VITA DI UN LIBRAIO

La libreria Romagnosi ha un disordine prestabilito: se cerchi qualcosa chiedi al titolare Romano Gobbi, che vende libri da più di cinquant’anni e ha scritto poesie mai pubblicate. La sua biografia è pronta da un pezzo: “Ma potranno stamparla solo quando sarò morto”. Ecco la seconda puntata di “Quaderni Piacentini”, la nostra piccola inchiesta sui libri di Piacenza.

TESTO: FILIPPO MERLI

Romano Gobbi ha gli occhiali da libraio. Montatura sottile e lenti spesse, li tiene sul naso quando controlla un catalogo e li appoggia sulla fronte quando deve parlare. Entra un tizio e chiede una copia del “Grande Gatsby” di Francis Scott Fitzgerald, molta tristezza e molto alcol nell’età del jazz. Romano infila gli occhiali e citofona al piano di sotto, dove una delle sue tre figlie provvede alla ricerca. C’è. “Vada pure giù”. Il tizio prende le scale e torna con un biglietto da venti in mano. Alla libreria Romagnosi c’è un disordine prestabilito. Da solo non trovi nulla, se chiedi ti trovano tutto. Vanno al computer, digitano qualcosa, spariscono tra gli scaffali e ritornano col tuo libro. Se non c’è – cosa rarissima – lo ordinano al momento e in un paio di giorni arriva. Ci sono pile di volumi sparse sulla moquette, scalette di ferro per arrivare ai piani alti e interi scaffali suddivisi per case editrici o per tipologia: romanzi, libri didattici, dizionari, enciclopedie, opere su Piacenza, gialli, biografie, volumi di storia, testi sportivi e musicali. Arriva una ragazza con le trecce e le scarpe Nike: “Avete Tre volte all’alba di Alessandro Baricco?”. Purtroppo per lei c’è anche quello. Romano, nel frattempo, si è spostato alla cassa a battere scontrini. “Due minuti e sono subito da te”. Sistema le buste di plastica, controlla che l’apparecchio per il bancomat funzioni correttamente e citofona da basso: “Sali un attimo”. Una delle figlie prende il posto di Romano. “Andiamo pure nel mio ufficio”.

 IL BARBIERE DI ERNESTO PRATI

Per arrivare nel suo ufficio bisogna passare tra persone che danno un’occhiata ai libri in esposizione e altre che segnano titoli su un pezzo di carta volante. L’ufficio è piccolo, c’è un computer fisso, la tapparella abbassata e una sedia di legno. “Accomodati”. Romano prende una biro e inizia a fare piccoli disegni su un foglio bianco. “Più di cinquant’anni tra i libri. Ho cominciato a fare questo lavoro che ne avevo 20, adesso ne ho 76” racconta alla Batusa. “Ho iniziato come libraio ratealista, in pratica vendevo libri porta a porta per Mondadori. La mia zona era quella di Piacenza e provincia e la concorrenza non mancava. Le case editrici che commissionavano lo stesso tipo di lavoro erano diverse, da Einaudi a Feltrinelli. Contemporaneamente mi dedicavo alle gallerie d’arte. Organizzavo mostre di pittori piacentini, da Xerra ad Armodio. Gente strana, i pittori. Eclettica. Facevamo un lavoro d’avanguardia, andavamo controcorrente. E’ stato divertente”. L’idea di aprire una libreria nasce attorno al 1975. Prima alla fine di via Romagnosi, poi all’inizio e quindi in via Verdi. “E infine di nuovo qui, sempre in via Romagnosi, stavolta a metà. Oggi mi divido tra questa libreria e quella di Sant’Antonio. Prima del 2005 le cose andavano bene, poi è inziato il crollo del libro. Adesso si vende poco”. In cinquant’anni passati tra scaffali polverosi e libri di ogni genere, Romano ha conosciuto molti piacentini. “Negli ultimi anni Ernesto Prati, nipote di quell’Ernesto Prati fondatore di Libertà, ogni sabato veniva qui a fare due chiacchiere. Per lui ricoprivo un po’ il ruolo del barbiere: arrivava e mi faceva il terzo grado, voleva sapere cosa si diceva in giro. Tastava il polso. Cercava notizie”.

 VENDO MA NON SCRIVO

Romano , oltre al lavoro di libraio, stampa testi con l’etichetta Lir (Libreria Internazionale Romagnosi) e predilige gli autori locali. “Siamo a Piacenza ed è giusto puntare sui piacentini”. L’ultima che si è inventato – insieme a un gruppo che comprende l’ex preside Luigi Paraboschi e il giornalista Ippolito Negri – è l’Urtiga, un quadrimestrale con articoli di storia, dialetto e cultura. Il libraio Gobbi legge soprattutto libri di storia, in particolare quelli sulla seconda guerra mondiale, e da ragazzo scriveva poesie che non ha mai pubblicato. “Ho provato a scrivere per un po’, ma non ci sono tagliato. Dopo qualche riga mi blocco. No, è meglio che i libri li venda”. Però due autori piacentini hanno scritto la sua biografia, un centinaio di pagine dal titolo scontato: “Libreria Romagnosi”. “E’ pronta da un pezzo, ma non l’ho mai pubblicata. Quando sarò morto, se vorranno, potranno stamparla”. Vita di un libraio.

Qui trovate la prima puntata

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