EPITAFFIO DI UNA BATUSA

Le iniziative delle Poste italiane ci piacciono da morire. Così, appena abbiamo letto che per la festa della donna le Poste hanno indetto un concorso di poesia dedicato alle donne famose di Piacenza, abbiamo subito incaricato Nereo di buttare giù due versi. Prima ha pensato a Fiordaliso e a Giliana Gilian, poi ha scelto la Batusa intesa come donna di una volta, grande lavoratrice e un po’ pettegola. Ecco la sua poesia.

batusa - Copia

Le iniziative delle Poste italiane ci piacciono da morire. Così, appena abbiamo letto su Libertà che per la festa della donna era possibile scrivere una poesia su una famosa donna piacentina, abbiamo subito incaricato Nereo di buttare giù qualche verso in rima. “La festa della donna – ha scritto Libertà – può rappresentare un’occasione per raccogliere un pensiero, un ringraziamento per una donna famosa che ha lasciato il segno o fatto la storia e alla quale i piacentini desiderano dedicare la ricorrenza dell’otto marzo: questa è la traccia dell’iniziativa promossa dalla filiale locale di Poste Italiane che per il terzo anno invita i cittadini a cimentarsi con l’arte della scrittura per rendere omaggio alle figure femminili”. Gli scritti saranno selezionati da una giuria di poetesse piacentine e saranno pubblicate domani su Libertà. Trovare una famosa donna piacentina non è stato facile: Nereo ha pensato a Fiordaliso e Giliana Gilian, ma alla fine ha optato per la batusa intesa come bottonaia e come donna di una volta, lavoratrice infaticabile e un po’ pettegola. Ecco la poesia che Nereo ha spedito alle Poste:

EPITAFFIO DI UNA BATUSA (Bottonaia piacentina)
di Nereo Trabacchi

Nella Piazza trai cavalli,
e fin su oltre le valli,
la Batusa mi chiamavano:
dato che, persino agli accattoni
cucivo indosso i miei bottoni.

Ora che sono dipartita,
dall’alto osservo divertita
chi per questo mi canzonava,
quando la mia lingua ancora favellava…

Ero piacentina già del sasso,
con le mie chiacchiere sfuggenti,
simili alle piume perse da angeli inesistenti.
Non che questo spaventi la mia fede,
ma ora qui non ho orecchie
da inseguire come prede.

Di origliare nelle case dei miei concittadini
mi devo accontentare,
e per-Bacco di un dio di-Vino,
quante ne avrei da raccontare.
All’esterno dei loro muri
bravi e intenti ad apparire,
quel che vorrebbero far credere di essere
fino al momento di morire.

Siam nell’era della psiche,
che come una chimera
il necessario ci fornisce.
Sesso, gioia, sonno e spasso;
tutto e subito se una pasticca
giù in gola ci si ficca.

Date retta alla Batusa:
madre, moglie e piacentina;
voi pensate sia scienza,
ma è solo una scemenza,
trattandosi di sintetica indulgenza.

Non perdete altro tempo,
abbandonate ogni finzione
e ingollate la più vecchia medicina piacentina:
regalate quattro gossip,
sia al vento, sia alla vicina.

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1 Comment on "EPITAFFIO DI UNA BATUSA"

  1. Pur essendo parmigiana,
    darò retta alla Batusa.
    Seguirò il suo prezioso consiglio,
    come tra buone amiche, si usa.
    🙂

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