GLI ULTRAS LO RICORDANO COSÌ

E’ scomparso Marcello “Cello” Bottazzi, storico tifoso del Piacenza che non ha mai mancato una trasferta nonostante fosse sulla carrozzella. “Quella volta che finì in acqua sul traghetto per lo stadio di Venezia, o quando si mise a mo’ di ariete davanti ai vicentini per evitare lo scontro. Abbiamo perso uno di noi” dicono i tifosi della curva Nord. E per domani a Reggio preparano un saluto speciale.

FOTO: FACEBOOK

Il Cello era un ultras. Non ha mai mancato una trasferta, pioggia, ghiaccio, neve, anche se viveva su una sedia a rotelle. Ai tempi della serie A arrivava sul piazzale dello stadio e faceva sempre la stessa domanda: “Gioca Piovani?”. Ieri, prima di andarsene, Marcello “Cello” Bottazzi  ha lasciato un messaggio, riportato dai familiari sul necrologio di Libertà: “Marcello saluta tutti gli amici ultras del Piacenza Calcio”. Aveva 56 anni. Al suo funerale – oggi alle 16 in Santa Maria di Campagna – ci saranno molti tifosi biancorossi. Quelli con cui il Cello ha passato la vita su una tribuna di uno stadio, dietro una bandiera. “L’ultimo ricordo che abbiamo è quest’estate sul piazzale del Garilli, quando abbiamo fatto la votazione per assegnare l’eredità del Piace. Il Cello era molto malato, ma non aveva voluto mancare a un appuntamento così importante” dicono i ragazzi della Sparuta Presenza. “Lo ricorderò sempre come l’essenza della fede biancorossa. Sei stato e sarai sempre uno di noi. Grazie Marcello e alla sua splendida mamma” ha scritto un tifoso sulla bacheca di Facebook della Sparuta.

OCCHIALI APPANNATI E PELLICCIOTTO

“La mamma era sempre con lui. Spingeva la carrozzella per gli stadi, lo accompagnava sul pullman quando andavamo in trasferta. Una donna eccezionale, proprio come il Cello” dice Davide Reboli alla Batusa. “Aneddoti? Tanti, troppi. Una volta eravamo sul traghetto che ci stava portando allo stadio Penzo per la partita col Venezia. A un certo punto ho cominciato a fare finta di buttarlo giù, e fai finta, fai finta, fai finta, nella laguna c’è finito davvero. Rideva come un matto, e noi con lui. Me lo ricordo quando sgommava con la carrozzina elettrica, con gli occhiali appannati e il pellicciotto. Faceva delle curva da paura. Oppure quando veniva con noi al bar Lux e la mamma lo veniva a prendere alle 2,30 di notte”. L’altra storia è quella di Vicenza. La raccontano gli ultras della Sparuta. “Trasferta al Menti.  Amichevole estiva. Il Cello era venuto con l’inseparabile mamma sul pullman con noi. Eravamo una ventina e arrivammo allo stadio in condizioni pietose. Avevamo sciarpe, cuffie e guanti di lana in pieno agosto. Dentro lo stadio ci sistemarono nel settore insieme ai vicentini, con due poliziotti come scorta. All’interno filò tutto liscio, ma fuori i vicentini ci aspettarono nel buio”. Chiude Reboli. “Il Cello si mette davanti a tutti noi a mo’ di ariete e grazie a lui evitiamo lo scontro”.

“CANTEREMO PER LUI”

Domani a Reggio Emilia, prima della partita con la Correggese, gli ultras del Piace saluteranno il Cello a modo loro. “Canteremo anche per lui” dice Davide. “E’ stato un grande tifoso del Piacenza, aveva passione, quella vera, quella che ti spinge a seguire la squadra in casa e in trasferta anche se hai un grave handicap. Il Cello era grande. Un mito. Per Reggio prepareremo qualcosa di speciale per salutarlo e per rendergli onore. E’ banale, ma scrivi che adesso il Cello cammina in un cielo biancorosso. Sì, scrivi così”.

filippo.merli@labatusa.it

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