PAZZO PIACE AMALO

marra

Ieri il migliore in campo del Piacenza è stato Viali. Ha pressato, ha corso, ha fatto salire la squadra e ha dato una mano in difesa, toccando anche qualche pallone interessante. Tutto davanti alla panchina. In maglietta a maniche lunghe e calzoni della tuta. Sotto il diluvio. A fine partita era più stanco e sporco di fango lui dei 22 giocatori di Piacenza e Lecco. L’ha detto anche in sala stampa: “A un certo punto ho giocato anch’io…”. Nel senso che dopo il gol del 2-1 di bomber Marrazzo (sempre sia lodato), il Piacenza ha fatto l’unica cosa che non doveva fare: s’è messo dietro e ha aspettato il Lecco, forte del vantaggio. Morale: ha preso due pere. Ci sono squadre che sul catenaccio e sul contropiede hanno costruito trionfi, ci sono allenatori che vivono di recupero palla e ripartenze, ma il Piace è il contrario. “Questa squadra – ha spiegato Viali – non è strutturata per fare questo tipo di gioco. Per le caratteristiche che abbiamo, la partita dobbiamo sempre farla, mai subirla”. Significa che il Piacenza deve avere sempre il pallone tra i piedi e che deve portare più uomini nella metacampo avversaria. Se si mette lì e aspetta l’avversario è la fine. Nel secondo tempo della partita col Lecco (dopo un primo tempo in cui i biancorossi non hanno mai tirato in porta), dopo aver ribaltato il risultato, è accaduto proprio questo: il Piace ha abbassato il baricentro e ha permesso al Lecco di riprendere coraggio. E’ lì che Viali ha letteralmente guidato la squadra dalla panchina: correva avanti, mimava il pressing, urlava, tornava indietro, passava la palla ai giocatori prima dei raccattapalle. In pagella meriterebbe un 7. Una cosa così: “E’ un leader e si vede. Quando il Piacenza va in difficoltà è lui a suonare la carica (nelle pagelle usano tutti le stesse espressioni, così ci adeguiamo, ndb). Comanda i suoi, li sprona, detta i tempi della manovra. Insomma, è il classico allenatore in campo”.

‘TACCALO!

Dopo aver preso un caffè per vedere le bariste, siamo andati in tribuna stampa e abbiamo acceso il computer. Sotto di noi c’erano 4-5 giornalisti di Lecco che commentavano le formazioni. Stavamo guardando il cappello da dandy di uno di loro quando abbiamo alzato lo sguardo e abbiamo visto partire il cross. Il numero 11 del Lecco, Mauri, s’è coordinato e ha calciato in porta. Gol. Erano passati due minuti. Nel tempo medio di una nostra prestazione sessuale, il Lecco era già in vantaggio. Due minuti. Due minuti sono talmente pochi che un tifoso era appena uscito dal bar con le patatine in mano quando ha visto i giocatori del Lecco esultare: “Cazzo è successo?”. A quel punto ci aspettavamo una reazione, ci aspettavamo un numero di bomber Marrazzo, smanioso di dimostrare a tutti il suo valore dopo che il Pallone d’oro è stato consegnato a quel fighetto ingellato di CR7 e non a lui, CM9, il giocatore più forte del secondo Novecento. Ma non è accaduto. Il Lecco ha continuato a giocare come se niente fosse, Mauri sembrava Giovinco in amichevole: scatenato, imprendibile, immarcabile. Raiola, sulla destra, faceva la fascia con la velocità con cui il suo omonimo fa aumentare gli stipendi e a centrocampo Romeo faceva girare il pallone che era un piacere, un po’ come noi ai vecchi tempi nel campetto del Respighi, con la sola differenza che lui non aveva 4-5 birre in corpo. Dall’altra parte CM9 non toccava palla, Amodeo, il giocatore più elegante della Prima Repubblica, non era lui, e Volpe non riusciva a fare la differenza. Poi, a inizio ripresa, dopo due minuti Fumasoli ha segnato il gol dell’1-1. Due minuti. Due minuti sono talmente pochi che il solito tifoso ha fatto appena in tempo a uscire dal cesso per vedere esultare i giocatori del Piacenza: “Ma no, cazzo! Ancora!”. Poi è arrivato lui, il cannoniere più forte dal Paleolitico a oggi, bomber Marrazzo: 2-1. Ecco, qui il Piacenza s’è fermato. S’è chiuso. S’è messo lì. Viali, dopo il riscaldamento, è entrato in campo a guidarlo, il presidente onorario, Stefano Gatti, ha iniziato a spronare i giocatori dalla tribuna: “‘Taccalo ‘taccalo ‘taccaloooooooooooooo  (attaccalo attaccalo attaccaloooooooooooooo)”; “Devi passarlo quel futbal lì! (devi passarlo quel pallone!)”, ma non c’è stato niente da fare. Mauri è tornato a giocare come Giovinco nel trofeo Tim e nel giro di poco il Lecco ha pareggiato e poi s’è portato sul 3-2 con un calcio di rigore. Sembrava finita, anche perché bomber Marrazzo, il centravanti più forte della Prima guerra mondiale, era uscito. Però in campo c’era sempre Amodeo, che s’è procurato e ha trasformato il rigore del definitivo 3-3. Ricapitolando: da 0-1 a 1-1, da 2-1 a 2-2, da 2-3 a 3-3. Pazzo Piace amalo.

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1 Comment on "PAZZO PIACE AMALO"

  1. ma ancora del piacenza calcio parlate…. un filo patetici direi

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