I MUSCOLI DEL CAPITANO

Diciamoci la verità: le donne seguono il Copra solo per vedere i pettorali dei pallavolisti. E ve lo dice una donna che segue il Copra.

VOLLEY PALLAVOLO PLAY OFF FINALE GARA 5. ITAS DIATEC TRENTO - COPRA NORDMECCANICA PIACENZA.

TESTO: CATERINA MASCARETTI; FOTO: INTERNET

Ieri sera, dopo la pausa natalizia, è ripreso anche il campionato di volley maschile. Ed è ritorntoa in campo anche il Copra Elior. Nel corso di questo stop, il presidente Guido Molinaroli ha esternato un commento che mi ha fatto riflettere.  Infatti, in un’intervista rilasciata sul finire del 2013, ha sostenuto che “se il Copra Elior chiude la stagione al quinto posto in tanti storcono il naso, se Piacenza è settantesima come qualità dell’aria nessuno dice niente”. Letta questa affermazione, il mio pensiero non ha potuto fare a meno di andare a quella categoria che del quinto posto se ne frega altamente. Eh, sì caro presidente. La stimo, la ammiro e apprezzo le sue fantastiche dichiarazioni ai giornali, ma stavolta ha sbagliato. Infatti a Piacenza esiste un gruppo sociale che mai e poi mai metterebbe in discussione la nostra squadra di volley: le donne! Sì, perché per il genere femminile il presidente Molinaroli è ormai considerato un vero e proprio salvatore. Il Mosè piacentino che, invece di far uscire gli ebrei dall’Egitto, ha fatto migrare i pallavolisti fighi nella nostra città. I puristi ora mi diranno: “Oh, ma c’era già il Piacenza calcio ai tempi… e ben si sa la passione delle donne per i calciatori!”. Ma sono subito pronta a confutare questa vostra tesi. È vero, c’era una squadra di calcio, ma il calcio sostanzialmente alle donne non piace. E questo per i motivi che vado ad illustrarvi:

– per quanto la scienza abbia fatto passi da gigante, è ormai palese che le donne sono geneticamente predisposte (a parte rarissime e ancora poco conosciute eccezioni) a non riuscire a comprendere il fuorigioco. Pertanto, nonostante la prestanza dei calciatori, nessuna donna se la sente di buttare soldi (che potrebbero, invece, essere investiti in scarpe) per andare a vedere una cosa della quale non si capisce niente;
– allo stadio c’è freddo. Quando poi c’è anche la nebbia o piove è una tragedia. Non puoi nemmeno andare dalla parrucchiera il giorno prima, che la domenica ti rovini subito la messa in piega, vuoi per l’umidità, vuoi per la cuffia di lana che ti tocca infilarti in testa per non ibernarti;
– una conseguenza del freddo, è che è perfettamente inutile che tu faccia lo sforzo di vestirti bene. Tanto dovrai coprirti come uno yeti. E tutti noi sappiamo quanto una donna detesti sentirsi  gridare “Grizzly, siediti che stanno battendo una punizione!”;
– i giocatori saranno anche tremendamente fighi, ma sono anche tremendamente lontani. Ora, nessuna donna, neanche la più bramosa, ha la vista acuta di un’aquila reale. Ed è decisamente poco fine dotarsi di binocolo. Pertanto, per chi ci vede come una talpa come la sottoscritta, magari si finisce col guardare in modo lascivo per 90 minuti un soggetto che, una volta avvicinato, sembra il fratello brutto della Uga Fantozzi;
– per di più, quei calciatori microscopici e che sembrano tutti uguali, portano sempre dei calzoncini decisamente larghi e delle magliette che non valorizzano mai il bicipite, il tricipite e tanto meno l’addominale.

Ma grazie al cielo a Piacenza è sbarcata la pallavolo. E finalmente le donne sono contente. Inizialmente si giocava al PalAnguissola, ma solo a Piacenza la popolazione femminile è pari a 53677 abitanti: è perciò chiaro il motivo per cui si è dovuto costruire il PalaBanca. E non deve creare stupore la richiesta di un palazzetto in muratura che possa ospitare più spettatori del Camp Nou di Barcellona. I pallavolisti hanno ormai avuto la meglio sui calciatori, a Piacenza. C’è poco da fare. Sarà per il fatto che anche una miope può farsi più che un’idea sulla condizione fisica del bellimbusto che si trova a non più di cinque metri. Sarà per i calzoncini attillati che poco lasciano all’immaginazione. Sarà per il cambio di maglia prima della partita. Fatto sta che la pallavolo ha chiamato, e le piacentine hanno risposto. E come hanno risposto. Di ogni età ed estrazione sociale hanno iniziato a diventare delle vere esperte. Ho visto signore attempate seguire i cambi di campo solo per poter assistere, direttamente dalla curva, al gesto tecnico della battuta da parte dell’ex piacentino Leonell Marshall. Era un gesto tecnico davvero eccellente quello del cubano. Non che alle signore interessasse, troppo prese a scrutare il lato b del cubano domandandosi quale mistero della fisica gli permettesse di sconfiggere la forza di gravità. Poi, un altro cubano popolava le fantasie, ai tempi: Cardona. Il suddetto aveva deciso di tatuarsi due occhi di tigre sul trapezio. E ogni volta che si accingeva a cambiarsi la maglietta partivano ole per tutto il palazzetto, e c’è anche chi giura di aver udito più di una signora cantare “Eye of the tiger”. Ma qui spesso la realtà va a sfociare nella leggenda. Invece, non si sfocia affatto nella leggenda nel raccontare della volta in cui il capitano, Hristo Zlatanov, si trovò, mentre faceva la doccia, ad essere osservato da un nugulo di fans. Ebbene sì. Al momento dell’apertura, il PalaBanca non era stato ancora provvisto di tendine. Le donne se ne accorsero e si coalizzarono per andare a spiare i ragazzoni di due metri negli spogliatoi. Adesso come adesso, molto gettonato risulta essere Luca Vettori, considerato un bel tenebroso al quale tutte vorrebbe riuscire a strappare un sorriso (nonché la maglia… ma per puro collezionismo, sia ben chiaro). Ma questi sono solo alcuni degli episodi legati ai giocatori che hanno militato nel Copra. Tuttavia non sono nulla in confronto all’isteria collettiva che si registra quando arriva, in trasferta con la sua squadra, qualche pezzo particolarmente pregiato e apprezzato dal pubblico femminile. È come se arrivasse in città Johnny Depp. A quel punto, se già ne importava veramente poco di schiacciate, primi tempi e pallonetti, è la fine. Della partita ci si disinteressa completamente. Abbiamo appena perso 25-3? Chissenefrega! Siamo a due punti dalla retrocessione? E che problema c’è? I pallavolisti fighi ci sono anche in A2.

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2 Comments on "I MUSCOLI DEL CAPITANO"

  1. “C’era una squadra di calcio”?!?!? correggete IMMEDIATAMENTE ‘articolo!

  2. Personalmente preferisco i muscoli quadricipiti e glutei delle pallavoliste della Rebecchi

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