CALCETTO SUL TETTO

Sei operai di Atlantis hanno detto alle mogli che andavano a giocare a calcetto, invece hanno preso uno striscione e sono saliti sul tetto dello stabilimento di Gropparello a protestare per la chiusura dell’azienda. Hanno passato la notte accanto ai comignoli e non si muovono. Forse stanno aspettando Carlo Pallavicini.

ATLANTIS

FOTO: INTERNET

Hanno detto alle mogli che andavano a giocare a calcetto. Le mogli devono aver pensato all’amante, invece poco dopo hanno scoperto che i loro uomini erano sul tetto di uno stabilimento a protestare. La scusa del calcetto è ottima, una partita dura un’oretta, poi tra doccia e tutto il resto ne passano anche un paio. Le mogli, se non avessero letto Libertà e i siti internet, non sarebbero mai venute a sapere nulla della manifestazione. Il problema è che i dipendenti di Atlantis hanno trascorso la notte sul tetto e oggi sono ancora lì. Le mogli devono aver pensato che l’arbitro aveva esagerato col recupero, poi sono state avvisate e sono andate a controllare di persona. I loro mariti erano là in alto e reggevano uno striscione delle Rappresentanze Sindacali Unitarie, o Rsu, con scritto “la fabbrica non deve chiudere”. Non si muovono da ieri pomeriggio e i giornalisti di Libertà, per intervistarli, hanno dovuto usare il telefono. “Siamo su un tetto di lamiera molto scivoloso – ha detto Maurizio Piazza, uno dei sei lavoratori impegnati nella protesta – e fa molto freddo, forse fa più freddo di giorno che di notte. E’ un’azienda che ho visto crescere e mi spiace che finisca così. Ieri dopo l’assemblea abbiamo deciso di salire sul tetto, lo facciamo perché vengano rispettati i nostri diritti e siamo pronti a rimanere qui finché non avremo ottenuto ciò che ci spetta”.
Il cantiere navale di Sariano di Gropparello rischia di chiudere i battenti, e i lavoratori che rischiano il posto non ci stanno. Hanno organizzato tavoli, hanno pregato insieme, e ora hanno indetto lo sciopero generale portando la protesta nel punto più alto dello stabilimento, accanto ai comignoli. “Siamo pronti a salire sul tetto con loro” hanno detto i familiari dei manifestanti. Che guardano in su e aspettano un segnale per raggiungere gli operai, che non hanno la minima intenzione di scendere. Forse stanno aspettando Carlo Pallavicini, il consigliere di Rifondazione Comunista che di solito quando c’è di mezzo una manifestazione non manca mai. Ma Che Guepalla non si vede. Lo abbiamo chiamato e gli abbiamo chiesto perché non è sul tetto. “Ho un esame nei prossimi giorni, devo studiare” dice Pallavicini alla Batusa. “Comunque sono presenti i ragazzi del Network Antagonista Piacentino e di Rifondazione Comunista”. Uhm. Un esame eh? Non è che ti sei imborghesito e avevi paura di prendere freddo? “No no, assolutamente. Se quando ho dato l’esame sono ancora lì, vado”. Promesso.

scrivania@labatusa.it

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