I residenti del Capitolo fanno benissimo a lamentarsi perché il loro quartiere è l’unico senza oratorio. L’oratorio è indispensabile: è la risposta al Nina e al Barino, è l’emblema del convivio. Lì si mangiano Goleador alla frutta e nascono i primi amori. Abbiamo contattato il parroco del Capitolo per saperne di più, ma la perpetua ci ha detto che stava riposando.
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L’oratorio è il posto migliore per bere un bianco. Non c’è la musica fastidiosa che si trova nei bar, solo qualche ragazzino che compra le Goleador alla frutta e gioca al calciobalilla. E’ logico che i residenti del Capitolo ne vogliano uno tutto per loro: l’oratorio è l’emblema del convivio, è la risposta al Nina e al Barino, dove non riesci a parlare perché la tua voce viene sovrastata da quella degli altri e dove si ascoltano sempre i soliti discorsi inutili. La religione non c’entra, è una questione di ritrovo. In più al Capitolo non c’è niente da fare, ci si annoia molto e non c’è un posto tranquillo per leggere il giornale. Ecco perché i residenti – come riporta Libertà – vogliono un locale accanto alla chiesa del Capitolo. “I nostri figli sono costretti a emigrare in altre parrocchie” dicono gli abitanti del quartiere, che hanno chiesto al parroco don Giuseppe Sbuttoni di ristrutturare l’oratorio “devastato”.
L’oratorio è indispensabile, è un punto di ritrovo fondamentale, è il luogo dei primi amori e delle prime litigate per un passaggio troppo lungo durante la partita. I bambini si trovano lì dopo il catechismo, con la cartelletta di plastica e il libro con la copertina patinata. In estate c’è il Grest con i giochi di ruolo e le preghiere di gruppo. In primavera i bambini giocano a pallone e a basket mentre le ragazzine si scambiano bigliettini sul muretto. In inverno si va dentro, dove c’è il bar coi vecchi che bevono vino e giocano a carte. Ogni oratorio che si rispetti deve avere le giuggiole e la patatine fritte nel sacchetto, oltre ai gelati confezionati e alla Coca Cola in lattina. I più attrezzati hanno il salone col maxischermo in cui vengono organizzati incontri culturali e dove un tempo si guardavano le partite su Tele+. I ragazzini frequentano l’oratorio anche dopo la messa e magari dopo la scuola. E’ un centro di aggregazione, come direbbe una maestra che ha letto troppi libri psicologia. Però alla fine è vero: cazzeggiare all’oratorio è molto meglio che cazzeggiare da qualsiasi altra parte. L’Estathé è sempre a disposizione, se ne manca uno per giocare a calcio lo trovi sicuro – quasi sempre scarso, ma almeno fa numero – e soprattutto i genitori sono tranquilli perché sanno dove sono i figli. Insomma, i residenti del Capitolo hanno perfettamente ragione a chiedere a don Giuseppe Sbuttoni di sistemare l’oratorio, non è giusto che i loro figli e gli anziani debbano ripiegare sulle parrocchie di San Lazzaro, Borgotrebbia e Corpus Domini. Volevamo dare una mano ai residenti del Capitolo e abbiamo telefonato a don Giuseppe per chiedere se c’erano novità, ma la perpetua ci ha detto che stava riposando.
filippo.merli@labatusa.it
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