Ieri Giorgio Lambri, giornalista di Libertà, ha scritto un lungo editoriale sulla nascita del primo telefono cellulare. In poche ore a Piacenza è saltato il ripetitore della Vodafone e ha chiuso la sede di Telecom. Speriamo che Giorgio Lambri non scriva mai un editoriale sulla Batusa, altrimenti siamo fottuti.
TESTO: FILIPPO MERLI; FOTO: ARCHIVIO DI FACEBOOK DI G. LAMBRI
La foto di Giorgio Lambri col cappello da gringo era nel nostro archivio da un pezzo. L’avevamo “presa in prestito” dal suo archivio di Facebook e aspettavamo solo l’occasione giusta per poterla pubblicare. L’occasione finalmente è arrivata. Quello che è accaduto ieri e che riguarda Giorgio Lambri, però, va oltre ogni concezione razionale (quasi come il cappello da gringo), supera le barriere del caso e diventa materiale per Nicole Pelizzari di “Mistero”. Ecco i fatti. Ieri Giorgio Lambri era in vena di telefoni. Non sappiamo il motivo, dev’esserci di mezzo Parigi. Fatto sta che il giornalista di Libertà ha scritto un lungo editoriale sulla ricorrenza della nascita del primo telefono cellulare, inventato da un pezzo grosso della Motorola, Martin Cooper, il 3 aprile 1973. Lambri racconta tutta la storia dal principio, con tanto di aneddoto di Cooper che gira per le strade di New York con uno strano aggeggio, “grande quanto una scarpa, dal rozzo design, pesantissimo, con una tastiera antidiluviana”, e a un certo punto telefona all’amico e rivale della Bell Laboratories, Joe Engel, per dirgli “siamo arrivati prima noi”. Il pezzo è stiloso, dettagliato, parte dall’invenzione del cellulare e arriva alla generazione dei “tvb”, analizza la statistica secondo cui in Italia il 97 per cento degli abitanti è in possesso di un telefonino ed elenca alcune regole, per esempio “utilizzare l’auricolare per diminuire l’effetto delle onde elettromagnetiche” e “non tenere il cellulare acceso negli ospedali”. Ce lo siamo letto tutto d’un fiato e abbiamo riso con la barzelletta britannica dei due manager al pub che chiude il pezzo.
NON C’È CAMPO
Qualche istante dopo abbiamo fatto il solito giro di ricognizione su internet per vedere se Piacenza24 aveva qualche bomba delle sue, ma c’èrano solo notizie di ordinaria amministrazione. Così siamo andati nell’unico posto in cui un giornalista dovrebbe cercare storie, il bar, e appena siamo entrati abbiamo sentito un tizio che imprecava contro il suo telefonino. Lo spegneva, lo accendeva, staccava la batteria, beveva un sorso di Aperol Soda, riattaccava la batteria e intonava una litania funebre, “non c’è campo, non c’è campo, è andato, è morto”. Poco dopo una bestemmia che veniva dal profondo del cuore ha attirato la nostra attenzione. Ci siamo girati e abbiamo visto un altro cliente che inveiva sul cellulare con frasi poco gentili. Lì per lì non abbiamo pensato a nulla e siamo tornati davanti al computer, precisamente su PiacenzaSera. Tra i vari titoli sulla homepage ce n’era uno che diceva “Linee Vodafone in tilt, disagi a Piacenza”. Abbiamo ripensato ai tizi del bar – che evidentemente erano clienti Vodafone – e siamo andati a fondo. L’articolo diceva che gli utenti della Vodafone erano rimasti con gli smartphone in panne a causa di un problema “diffuso che sarebbe stato risolto al più presto”, come promesso dall’azienda. Probabilmente qualche ripetitore era rimasto vittima di un guasto, il tempo di ripararlo e tutti i clienti Vodafone sarebbero tornati a telefonare. Ma dopo un’oretta PiacenzaSera ha comunicato che linee erano ancora bloccate e che i disagi sarebbero proseguiti fino a oggi. Lì per lì non ci siamo andati su, e siamo andati sul sito di Libertà.
ILLUMINAZIONE
Questa volta ci siamo soffermati sulla notizia della chiusura della sede di Telecom di Piacenza. “A rischio – scriveva Libertà – ci sono i posti di lavoro di 36 donne che prima verrebbero messe in mobilità e poi trasferite a Milano”. Il pezzo proseguiva con una nota della Cgil che parlava di “politica aziendale scellerata” e annunciava un incontro con gli assessori al Lavoro e alle Pari opportunità della Provincia in programma questa mattina. Quando siamo arrivati alla fine dell’articolo siamo usciti a fumare una sigaretta. E lì, come per incanto, la nostra mente ha unito le due cose, il guasto alle linee Vodafone e la chiusura della sede di Telecom. Mah, che strano, in un giorno solo salta il ripetitore della Vodafone e chiude Telecom… Uhm… L’editoriale di Lambri! Proprio nel giorno in cui il giornalista di Libertà ricorda l’invenzione del cellulare migliaia di piacentini sono rimasti isolati e l’unico ufficio di Telecom della città ha chiuso i battenti. Coincidenza? Mistero? Impossibile stabilirlo. Speriamo solo che Giorgio Lambri non scriva mai un editoriale sulla Batusa, altrimenti siamo fottuti.
Giorgio è un mito.
Quando andrà in pensione, offritegli un contratto di consulenza..
Sono certo che darà un tocco transalpino di spessore..