CAVOLI DI BRUXELLES

di Laura Marenghi

Ormai è un’epidemia. Mangiare non è più uno scherzo, anzi, è una cosa serissima. Concordo, da sempre, ma la situazione ci è sfuggita di mano. Se nutrirsi è sicuramente un’esigenza, mangiare bene è tutt’altro affare. In effetti, la buona tavola è da sempre una delle mie più grandi passioni… Poi sono arrivati i food blog e hanno mandato tutto a puttane.
E’ solo l’inizio. Accendi la tv e c’è un talent di cucina: un ragazzo che sino a ieri faceva il grafico sta sferificando del succo d’arancia per metterlo a mo’ di uovo su una tartara di piccione. Un po’ perplessa, giri canale e trovi Cannavacciuolo che prende a pizze in faccia un ristoratore in lacrime. Apri Facebook e la tua vicina di casa ha appena pubblicato le foto della sua lasagna vegana senza glutine, mentre sua figlia condivide l’ultima fatica culinaria, rigorosamente a base di quinoa. Ancora nessuna traccia di qualcosa che a mia mamma, massaia e cuoca eccellente, verrebbe in mente di cucinare. Forse non c’è da fidarsi.
Subito dopo, vedi che l’ennesimo ex compagno di scuola ha recensito il Cererio7 (se non ci siete stati, levatevi) e allora capisco: oggi se non parli di enogastronomia non sei nessuno. La Batusa non voleva essere da meno, e nemmeno io. Senza scoraggiarmi, mi convinco che nella vita reale andrà meglio. E invece no. Vai a cena fuori con gli amici e guai a te se provi a mangiare prima che tutti abbiano fatto uno scatto da ogni prospettiva a quello che ti accingevi a addentare prima che diventasse freddo. Vuoi non metterlo su Instagram? La prossima volta ordinerò un carpaccio, possibilmente poco fotogenico. Gli stessi intenditori sono quelli che a Piacenza ti portano al Sushi gestito dai cinesi, ma se vengono a trovarti a Bruxelles vogliono un bel piatto di pasta. Coerenti e senza pretese, insomma.
Ma dove sono andati a finire la coppa e gli anolini? Assolutamente out, a quanto pare. Sono stati uccisi dal trend aggressivo del momento: naturale a tutti i costi. Siamo d’accordo, ma sotto la patina del marketing di un business milionario, c’è sempre qualcosa di veramente naturale? Vediamo.
Passeggio assorta e mi imbatto nel nuovo locale in voga del quartiere che, come molti altri, cavalca l’onda di questa sanissima moda. Nella più classica delle cornici di legno chiaro, le parole «locale», «organico» e «bio» sono chiaramente scritte dappertutto su una lavagna (oh cazzo, sono finita in un covo hipster). Senza neanche bisogno di approfondire, vedo che nel menu ci sono delle zucchine a marzo (in Belgio!) e capisco che stanno bluffando. A pochi passi di distanza, entro per un caffè in un punto vendita della catena di fast food al naturale che qui va per la maggiore (Exki, da exquis, squisito). Sì, tanto squisito che a ogni insalatina di bulgur fatta con prodotti esotici o della grande distribuzione vengono aggiunti conservanti e coloranti vari. Meglio andare al mercato.
In realtà, la cucina genuina, stagionale e nostrana è qualcosa che apprezzo e rilancio da sempre, oltre che un valore con cui sono cresciuta. Quello che invece non tollero è il connotato innovativo che gli si attribuisce non senza una certa arroganza fastidiosa. Per intenderci, mia nonna mangiava local, bio, organic e km zero non sentendo alcun bisogno di sottolinearlo ogni giorno, anzi, ringraziando per quel tanto.
Il problema è che è molto difficile sapere per davvero cosa stiamo mangiando, soprattutto se ci serviamo al super: dal pane (lieviti e farine) alla pasta (grani esteri con residui tossici, percentuale eccessiva di glutine), sino agli alimenti vecchi cucinati e rivenduti nel reparto gastronomia. La scelta di prodotti freschi di qualità e non sofisticati è la regola che tento di seguire, quando mi va. Certo è che i gonzi che salgono in cattedra e poi si servono nello scomparto delle zuppe pronte bio mi fanno abbastanza ridere. Io sto con cascina Brontola e la verduraia di Canneto sotto (o chi per loro). Intanto, Benedetta Parodi continua a far finta di saper cucinare. Ridateci Beppe Bigazzi!

Share

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi