ROBERTO RILANCIATO REGGI

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Tra i compiti principali del nostro duro lavoro c’è il monitoraggio costante della bacheca di Facebook di Roberto Rottamato Reggi. Non è un lavoro semplice, perché da quando RRR ha iniziato a usare hashtag e like stargli dietro è diventato un problema. Lunedì, per esempio, Reggi ha postato un paio di frasi a effetto. L’ultima in ordine di tempo è questa: “Le riforme si fanno tutti insieme mentre il Governo con chi garantisce omogeneità programmatica vera non viceversa! Grande #Veltroni”. Reggi usa alla perfezione Facebook e Twitter, ma evidentemente s’è scordato che Veltroni è uscito anni fa dalla scena politica italiana per dedicarsi alla letteratura e al cinema, ma questa è una delle nostre polemiche inutili. Prima di questo post, Reggi ne aveva pubblicato un altro: “Dopo 20 anni di promesse mancate finalmente si riparte dalle riforme! Stamattina al lavoro a Milano, oggi 1/2 giornata di ferie x andare a Roma in Direzione Nazionale a sostenere la proposta del Segretario @matteorenzi”. Mezza giornata a Roma e poi via alla Carrozza, dove  – come avevamo detto tempo fa – pare che Reggi e i suoi fedelissimi s’incontrino spesso (e non per parlare di valvole e pistoni). “La vera giunta – ha detto giovedì scorso il consigliere comunale di Fratelli d’Italia, Tommaso Foti, a proposito del rimpasto – si riunisce alla Carrozza, con Fellegara, Elefanti e Dosi con il taccuino in mano”.

IL GRANDE RACCORDO ANULARE

Reggi è andato in gita a Roma, poi è tornato di corsa qui, dato che ultimamente pare che si dedichi a tempo pieno alla politica piacentina, la sua specialità, visto che sul panorama nazionale non è ancora riuscito a sfondare. “Reggi ha preso la mira, Molinari ha messo il dito sul grilletto e Dosi ha sparato” ha sintetizzato l’ex assessore ai servizi sociali, Giovanna Palladini, il giorno delle dimissioni. “Sulla giunta del Comune di Piacenza – ha aggiunto lo stesso giorno l’ex vicesindaco, Francesco Cacciatore – grava una cappa ideologica, è condizionata dalle scelte delle passate amministrazioni. (…) Il primo a parlare di rimpasti post primarie è stato Roberto Reggi, che credo sia vittima di una sindrome di lesa maestà”. Insomma, tutti sono convinti che la figura dell’ex sindaco sia ancora ben presente all’interno dell’amministrazione locale e che il rimpasto sia più che altro opera sua, anche per via di quelle parole pronunciate dallo stesso Reggi subito dopo la vittoria di Matteo Renzi alle primarie per la segreteria nazionale del Partito Democratico: “L’amministrazione locale deve fare di più, qui si tratta di attuare un programma che era ambizioso e rispetto al quale si può fare molto di più. La giunta Dosi oggi è ancora più salda se lavora bene, e non è così. Deve raddoppiare la velocità. Chi fa l’assessore deve’essere consapevole di avere un privilegio enorme, una grande responsabilità e se non c’è la fa deve farsi da parte”.

TU CHIAMALE SE VUOI CONSOLAZIONI

Dopo aver sognato la presidenza della Fondazione di Piacenza e Vigevano, poi sfumata per alcuni intoppi burocratici, Reggi ha dedicato anima e camper alla causa di Matteo Renzi, ma, purtroppo per lui, il veto di Enrico Letta – e non di Bersani, almeno così dicono voci di corridoio – gli ha impedito di entrare in Parlamento nonostante fosse stato il braccio destro del Rottamatore durante la campagna elettorale per le primarie poi vinte da Pier Luigi Bersani. Reggi ha smaltito la delusione ed è tornato alla carica giocando tutte le partite in casa, a Piacenza, dove ha sponsorizzato la vittoria alle comunali di Paolo Dosi e dove ha lanciato Gian Luigi Molinari alla segreteria provinciale del Pd, dando ancora una volta prova della sua imbattibilità dentro i confini locali. Contemporaneamente Reggi s’è riavvicinato a Renzi e ha esultato con lui dopo la vittoria su Gianni Cuperlo e Pippo Civati, ma ancora una volta RRR è stato escluso dalla nuova squadra del sindaco di Firenze (teoricamente doveva essere il primo della lista dopo il ministro degli Affari regionali, Graziano Del Rio, ma dopo pochi minuti s’è ritrovato al secondo posto…), consolandosi con l’ingresso nel direttivo nazionale del Partito Democratico. Ma è a Piacenza che Reggi non sembra conoscere rivali. Le delusioni a livello nazionale non l’hanno scalfito, Reggi non ha mollato ed è tornato a Piacenza più forte di prima, così tanto forte che il rimpasto di giunta – come abbiamo visto – viene attribuito prima a lui che a Dosi. Reggi è tornato per riprendersi Piacenza e ce l’ha fatta alla grande. D’ora in poi chiamatelo Roberto Rilanciato Reggi.

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