ACAPULCO PRIMO ATTORE A SINISTRA

Ricordate quel bambino coi capelli rossi e le lentiggini che ha recitato con Pozzetto, Terence Hill e Gigi e Andrea? È il piacentino Giovanni Bagassi. Che ci ha concesso un’intervista esclusiva. 

TESTO: GIANLUCA CATTANEO FOTOGRAFIE: IDEM

Quando si parla di cinema si possono intendere due cose: un luogo dove recarsi per un momento di spensieratezza oppure un mondo. Un mondo fatto di infinite sfaccettature. C’è chi lo ha vissuto come luogo, mentre per altri ha rappresentato un mondo. Poi, però succedono anche cose particolari, come la storia di un nuovo amico della Batusa: Giovanni Bagassi, classe 1973, conosciuto a Piacenza come il Baga. E fin qui tutto pare nella norma. Giovanni, ragazzo cresciutello, dipendente di una multisala in città. Una persona normale in una città normale. Se non fosse per la sua storia d’infanzia. Lui il cinema lo ha vissuto come mondo, quello vero, della commedia all’italiana, quel cinema per il quale abbiamo riso fino a piangere, quel cinema che ancora oggi ci porta a fare battute divertenti e pepate ma non volgari. Tutti ora si chiederanno chi è Giovanni Bagassi, e che cosa ha fatto. Su chi è mi sento di scherzare, e dico con simpatia e amicizia che è un simpaticone che ha mandato la sua folta capigliatura in prepensionamento. Per quel che riguarda il cinema, invece, vi dico che la capigliatura era folta, riccia e rossa, bambino pestifero e lentigginoso. E quel bimbo dell’epoca lo si ricorda, e anche molto bene, come nel film È arrivato mio fratello con Renato Pozzetto, oppure in Acapulco prima spiaggia a sinistra con Gigi Sammarchi e Andrea Roncato, nella versione del 1983 di Don Camillo con Terence Hill. Altre sue interpretazioni sono state in molte pubblicità di metà e fine anni ’80, ad esempio quella dell’Ovomaltina o quella della Benetton. Ora, con la simpatica immagine che sicuramente moltissimi nostri lettori hanno già in testa, quella di quel ragazzino pestifero dai capelli rossi, pubblichiamo integralmente l’intervista che ci ha gentilmente concesso.

Giovanni, quando hai iniziato a recitare?
«Era il 1979. Ed è cominciato per gioco. Mia madre lavorava all’intendenza della di finanza di Piacenza, ma per un periodo fu trasferita nel dislocamento di Milano. Sotto la sede c’era un’agenzia di pubblicità. E un giorno, non sapendo a chi affibbiarmi, mia madre mi ha portato con lei a Milano. E lì mi hanno notato le impiegate dell’agenzia. Ero un bambino con capelli rossi, lentiggini e occhi azzurri. Evidentemente facevo al caso loro. Così hanno chiesto a mia madre se fosse interessata a farmi intraprendere questo percorso e se fossi disposto a posare per alcune riviste pubblicitarie e per la televisione».

Ecco, la televisore. Sino a che età hai recitato? E in quali parti di quali film?
«Ho recitato sino al 1994 per quanto riguarda le pubblicità, con gli ultimi sport della Sammontana e della Panem. Con la televisione, invece, ho smesso qualche anno prima, nel 1985. L’ultimo film in cui ho fatto la comparsa era È arrivato mio fratello con Pozzetto».


E la pubblicità alla quale sei più legato?
«Da bambino quella dell’Ovomaltina. Verso i 20 anni, invece, quella della Panem. dell’Algida. Quest’ultima per un episodio particolare: dovevo restare la parte del tifoso di calcio allo stadio e a un certo punto una ragazza, nel fare la ola, mi ha dato un’unghiata in occhio che mi ha costretto a medicarmi per un paio d’ore. Morale: dieci ore no stop sul set».

Parecchi attori italiani e stranieri che hanno recitato da bambini finiscono spesso per cambiare strada e carriera. Come te lo spieghi?
«Si inizia da bambini perché magari c’è un aspetto estetico che può andar bene per quel periodo. Poi, quando arriva il momento di fare le cose seriamente, frequentando una scuola d’arte drammatica e mettendo in gioco risorse ed energie, la strada si fa in salita. O una persona è intenzionata a intraprendere la carriera di attore o sa che ci saranno un inizio e una fine. Personalmente non ho mai voluto fare le cose a livello professionistico, perché all’epoca non disponevo dei mezzi necessari. Avrei dovuto lasciare la scuola, magari l’Italia. Insomma, avrei dovuto mettere in gioco diversi fattori. Non era facile».

Sei rimasto in rapporto con qualche attore o attrice in particolare?
«A distanza di 7-8 anni dall’ultimo film, parliamo di anni ’90, Pozzetto e Cochi Ponzoni, che avevano aperto una catena di ristoranti, mi avevano mandato l’invito a casa per l’inaugurazione. Un gran bel gesto e un gran bel ricordo».

Di’ la verità: recita meglio un attore o un politico?
«Che domande: sicuramente un politico. Anche se non a differenza dell’attore non dovrebbe essere pagato per recitare».

Lo scorso anno l’Economist ha definito sessiste le commedie sexy all’italiana. Oggi un film come Acapulco prima spiaggia a sinistra, il film con Gigi e Andrea in cui hai avuto una parte, verrebbe in qualche modo censurato in alcune scene?
«La commedia all’italiana fa parte di un’epoca. E rappresenta il tessuto sociale degli anni ’80. È un film in cui sono presenti scene di nudo e battute a doppio senso, ma quello era il periodo dei vitelloni da spiaggia. Non so se oggi verrebbe censurato in alcune sue parti, forse sì, ma attualmente, a mio parere, ci sono programmi televisivi molto più pesanti».

Come mai la cosiddetta commedia all’italiana non esiste più? 
«Da un lato l’Italia si è evoluta. Non ci sono più gli stereotipi presenti negli anni ’80 e ’90. Dall’altro, però, a questa Italia manca personalità. I film italiani non sono più belli o meno belli. Non sta a me dirlo. Ma un film italiano, negli anni ’80, lo riconoscevi dopo una scena. Ora c’è un pacchetto più uniforme. Senza quei personaggi di spicco e quel carattere che all’epoca permetteva alle commedie di diventare cult».

A distanza di 35 anni ti capita di rivedere i film in cui hai recitato?
«Mi capita spesso. E penso agli occhiali rosa che si portavano in quel periodo. Un gran periodo. Erano gli anni dell’ottimismo e della tranquillità. Oggi viviamo in una società molto più iniqua».

C’è un attore con cui hai lavorato che ti è rimasto impresso?
«Possono dirne due?».

Certo.
«Terence Hill, con cui ho recitato nella sua versione di Don Camillo, e Pozzetto. Il primo per la semplicità. Il secondo per la correttezza e la professionalità».

Oggi qual è il tuo rapporto col cinema?
«Faccio la maschera…».

Ma vorresti tornare a recitare?
«Sì. Ma a patto di tornarci con quell’entusiasmo e quella serietà che ha contraddistinto il cinema degli anni ’80».

Nella tua infanzia, a livello di rapporti personali, eri Giovanni il piccolo attore o Giovanni l’amico del cortile?
«Decisamente l’amico del cortile. Mi sono sempre presentato così e ho sempre voluto essere così. Anche perché non avevo un livello tale da necessitare di una vita diversa».

Ultima domanda. La più importante. Giovanni, che fine hanno fatto i capelli rossi?
«Ora, se mi metti due luci, in testa sembro l’aeroporto di Linate».

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