QUELLA FOTTUTISSIMA SOGLIOLA

Un articolo di Libertà ci ha fatto rivivere l’incubo della mensa scolastica, con l’acqua del rubinetto nelle brocche di plastica, il pane bagnaticcio e per secondo sempre la solita fottutissima sogliola.

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FOTO: INTERNET

Quella non era una sogliola. Era uno schifo. Sapeva di plastica, di petrolio grezzo. Non era pesce. Era Vinavil. Un articolo di Libertà ci ha fatto rivivere l’incubo delle mensa scolastica. Non ci pensavamo più da un pezzo, eravamo risusciti a dimenticare la sogliola, ma ecco che Libertà parla di mense scolastiche – che fortunatamente oggi sono più fornite di quelle dei nostri tempi – e ci torna in mente tutto. Alle elementari e alla medie non facevamo il tempo pieno, ma un paio di volte alla settimana ci toccava. Suonava la campanella, avevi una fame bestiale perché all’intervallo avevi solo una focaccina col prosciutto (metà te la fregavano i bulli che a 24 anni erano ancora in seconda, l’altra metà andava distribuita ai tuoi compagni di classe, “me ne dai un pezzo?”, e toh, piccolo rompicoglioni denutrito). Si facevano le scale in fila per due e si entrava in sala mensa. Odore di cloro e candeggina. Tavoli senza tovaglia. Cuoche coi pentoloni. Ecco che cosa provava un detenuto. Poi ti sedevi nei tavoli circolari con le sedie dei sette nani e andavi a prendere il pane. Il pane aveva una particolarità: era sempre bagnato. Chissà perché. Poi andavi a prendere l’acqua del rubinetto. Liscia, dal dolce retrogusto di zolfo e calcare. Nelle brocche colorate, dio mio. I bicchieri erano vecchi, graffiati, anni ’50. Poi arrivava la cuoca con questa pentola gigantesca. Minestrina in brodo senza sale, la stessa che mangiavi quando eri un poppante. E per secondo: sogliola. Sempre. Abbiamo mangiato più sogliole a scuola che in tutta la nostra vita. Dovevano avere un allevamento di sogliole nel ripostiglio della palestra. Oggi non riusciamo neanche più a vederle nei documentari, le sogliole. Vorremmo prendere tutte le cuoche di allora e ingozzarle di sogliole per due anni di fila per fargliela pagare. Avevano letto da qualche parte che la sogliola faceva bene al cervello perché c’era il fosforo, le solite invenzioni dei giornali, dato che non ci risulta che un nostro ex compagno di classe abbia vinto il Nobel della fisica. Gran finale: mela di cera o pera di gomma. Fine del pranzo. Ora, ripensandoci a distanza di anni, capiamo perché assistevamo a manifestazioni di gioia sfrenata quando c’era la pizza surgelata. Agli studenti del tempo pieno non doveva sembrare vero, dopo una settimana di sogliole. Il bello è che c’erano dei nostri compagni di classe che si sfondavano, chiedevano il bis, il tris, mangiavano tutto. Poveracci, chissà che cosa cucinavano le loro madri per mangiare così di gusto le sogliole della mensa. Signora cuoca, che c’è di buono oggi? “Sogliola”. E domani? “Sogliola”. Fottutissima sogliola.

filippo.merli@labatusa.it

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