LA LEGGENDA DEL FINTO BEVITORE

Il tempo moltiplicato per lo spazio fa miracoli.
Gli esseri umani sostituiscono i loro dispiaceri
con altri dispiaceri, tutto qui.

(“Il giornale invisibile”, Sergej Dovlatov).

Tutto dipende dall’amore. Anche le calze. «Era proprio necessario?», chiede alla moglie un tizio con le calze a rombi che, evidentemente, gli procurano qualche fastidio di troppo. «Lo sai che a Capodanno bisogna mettere qualcosa di nuovo», risponde lei mentre si agita sulle note della canzone che proviene dal palco. Sono le 23,30 e in Piazza Cavalli ci sono centinaia di persone (16mila per il Comune, 12 per la questura). Nel pomeriggio, l’assessore al Commercio di Palazzo Mercanti, Katia Tarasconi (KT), ci aveva avvisato con un post su Facebook: «Maglietta termica, guanti, sciarpa, scaldini, stivali… Tutto pronto! Ci vediamo in Piazza Cavalli per gli auguri!». Che ci sarebbe stato freddo, insomma, si sapeva. Ci siamo preparati anche noi: calzamaglia “Yanoir” di colore nero molto simile a quella che indossammo 24 anni fa per interpretare un cosacco nella recita dell’asilo San Raimondo dedicata al Casatchok, mutande rosse “Lovable man” perché in fondo siamo un Paese legato alle tradizioni, due cuffie, tre dolcevita, due paia di guanti.
Perdiamo la prima mano (la destra) intorno alle 23,45. E’ lì, tutta rossa, non si muove. E’ il prezzo del touchscreen: senza i guanti apposta, per fare le foto col telefono devi usare le mani nude. In Piazza ci sono donne con la pelliccia, uomini con strani copricapi, irriducibili venditori di rose e ragazzini che fanno scoppiare qualche petardo sotto lo sguardo attento della polizia. Ci buttiamo nella mischia e notiamo subito che le ragazze ci scrutano con una certa curiosità. Dev’essere l’effetto della calzamaglia ad altezza cavallo, pensiamo, ringraziando nostra madre che ha insistito per farcela indossare. Ci accorgiamo che la calzamaglia non c’entra niente solo quando una signora sui 50, molto gentile, ci fa notare che portiamo la cuffia al contrario, con l’etichetta sulla fronte. Giriamo la cuffia e ci dirigiamo verso il centro della Piazza, dove c’è il vischio per limonare. Più tardi veniamo a sapere che è stata un’idea di KT, la miglior rappresentante di quello spirito romantico e sognatore che anima l’ala renziana del Pd.
Sotto al vischio ci sono due anziani che si fanno un selfie. Giovani, niente. Le coppie più affiatate s’ignorano perché la relazione fissa è la tomba del Capodanno, mentre i single, nonostante le buone intenzioni, restano single (che desiderino a tutti i costi una donna accanto si capisce quando iniziano a guardare i loro amici con una tenerezza molto sospetta). Probabilmente concordano sul fatto che ogni single doverebbe avere un partner solo per le feste, per allontanare quel senso di malinconia che t’assale quando ti rendi conto di essere solo al mondo. Poi ti sbronzi e non ci pensi più. A proposito: Capodanno è la festa dei bevitori occasionali, vale a dire quel tipo di astemi che a Capodanno devono ubriacarsi perché hanno sentito dire in giro che si fa così. La maggior parte si porta le bottiglie da casa e al terzo bicchiere di plastica è già sulla luna. Dilettanti.
Quando mancano cinque minuti a mezzanotte la band smette di suonare e la presentatrice della serata, Alessandra Lucchini, stoica in cappotto elegante e tacchi alti, prende la parola e si rivolge alla Piazza. «Ad alcuni di voi è stato consegnato un tubo di coriandoli. Quando scatta la mezzanotte spariamo i coriandoli tutti insieme, ok?». Un minuto dopo parte il primo tubo. Alessandra Lucchini è disperata. «No, fermi! A mezzanotte!». Nel frattempo, alcuni esponenti della giunta Dosi (sindaco compreso) sono stati chiamati sul palco. Sono Giulia Piroli, Stefano Cugini, Giorgio Cisini e, naturalmente, KT, che consegna un tubo di coriandoli al sindaco e si scatena sulla musica dei favolosi anni ‘60.
Ci siamo. La presentatrice riprende la parola, si fa prestare un telefono e attacca il countdown. Il telefono, però, dev’essere regolato sull’ora di Mosca, dato che, quando in Piazza Cavalli mancano 30 secondi alla mezzanotte, dai balconi delle case vicine i fuochi d’artificio sono partiti da un pezzo e nei dintorni della Piazza sono già nel 2015. Poco dopo arriviamo anche noi. Dosi, superato un piccolo attimo d’incertezza, riesce a sparare i coriandoli e tutti s’abbracciano, bevono e ballano. Riparte la musica. Gli assessori – in particolare le donne – ci danno dentro con la danza e lo spumante inizia a scorrere tra i bevitori occasionali. I piacentini ridono, si divertono e si scattano fotografie a vicenda. Il tempo moltiplicato per lo spazio fa miracoli. Gli esseri umani sostituiscono l’anno vecchio con l’anno nuovo, tutto qui.

(Da La Cronaca)

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