JO SQUILLO

nokia

TESTO: NICOLÒ PREMOLI; FOTO: INTERNET

C’erano una volta i cellulari che servivano solo a telefonare, inviare brevi sms e  le “faccine” made in Nokia; c’era una volta lo squillo. Quando i semafori erano ancora padroni della viabilità piacentina e in via Venti il business delle cover tarocche era fiorente, lo squillo assurgeva al rango di strumento di comunicazione universale: poteva volere dire tutto come niente. Quando c’era lo squillo smartphone e Whats App ancora non esistevano e sapere se il destinatario (variabile dall’amico dei giardinetti alla ragazza della penultima fila che proprio non voleva saperne di un gelato alla Boutique) aveva letto il nostro messaggio infarcito di equilibrismi lessicali per rispettare il tirannico limite dei 140 caratteri era impresa difficile. La domanda fondamentale del teenager era una ed una soltanto: “Avrà letto il messaggio?”. A questa domanda non si poteva rispondere: sì, c’era il “report”, ma il messaggio sarebbe costato il doppio e praticamente nessuno lo utilizzava mai, tanto meno a 14 anni. A questo punto scendeva in campo il peggior nemico dello scatto alla risposta, lo squillo: si scorreva la rubrica fino al nominativo dell’infingardo amico/primo amore e si premeva sulla cornetta verde facendo ben attenzione a premere quella rossa appena sentito il classico “tuut”. Il tutto si giocava sul filo dei decimi di secondo: poteva infatti capitare che dall’altra parte fosse in corso una tribolata partita di Snake (ovviamente a livello di difficoltà massimo per non passare da pivelli) e per inerzia si premesse sul tasto verde accettando di conseguenza la chiamata,  cagionando così nell’impudente amico la perdita dei pochi centesimi sapientemente risparmiati fino a quel momento proprio per fare gli squilli.
In seguito allo squillo si potevano ottenere tre differenti risultati: l’agognata risposta al messaggio, il silenzio tombale o uno squillo di risposta. Inutile dire che la prima ipotesi era la meno probabile visto che spesso il destinatario non disponeva di credito sufficiente per rispondere o più drammaticamente l’amico dei giardinetti stava limonando di brutto sul Facsal con la fantomatica ragazza della penultima fila. Lo squillo di risposta era il segnale più controverso: il più delle volte significava, mestamente, che non si disponeva di sufficiente credito per rispondere, ma talvolta poteva equivalere ad una risposta affermativa se si era soliti scrivere nei messaggi “se è ok fammi uno squillo” o se si era legati da un vincolo di telepatia. Ma lo squillo era solo conseguenza di un sms senza risposta? No, certo che no. Gli squilli avevano altri mille significati, alcuni dei quali rimasti ancora indecifrati. Uno squillo poteva coglierti all’improvviso e permetterti di fantasticare quando arrivava dalla ragazza del cuore o magari da un fantomatico numero sconosciuto (che poteva essere la ragazza di cui sopra o qualche buontempone che si era scordato di togliere il numero privato dalle impostazioni). Poteva equivalere ad un pensiero nel bel mezzo di una disequazione di secondo grado o ad una pesante distrazione durante un uno contro uno alla Playstation.
Lo squillo, nonostante il largo utilizzo, non riuscì quasi mai a dipanare il pesante dubbio “avrà letto il messaggio?”. Mi piace pensare che un ragazzo qualsiasi, che ancora oggi aspetta una risposta al suo messaggio (nonostante decine di squilli), abbia studiato ingegneria informatica e programmazione per creare Whats App e la trappola del “visualizzato in tal giorno alla tal ora” trovando finalmente una soluzione al fatidico dubbio e condannando amanti e amici a rispondere prontamente per sfuggire a litigi. Oggi lo squillo è andato in pensione, sono in pochi ad utilizzarlo e senza la magia di un tempo (“ti faccio uno squillo quando sono sotto casa tua”). Le paranoie in compenso non vanno mai in pensione e la domanda di ogni teenager è soltanto cambiata: “perché hai visto il messaggio e non rispondi, sei incazzato o stai limonando?”. Morale della favola: si stava meglio quando c’era il Burgy.

Share

Be the first to comment on "JO SQUILLO"

Leave a comment

Your email address will not be published.


*


Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi