, il sindaco buono, e Andrea perde al ballottaggio. E’ un’amara sconfitta, forse l’inizio di quella parabola che l’ha portato ad abbandonare la politica in questi giorni, ormai lontano dagli ardori giovanili. Qualche giorno fa, infatti, Paparo ha annunciato – tramite l’organo dell’altro partito, suscitando un certo malumore tra le altre testate piacentine – le dimissioni di assessore della Provincia e, poco dopo, quelle da consigliere comunale. “Dopo Gianguido Guidotti nel 2002 – ha scritto Piacenza24 – che abbandonò subito dopo le elezioni, e Dario Squeri nel 2007, che non si presentò praticamente mai, ancora una volta il centrodestra piacentino vede il suo candidato sindaco perdente dileguarsi anzitempo quando avrebbe dovuto rappresentare il leader dell’opposizione. Per quanto riguarda l’impiego come assessore provinciale al Lavoro, Paparo lascia in un momento cruciale quando molte vertenze legate ad aziende in crisi sono apertissime”.

CONFAPI, HABEMUS PAPARO

“Credo che in Italia ci sia necessità di una forte dose di realismo e di ottimismo – ha detto Paparo a Libertà – per guardare in faccia la realtà e i veri problemi, assumendoci responsabilità, dicendo le cose come stanno ai cittadini senza facili e dannose promesse”. E ancora, in una lettera aperta: “Non trovando più le motivazioni di un tempo, non voglio stare qui a scaldare la poltrona. Preferisco lasciarla a un giovane motivato. Credo anche che sia lecito, dopo anni di impegno, guardare avanti, in cerca di nuovi stimoli e nuove sfide personali”. La nuova sfida personale di Andrea Paparo è il posto di direttore della Confederazione italiana della piccola e media industria privata, o Confapi, un incarico che evidentemente rappresentava per lui il sogno di una vita. La carriera politica di Andrea Paparo si può così riassumere: promessa di An, promessa di Forza Italia, promessa del Pdl, direttore di Confapi.

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