FANTE DI COPPE

Oltre alle donne e al vino c’è il gioco della briscola. Nei bar di quartiere vecchi signori con i maglioni in naftalina si giocano l’onore. E quando perdono una partita si mettono a leggere la pagina dei morti per tirarsi su il morale: c’è qualcuno che sta peggio. Ecco l’ultima puntata di “Vai col liscio”.

briscola

TESTO: FILIPPO MERLI; FOTO: IDEM

Quello nell’angolo lo chiamano Figonfi. “Ha più culo che anima”. Figonfi ha la faccia rossa ed è concentratissimo. Si sta giocando il caffé e stavolta il giro non si è messo bene. “Strozza, perdio!”. Ma il suo compare, giacca che odora di naftalina e calze corte su scarpa scamosciata, non ha in mano niente. “Dài là, ma come si fa?”. I bar di quartiere ospitano i giocatori più accaniti, quelli che se perdono la partita si mettono a sfogliare la pagina dei morti e si tirano su il morale perché in fondo c’è qualcuno che sta peggio. Basta girare un po’ di bar per capire che la briscola è molto più di un semplice gioco. E’ gloria, onore, rispetto. Sotto al bancone i proprietari tengono cinque o sei mazzi di carte piacentine e qualche altro da ramino. Nella sale grandi e illuminate dai neon, le sale della briscola, quelli come Figonfi – che incontriamo in un bar nella zona di via Manfred – si giocano molto più di un semplice caffè. Lo avviciniamo e sbirciamo le sue carte. Un errore imperdonabile. “Uè, no che poi suggerisci”. Nei bar di quartiere, poco prima dell’ora di pranzo, c’è la classica atmosfera da bar. Profumo di toast mischiato al vino, televisione a basso volume, odore di carta di giornale. “Vai liscio!”. Il compare di Figonfi non ha problemi. Esegue alla lettera e cala il due di denari. I giocatori si guardano negli occhi e cercano di leggersi nel pensiero a vicenda. Chi ha l’asso? Chi ha il tre? “Il gioco delle carte – dice un signore tra una partita e l’altra – è al settanta per cento fortuna. Il resto è bravura”.

NON RACCONTIAMOCI STORIE

Si sente un tintinnio prolungato. E’ un tizio sulla sessantina che si sta facendo una partita al flipper dei Soprano. Segue il movimento della pallina col bacino, ondeggia, piega le ginocchia, si sporge in avanti. “Quando senti un urlo furibondo – dice un signore mentre mangia noccioline  – vuol dire che qualcuno ha sbagliato carta”. Torniamo al tavolo. Chiediamo a un tizio con la giacca rossa se oltre al caffè ci fanno su anche un bicchiere. “Io no, non tocco un goccio da diciannove anni. Però c’è anche chi si gioca il bianco, certo. Adesso scusa, stiamo ricominciando”. In mezzo al tavolo c’è il blocchetto con gli appunti e una Bic col tappo mangiucchiato. Dev’essere opera di qualche giocatore con i nervi tesi. “Figonfi! Vai liscio!”. In alcuni bar si va avanti a giocare fino a notte fonda, quando gli occhi si chiudono per il sonno e il vino. Nelle sale della briscola non ci sono donne. La briscola è un gioco per veri uomini. Qui si fa sul serio e la pausa per la sigaretta è solo un pretesto per parlare della partita appena conclusa e di quel paraculato di Figonfi. “Faccio un paio di tornei a settimana” dice alla Batusa un vecchio signore con pochi capelli mente mischia le carte. “Vinco qualche bottiglia, qualche forma di grana. Potrei dirti che lo faccio per divertimento, che è un passatempo come un altro, ma non voglio raccontarti storie. Gioco per vincere, come gli altri. E quando perdo m’innervosisco talmente tanto che non parlo più neanche con mia moglie. Quando arrivo a casa a mani vuote sa che deve girare al largo”. I giocatori più accaniti distribuiscono le carte in modo maniacale, hanno riti specifici, piccola scaramanzie come sedersi sempre nello stesso posto o tenere il bicchiere sulla destra. La radio passa un vecchio pezzo di Ricchi e Poveri. Figonfi canticchia mentre sfila le carte facendo attenzione che il tizio accanto a lui non veda. La briscola è bastoni. Lui ha già asso e re.

P.S.: un lettore attento ci ha segnalato che ci siamo dimenticati di parlare dei segni, fondamentali nel gioco della briscola. Ha detto che è normale se non abbiamo notato nulla, perché i giocatori professionisti sono rapidissimi e non devono farsi sgamare. Tra i segni, l’attento lettore ci suggerisce le labbra a mo’ di bacio (asso) e gli occhi al cielo (re). Bene, ora dovrebbe esserci tutto.

Qui trovate la prima, la seconda e la terza puntata

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