BONUS MALUS

Un commerciante di biciclette ci racconta di come il bonus introdotto da Paola De Micheli gli abbia rovinato la vita: «Lavoro e guadagno troppo. Basta. Ridatemi i 600 euro dell’Inps».

TESTO: REDAZIONE FOTO: INTERNET

Preferisce restare anonimo. Teme che il suo disagio possa essere frainteso. E che le persone non capiscano perché il bonus bici e monopattini introdotto da Paola De Micheli l’abbia rovinato. Anche se ha un negozio di biciclette.

Lo incontriamo intorno alle 14. Porta una felpa calata sulla fronte e ci dà le spalle. Non vuole essere riconosciuto neppure da noi. Le sue frasi sono intervallate da lunghi silenzi. Le spalle si alzano e si abbassano. Le mani, ogni tanto, si allargano in segno di sconforto. «Quel bonus ha distrutto la mia vita», dice. Silenzio.

«Prima del lockdown avevo una vita normale», prosegue con un filo di voce. «Facevo il mio lavoro con passione, ma restava il tempo per i congiunti e per gli amici. Aprivo alle 9, staccavo per la pausa pranzo attorno alle 12,30, tornavo in negozio alle 15,30 e alle 19,30 abbassavo la saracinesca. La routine era intervallata da qualche caffè al bar e dai macchiatoni col Campari al sabato sera, quando la situazione in negozio era più tranquilla».

Poi è arrivato il lockdown. «A casa stavo bene. Mi godevo i 600 euro dell’Inps e finalmente ero a completa disposizione della famiglia». Un paio di mesi di benessere inatteso. Sino alla graduale riapertura. E al bonus bici. «Il mio negozio», sussurra, «è stato preso d’assalto. Non vivo più. Non dormo più. Su Facebook arrivano centinaia di messaggi. Fuori c’è sempre la fila. Vogliono bici, bici, bici». Le giornate sono infinite. E la pausa pranzo è diventata un miraggio. «Oggi ho mangiato un copertone. Che cosa devo fare? Sono sempre qui».

Bici, bici, bici. «Il bonus ha reso la mia esistenza impossibile. Tutti sono disoccupati e invece io lavoro il triplo di prima. Non è giusto. So che è difficile da capire e non pretendo di essere compreso fino in fondo. Ma non bevo un macchiatone col Campari da settimane. È un inferno».

Anche il rapporto con i congiunti è compromesso. «Mia moglie dice che guadagno troppo e continua a fare paragoni con i mariti delle sue amiche che aspettano la cassa integrazione da marzo. L’altro giorno si è incazzata perché le ho regalato una borsa originale di Louis Vuitton. Sai, prima dell’introduzione del bonus gliele ho sempre prese taroccate». 

Una vita stravolta. Una sopravvivenza che improvvisamente si è trasformata in una puntata di Riccanza. Tutto per colpa del bonus. «Non ho più biciclette. Sono disperato. La richiesta continua ad aumentare e le scorte stanno per finire. Tutti mi dicono di avere diritto al bonus, tutti vogliono comprare una bicicletta. Ok, ma a me chi ci pensa? Io non ce la faccio più. Rivoglio i macchiatoni. Rivoglio la difficoltà ad arrivare a fine mese. Rivoglio i clienti che mi facevano fare 37 preventivi, 14 misurazioni della sella, 9 prove generali e poi non compravano la bici. Invece adesso la comprano. Sempre». Parole che lasciano il segno. E che fanno riflettere sull’operato di una classe politica sempre più distante dalle esigenze dei cittadini.

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