TESTO: MARCELLO ASTORRI; FOTO: INTERNET
Certe esultanze regalano un’emozione per sempre. Ma non solo quelle, anche tutti i rituali copia e incollati dalla serie A alla Terza categoria. Ricordiamo perfettamente quando Pato, dopo ogni gol, si girava verso la tribuna di San Siro facendo il cuore con le mani alla sua compagna. Quella fu una delle esultanze più apprezzate nel mondo dei dilettanti piacentino. Ogni domenica si vedeva il bomber di turno che faceva il cuore alla morosa – imbarazzatissima – seduta in tribuna. Alcuni la morosa non ce l’avevano ma il cuore lo facevano lo stesso. La moda del togliersi la maglietta poi non è mai sfiorita, del resto è impensabile non togliersi la maglietta dopo un gol decisivo in zona Cesarini. Così tocca vedere bomber con la pancia ballonzolante correre verso la torcida di pensionati e morose in visibilio. Una certa difficoltà ci fu quando Martins esultava facendo il salto mortale all’indietro: l’esultanza era troppo bella e andava in qualche modo riprodotta a costo di procurarsi danni permanenti. I bomber piacentini, però, ben consci dei propri limiti fisici, radunavano tutto il coraggio possibile per provarci ma, vedendosela stretta, ripiegavano su di una capriola sbilenca, esattamente come il loro insegnante di educazione motoria gli aveva insegnato alle elementari. Altresì spesso si vedono gesti appartenenti alla sfera della scaramanzia e alla religione. C’è chi indossa sempre i soliti scaldamuscoli, chi entra in campo sempre con lo stesso piede e chi si siede sempre nello stesso posto dentro allo spogliatoio dal suo esordio nei pulcini. I finti salutisti poi sono i migliori perché mangiano ogni domenica la solita tristissima bresaola, annaffiata da acqua naturale a temperatura ambiente perché “fa bene”, anche se la sera prima erano sbronzi al Boeri. C’è chi pensa che mettersi tutti in tondo, appena prima di uscire dagli spogliatoi, ponendo le mani di tutti una sopra l’altra come i quattro moschettieri e subito dopo cacciare un urlo, possa caricare la squadra e portare bene prima della “battaglia”. E non cambia idea nemmeno se prende tre pere a partita. Gente che si fa il segno della croce, all’entrata e all’uscita del campo, anche se non entra con il piede giusto in Chiesa dalla cresima. Alcuni invece recitano preghiere sottovoce, anche se hanno un ventaglio di bestemmie disponibili ben più ampio del celebre Lugaresi di Cesenatico. Come sempre però, quando si parla di gesti ad effetto di bomber piacentini, il vero campione è Jacopo Camozzi (o JC9). Racconta infatti una delle innumerevoli leggende sul suo conto che, quando giocava nel Fiorenzuola, si presentò sotto la tribuna (dopo aver sbagliato un rigore nella partita precedente) con un enorme mazzo di fiori in dono per i suoi tifosi in segno di scuse. Un vero gentiluomo.
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