LA FISARMONICA DELLO ZINGARO

Costantin suona canzoni di Natale e vecchi pezzi di Toto Cutugno tra il Corso e via XX Settembre. E’ nato nella città di Stalin, ma a lui importava solo la musica di un compositore triste. “Non vado a Milano perché ormai qui la polizia mi conosce, sa che non faccio casino e mi lascia in pace”. Ecco la terza puntata di “Fuorilegge”.

COSTANTIN

TESTO: FILIPPO MERLI; FOTO: IDEM

Costantin spaccia un vecchio pezzo di Toto Cutugno per un valzer rumeno. “Senti qua…”. Sfila i guanti di lana con un buco all’altezza dell’indice, porta le mani nude alla tastiera e inizia a suonare la fisarmonica. “Questa è una canzone tipica della mia terra”. Questa è Solo Noi di Toto Cutugno. “Uhm, sì, Toto Cutugno è molto famoso in Romania”. Costantin dice di essere rumeno e certamente lo è. E’ uno zingaro che si paga da bere suonando una fisarmonica tedesca di marca “Verdi” ereditata dal padre. “Me la regalò molti anni fa, vale 200 o 300 euro, ma non la venderei nemmeno se morissi di fame”. Il giro è sempre lo stesso: via XX Settembre, Piazza Cavalli, Corso Vittorio Emanuele e ritorno. Costantin suona canzoni di Natale e brani di musica classica riconoscibili a orecchio. Ha imparato a suonare da solo, senza diapason e pentagrammi, e qualche stecca è comprensibile. “Non avevo i soldi per studiare musica, così ho dovuto fare tutto per conto mio. Ascoltavo, interpretavo e riproducevo le note in modo che formassero qualcosa di molto simile al pezzo che avevo appena sentito”. La vita del suonatore ambulante inizia con un bicchiere di vino bianco. “Ho un solo maglione, un solo paio di pantaloni e queste scarpe. L’unico modo per scaldarmi è farmi un goccio ogni tanto”. Costantin entra al Caffè della Piazzetta, sul Corso, appoggia  la fisarmonica per terra e ordina un bicchiere di Ortrugo. Non sarà champagne, ma è pur sempre qualcosa che assomiglia al vino. “Sono qui da sei mesi, in Romania non trovavo lavoro” dice Costantin alla Batusa. “L’ho cercato anche qui, ma niente. Così per mangiare suono la fisarmonica”.

COPPIE ANNOIATE, VETRINE DIVERSE

Costantin suona quattro o cinque ore al giorno nei punti strategici del centro: nelle vie di passaggio, nelle piazze, appena fuori dai negozi con lunghe file alla cassa. Dice di guadagnare circa 20 euro al giorno. Bastano per un paio di pasti caldi e qualche bicchiere. “Il freddo è insopportabile. Riesco a suonare per cinque minuti, poi devo mettere le mani in tasca”. Costantin è nato a Brașov, una metropoli rumena di oltre 200mila abitanti che durante il regime comunista assunse il nome di Orașul Stalin, la città di Stalin. Ha cominciato a suonare davanti a una vecchia stufa a legna, più che altro brani di Gheorghe Dima, un compositore triste originario della sua stessa città. “Mia moglie e mio figlio – racconta – sono ancora là. Ogni tanto mando loro qualche soldo. Pochi, purtroppo. Sono venuto a Piacenza perché conoscevo un amico che mi ospita a casa sua, altrimenti non saprei neppure dove dormire. E’ già tanto se mangio due volte al giorno”. Una di quelle vecchie frustrate che non vedono un uomo da decenni e la pensano come Mario Borghezio ti farebbe una domanda molto semplice: ma andare a lavorare no? “Eh, ci ho provato, ma non ho trovato nulla. Credi che mi piaccia fare dieci chilometri al giorno con una fisarmonica appesa al collo?”. Passa una volante della polizia. Percorre lentamente il Corso e svolta a destra. “La polizia – dice Costantin – non mi dice nulla. Ormai mi conoscono, sanno che non faccio casino e mi lasciano suonare. Questo è un altro dei motivi per cui non vado a suonare, che so, a Milano. Sarebbe più logico dato che ci sono più persone e il guadagno sarebbe maggiore, ma là gli sbirri non mi conoscono e mi farebbero certamente delle storie. In fin dei conti sono un suonatore ambulante, un abusivo, anche se non faccio nulla di male a parte sbagliare qualche nota per colpa del freddo”. Davanti al Bar della Piazzetta passa una coppia annoiata, i tizi non si parlano e osservano vetrine diverse. Una bambina con gli stivali di gomma guarda Costantin con diffidenza, perché dagli zingari, dice la mamma, non bisogna accettare le caramelle.

Qui la prima e la seconda puntata di “Fuorilegge”.

Share

Be the first to comment on "LA FISARMONICA DELLO ZINGARO"

Leave a comment

Your email address will not be published.


*


Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi