TIKI TAKAR

Si sa, il calcio dilettantistico riserva spesso degli spunti degni di nota anche per categorie ben più importanti ed ambite. Basti pensare alle spazzate in direzione tribuna della difesa ben replicate da Chiellini ed a qualche tacchettata del tutto gratuita celebrata da Felipe Melo alla prima occasione utile.
Sui campi di prima, seconda e terza categoria però il buon gioco spesso latita. Sì, talvolta c’è chi si traveste da Messi piazzando dei gol impossibili o dribbling secchi ma non è certo la regola. E’ un’eccezione che farà parlare della prodezza per almeno una settimana al bar del paese. E gasare a più non posso l’autore del prodigio che per l’occasione raddoppierà la quantità di gel in testa. Un’eccezione che ben difficilmente sarà replicata prima della fine del campionato ed, in alcuni casi, della carriera.
Capita quindi che ci si debba adattare ad un gioco semplice, genuino. Passaggi corti, magari in orizzontale come vanno tanto di moda nell’Inter di Mancini. Uno stile pulito che fa del 4-4-2 il cardine su cui costruire la formazione. Indipendentemente dagli uomini a disposizione e dai loro ruoli naturali.
Domenica a Borgonovo tirava aria di derby. Un’aria fredda accompagnata dalla pioggia, grande assente degli ultimi mesi. Il campo non se la passava affatto bene con la lunetta del centrocampo dispersa sotto una pozzangera e le aree tagliate a metà da rigagnoli fangosi e molesti, soprattutto per i portieri di Borgonovese e Valtidone.
Non era certo il momento di carezzare palloni con le “tre dita”, di provare tocchi e tacchi di fino. Quando il pallone si impregna d’acqua le traiettorie diventano del tutto imprevedibili e anche il passaggio di piatto rischia di trasformarsi in una palla persa con conseguente contropiede. Il calcio dilettantistico però ha trovato la soluzione anche a questo problema. Sono servite decine e decine di domeniche tra scivoloni, calzettoni tinta mota e magliette da buttare. Ma alla fine, dopo i tanti “giocala” e “tira” dagli spalti, si è giunti ad una soluzione.
Se il Barcellona ha il «tiki-taka», il calcio dilettantistico piacentino ha forgiato uno stile di gioco del tutto inedito che non colpisce per la sua spettacolarità ma per la concretezza dura e fredda come i tacchetti di ferro.
È bastato aggiungere una “r” per cambiare le carte in tavola, per creare il «tiki-takar: s’at ghe la balla tè, igh l’hann mia i’ätar». In gergo calcistico corrente potrebbe essere tradotto come “possesso palla a più non posso che almeno lo 0-0 lo portiamo a casa”. Altro che falsi nueve, e fitte trame di passaggi. Secondo i dettami del “tiki-takar” il passaggio non può che essere effettuato in orizzontale con il destinatario del pallone che deve “andare incontro” senza indugio alla sfera. Qualsiasi colpo di tacco è bandito, così come ogni velleità di trequartismo estroso. Nella malaugurata ipotesi di palla persa, il tackle è l’unico modo per riconquistarla. L’unico modo per portare a casa pallone e pure qualche “animale” dal pubblico ospite. Dopotutto, come ogni innovazione il “tiki-takar” spaventa.
Soprattutto un pubblico dal palato sopraffino come quello dei campi di provincia. Intanto però il pallone gli altri non ce l’hanno e nessuno ha fatto gol. Ha vinto lo spettacolo della semplicità.

TESTO e FOTO: NICOLÒ PREMOLI 

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