DU PALLET

TESTO: ELENA SALTARELLI

Mi sveglio, e non posso credere che una delle notizie principali di oggi su Libertà sia «Vendevano pallet inesistenti». Non sono contenta. Per niente.
Parliamoci chiaro: il mondo è in subbuglio, sta andando tutto lentamente e progressivamente a rotoli, la disperazione regna sovrana intorno a noi, e il meglio che possiamo fare è «Vendevano pallet inesistenti»? E’ sabato, e io, al sabato, vado al bar a bere il caffè e a prendere le sigarette. Di cosa parlo con la gente? Vorrei parlare di quel che succede in Italia, ma non è poi così interessante. Mi si stringe lo stomaco al solo pensiero di andare a Parma a seguire le lezioni, perché dovrei anche parlarne nel mio tempo libero?
Trovo che la maggior parte di noi soffra, consapevolmente o meno, di un gap colossale fra tre fattori fondamentali per la vita di un piacentino:

1) La voglia di lamentarsi per ciò che succede a Piacenza;
2) Ciò che sta accadendo nel mondo (forse questo si può anche eliminare, lo terrò come mero metro di paragone);
3) Ciò che effettivamente succede a Piacenza.

In fondo, qual è il senso ultimo di comprare il giornale ogni singolo giorno se non per leggere di qualche sventura e controllare l’oroscopo? Vorrei cambiare, diventare propositiva e aperta alle buone nuove, ma la necessità di indignarmi prende sempre il sopravvento.
Voi vi ci vedreste, tra un morso di brioche e un sorso di caffè, a dire «che coraggio che hanno avuto i migranti a scappare da guerre così distruttive?».
Durante le mie esperienze lontano da casa (al massimo Milano, ma dalla parte vicina a Lodi), mi sono resa conto che, radicate nel mio linguaggio, erano presenti espressioni che io credevo italiane, ma che, in realtà, erano un modo esclusivamente piacentino di esprimere sdegno, disprezzo e sofferenza. La prima volta dissi a un’amica di Reggio Emilia: «Sembra gentile, ma è grammo come la fame». Lei mi rispose: «Ma l’unità di misura?». Una volta chiarito l’equivoco, tornai alla ribalta con un dolorante «oggi sono trida come il pesto». Mi ignorò. Per favore, gente, datevi da fare. Salvatemi almeno la discussione al pranzo della domenica.

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