ADDIO COMPAGNO

Maurizio Mantovani fu il primo studente dichiaratamente di sinistra del liceo Gioia. Segretario della Fiom, si dimise dopo un solo giorno da consigliere regionale in contrasto col Partito comunista italiano. Negli ultimi tempi ha lavorato fianco a fianco con Andrea Paparo, idee diverse e molte cose in comune.

FOTO: INTERNET

Il compagno Mantovani è morto ieri a 64 anni. Da giovane portava gli occhiali con le lenti scure ed è stato il primo studente dichiaratamente di sinistra del liceo classico Melchiorre Gioia. “In questo è stato un capofila, con una cifra politica e intellettuale che ha segnato tutta la sua vita” ha detto Carlo Berra a PiacenzaSera. Maurizio Mantovani fu un politico, un operaio e un sindacalista (segretario della Fiom) cresciuto nel Psiup, il partito che venne costituito dalla scissione del Partito socialista. Fu un compagno col dolcevita e la giacca di velluto che nel 1980 fu eletto consigliere regionale dell’Emilia Romagna per il Partito Comunista Italiano, o Pci, e si dimise in giorno dopo in contrasto con l’apparato del partito. I vecchi amici parlano di lui come un puro, un onesto, un idealista. “Pane e politica, vivevo più con lui che con le mie fidanzate” ha raccontato Giacomo Ercoli a Libertà. Negli ultimi tempi il compagno Mantovani era entrato in Provincia, dove si dedicava alle Politiche del lavoro. Si trovava spesso fianco a fianco con Andrea Paparo, assessore provinciale al Lavoro ed ex candidato sindaco per il Popolo della Libertà, o Pdl. Avevano idee diverse, ma la politica non si mise mai in mezzo. “Mantovani – dice Paparo alla Batusa – era una persona libera”.

LA BANDIERA LISTATA  A LUTTO

“Mi prendeva in giro, diceva che era più a destra di me” prosegue Paparo. “Spesso ci trovavamo su posizione diverse, ma alla fine avevamo sempre qualcosa in comune. Scherzavamo sulla politica attuale, ma quando approfondivamo il discorso, quando l’analisi diventava specifica e seria, entrambi concordavamo sul fatto che ci fosse stato bisogno di un passo avanti, di andare oltre nelle cose delle politica”. I coccodrilli del compagno Mantovani sono densi di liquorosa retorica sul Sessantotto, sugli anni di piombo e su un modo di fare politica che non esiste più. “Con lui – dice ancora Paparo – la retorica non serve. Personalmente, nelle nostre lunghe chiacchierate, mi ha insegnato tantissimo”. Ultimamente avete parlato anche di primarie del Pd? Di Renzi e Bersani? “Discutevamo di temi un po’ più solidi, sì, diciamo così”. Nell’80 Mantovani si dimise dopo un solo giorno da consigliere regionale. Oggi, tra scranni e poltrone, una cosa del genere è impensabile. “Ma lo era anche allora. Fu un gesto anticonformista, anche se a Mantovani questa definizione non sarebbe piaciuta. Indipendentemente dall’ideologia, penso che la sua testimonianza debba essere un esempio”. La salma del compagno Mantovani è esposta nella camera ardente davanti al cimitero. Accanto al feretro ci sono due bandiere: quella italiana e quella della Camera del Lavoro listata a lutto.

filippo.merli@labatusa.it

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