TESTO: NEREO TRABACCHI; FOTO: ARCHIVIO TRABACCHI
Se il Magatherium, bradipo terricolo gigante vissuto durante il Pleistocene, si accoppiava ogni dieci anni, i gestori della Trattoria San Giovanni di Piacenza, con la stessa cadenza, decidono di cambiare sede della propria attività. Infatti, spostandosi dall’omonima via (San Giovanni), a via Garibaldi nel 2010, hanno preferito mantenere il nome per essere facilmente riconosciuti come “quelli che prima erano là”. I piacentini lagnosi la smettano con questo irritante motto: “In centro non c’è una cippa…”, perché questo elegante ristorante offre portate di qualità a un prezzo assolutamente corretto e si trova nel cuore pulsante del centro storico. Lo chef Roberto Zanetti, sapendo che giravo per recensioni, mi aspettava al varco, e per farmi assaggiare quasi tutta la sua carta, ha optato per il sistema “imbuto”, ovvero lo stesso usato per far scoppiare il fegato alle oche e ottenere il fois gras. Ma il mio fegato non teme queste sfide, e così ho iniziato con uno dei miei piatti preferiti, la bavarese di gorgonzola con marmellata di fichi. Delicata, morbida con un abbinamento indovinato là dove la dolcezza del fico mi va a smorzare la vena saporita del nobile formaggio. Ho proseguito con due assaggi interessantissimi, dove lo chef si è ancora divertito a giocare con i contrasti di due sapori: due differenti tagli di agnello proposti di un due diverse cotture e il galletto in vellutata di zucca che in questa stagione fa figo. Altra opzione autunnale era il filetto di maiale con mele e castagne, che il Zanetti per ingozzarmi voleva frullare, ma distraendolo sono riuscito a divincolarmi e portare tutta la mia attenzione su un piatto da presepe. Infatti, se leggenda narra dell’asinello e il bue, qui puoi scaldare lo stomaco con il cavallo e il manzo, presentati accoppiati in tartare sullo stesso piatto. Nessun miracolo, ma una bella soddisfazione.
A CACCIA DI LUMACHE
Ovviamente non mancano i piatti della tradizione e del territorio, senza i quali i piacentini sembrano spersi: culaccia, salumi misti con giardiniera del grande, grandissimo, inimitabile Pisaroni (andatevelo a cercare). Tortelli, pisarelli con i fagioli, anolini e un azzardatissimo – per il centro storico – risotto con mosto oppure ragù di lumache quando riescono ad afferrarle (se trovate chiuso è perché sono a caccia). Non rompano i disperati del mezzogiorno e dei pranzi di lavoro, perché qui, se hai dei clienti che ti stanno sulle palle e non vuoi spendere troppo, fuori dalla carta (ma non dalla porta) ti offrono tre tipi di menu differenti da 12, 15 o 20 euro, calice di vino compreso. Se non bevete lasciatelo in disparte che sotto sera passo io. Cantina equilibrata, con scelta di etichette locali e nazionali, qualche champagnino per chi deve convincere una sottana, e soprattutto alcune possibilità di mezze bottiglie, così apparentemente difficili da trovare. Sui dessert datemi retta, e provate una spuma leggerissimo di zabaione servita con la sbrisolona delle nostre mura. In sala la gentile Carla Chiesi, sempre disponibile e attenta alle esigenze dei clienti. Con 30-35 euro ve la potete cavare. Al prossimo boccone.
Trattoria San Giovanni
Via Garibaldi 49/A, 29121 Piacenza
Telefono e fax: 0523-321029.
Chiuso lunedì a pranzo
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