DUE ANNI SENZA MEGAVIDEO

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TESTO: NICOLÒ PREMOLI; FOTO: INTERNET

Accadde esattamente due anni fa e non fece discriminazioni di sorta. Colpì tutti gli internauti in giro per il mondo e fu una mazzata decisamente pesante, ancor più della chiusura di Napster ai tempi dei Gazosa, di Furore su Rai 2 e delle boy band. Il 19 gennaio 2012 la comunità del web fu scossa da una notizia di quelle da non  far dormire la notte, un evento che segnò la fine dell’epoca dello streaming più selvaggio: l’Fbi, che nei film d’azione americani dispone di superpoteri ma che nella vita di ogni giorno tanto super non è, si accorse di aver permesso per anni una condivisione serrata di ogni sorta di prodotto cinematografico/videoludico coperto da una tonnellata di diritti d’autore. La reazione fu brutale: chiusura dei principali siti di condivisione e streaming e pene pluridecennali per le menti che erano dietro a Megavideo, Megaupload e affini. Ricordo ancora di aver premuto il tasto “aggiorna” una ventina di volte prima di rendermi conto che il logo dell’Fbi e della presidenza degli Stati Uniti proprio non ne volevano sapere di sparire dal monitor del mio computer.
Capitava spesso di finire su Megavideo, magari in serate piovose o quando l’influenza non dava tregua. Certo, talvolta trovare il film che si voleva guardare a sbafo era piuttosto difficile, ma vuoi mettere la soddisfazione di guardare gratis un film pieno d’effetti speciali con pixel grandi come i quadrettoni di un quaderno di prima elementare? C’era una volta Megavideo, c’era una volta pure Blockbuster su quell’angolo di via Colombo oggi conquistato da Bulla Sport: un modo decisamente più onesto di procurarsi qualche Dvd per le serate da divano e Moretti famigliare. Si stava meglio nel 2012, insomma, almeno sul versante del cinema a portata di mouse o di noleggio; ci sono ancor’oggi nel 2014 delle “alternative”, ma non hanno lo stesso fascino e la stessa attrattiva. Insomma, se anche voi vi sentite orfani dello streaming e della barra di caricamento che scorreva più lenta di una fila in posta non vi resta che osservare 72 minuti di silenzio: non servirà decisamente a nulla ma vi aiuterà a ricordare quanto quel tirannico limite segnava le serate e obbligava a reset della rete internet per proseguire la visione di un film a caso. Ora corro a riguardare quel film horror che presi da Blockbuster (a noleggio, naturalmente) qualche anno fa prima della chiusura: quegli scaffali in via Colombo dove capolavori si alternavano a film di serie Z sono ormai sepolti in chissà quale discarica e laddove c’erano videogiochi per la Playstation ora sono accumulati piumini. La nostalgia non guarda ai 72 minuti e il tempo di caricamento è piuttosto rapido: si stava meglio quando c’era il Vhs.

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