I giovani piacentini messaggiano, taggano, aggiornano, scaricano. Mangiano e dormono col telefono a portata di mano e ormai non si parlano più: chattano anche se sono a due metri di distanza. Poi vanno in discoteca, si ubriacano e ballano Gangnam Style. Ecco la seconda puntata della “Strana famiglia”, la nostra piccola inchiesta sulla nuova famiglia piacentina.
TESTO: FILIPPO MERLI; FOTO: INTERNET
Le più fighe hanno la cover con le orecchie e la coda da coniglio. E’ spaventosa, ma fa tendenza. La trovi nei negozi specializzati e dai cinesi. E’ di gomma, rosa o nera, e ti dà quell’aria da pin up indispensabile per rimorchiare al Bellavita. Per i maschi è diverso: la cover ha poca importanza, quello che conta è il contenuto. Più nomi di ragazze ci sono in rubrica più possibilità hai di fare bella figura con i tuoi amici sfigati. La verità è che al giorno d’oggi se non hai l’iPhone non limoni. Con un Samsung Galaxy hai qualche possibilità, col Nokia ce la vedi ancora dentro, magari riesci a fare colpo sul cesso che non balla perché si vergogna, ma con l’Htc sei fottuto in partenza. Il top resta lo smartphone della Apple, il nuovo rovina famiglie. I ragazzini lo portano ovunque: a scuola, a tavola, al cesso, a letto. Pranzano e cenano col telefono a portata di mano, fingono di ascoltare i genitori e continuano a messaggiare. Forse parlano di massimi sistemi, ma è più probabile che le ragazze parlino di tacchi alti e ragazzi e i ragazzi parlino di calcio e ragazze. Messaggiano per ore, chissà che cos’hanno da dirsi di così importante. Hanno un loro linguaggio, un lessico moderno e abbreviato, perché scrivere “comunque” per intero è un’inutile perdita di tempo e i figli delle famiglie piacentine vanno di fretta. I genitori ci provano: “Metti giù un secondo il telefono, caro”. Ma l’iPhone è irresistibile: aspetti il numero di Marco, il figo pluriripetente della terza C che arriva a scuola con la Grande Punto taroccata del fratello, o magari c’è Elisa che ti deve dare la conferma per il cinema. Elisa, dico. Quella con le tette a punta. E io devo ascoltare mio padre e mia madre che si lamentano per le tasse? None. Le amiche e gli amici sono in digitazione perenne su WhatsApp e non si può perdere il giro. Ti scrive la tua morosa. Ha 12 anni ma ne dimostra 27. “Ehi stasse ci becchiamo in centro?”. “Ohi oh uè okk yeah yo”. “Io sn a casa di Claudia che si è mollata col raga cmq alle 7 mi libero (cuore, faccina sorridente, faccina con l’occhiolino). Bacio”. “Ah okk io sn a casa coi miei, keppalle. Ciao zia ahahahahahahahah”. E ridono. Ridono sempre.
LA VOCE DI SIRI
La scritta “online” su WhatsApp ti dà la certezza che non sei solo al mondo e che dall’altra parte c’è qualcuno pronto a scrivere parole storpiate per colpa del correttore dell’iPhone. La grammatica va a farsi fottere, scrivi e parli come Francesco Totti, ma in fondo chissene: i figli delle famiglie piacentine sono i moderni e per loro conta il concetto. Se non c’è WhatsApp c’è iMessage, se non c’è iMessage c’è la chat di Facebook. L’importante è smanettare, parlare con qualcuno, non soffrire di solitudine e non restare soli coi genitori. Piuttosto parlano con Siri, il controllo vocale dell’iPhone, l’unica voce femminile in grado di capirli e con cui riescono a dialogare per più di due minuti. I figli delle famiglie piacentine hanno l’iPhone 5 a 8 anni e messaggiano come se non ci fosse un domani con i coetanei. Quelli più grandi aggiornano il profilo di Facebook, leggono quello che postano gli altri e scrivono stati patetici con aforismi di scrittori inutili e penose considerazioni esistenziali. Se su WhatsApp non c’è nessuno e Facebook è già stato aggiornato, per non annoiarsi mandano un tweet. Poi giocano a Ruzzle e ascoltano Tiziano Ferro con le cuffie nelle orecchie. Sono in piena stagione amorosa, quando ti struggi perché lei non ti si fila e quando lei sa benissimo che tanto uno lo trova sempre. Allora chiudono gli occhi e piangono. Chiedono conforto all’amica o all’amico e poi piangono di nuovo, tutto con la musica a palla. Magari di là c’è la nonna che chiama aiuto perché è caduta e si è rotta il femore, ma loro non possono sentire perché c’è Fabri Fibra che dice che i politici sotto tutti ladri. Prima i bambini ascoltavano Cristina D’Avena, adesso ascoltano Truce Baldazzi.
LA NOTTE VOLA
Poi arriva il sabato sera. Il momento supremo. L’apoteosi. I giovani piacentini caricano l’iPhone al massimo e si portano dietro il caricabatterie, non si mai. Le ragazze si piastrano i capelli davanti allo specchio e intanto messaggiano con le amiche sui misteri del cosmo: come ti vesti, come ti trucchi, che borsetta usi. I maschi fanno la doccia, si fanno le sopracciglia e aggiornano Facebook con cose interessanti: “Stasera si beveeeeeeeee”. Poi sistemano la frangia col gel e scelgono i vestiti con cura, peggio delle donne. Finiscono sempre col mettersi una maglietta con lo scollo a V ad altezza ombelico per far vedere che i soldi della palestra sono soldi spesi bene, e completano il tutto coi pantaloni arrotolati alle caviglie. Infilano l’iPhone in tasca, ignorano i genitori che si raccomandano di non fare tardi ed escono. Appuntamento fuori dalla discoteca. Meglio arrivarci già ubriachi, così dentro si spende meno. A gennaio vedi questi esseri in maniche corte che fumano, dicono parolacce e fanno casino mentre il buttafuori li prega di parlare sottovoce. Hanno l’iPhone in mano anche lì perché ormai non si parlano più: messaggiano. Anche se si trovano a un paio di metri distanza. Entrano, escono, rientrano e ballano Gangnam Style, che come tormentone vale la metà della metà di La Notte Vola di Lorella Cuccarini. Poi escono di nuovo, vomitano e lasciano i bicchieri di plastica sul marciapiede. Quando arrivano a casa, prima di andare a letto, aggiornano Facebook: “Che serataaaaaaaaaaa”. E taggano gli amici. Poi dormono e si svegliano poco dopo perché si sono dimenticati di dare la buonanotte agli altri amici, quelli di WhatsApp. Poi si riaddormentano con l’iPhone sotto al cuscino.
Qui la prima puntata della “Strana famiglia”
che generazione di merda… avete dimenticato instagram! (per quelli un po alternativi con la finta passione per la fotografia)
La solitudine e la tristezza generazionale ormai senza più certezze, sogni, speranze e socialità…..