LETTERE ALLA BATUSA

Forse ci hanno scambiato per il Cioè, ma già che ci siamo il nostro esperto di posta del cuore, tale Flavio Monachesi, risponde alle vostre lettere piene di menate esistenziali e amori banali. Oggi ci hanno scritto una ragazza che in ufficio non si fila nessuna perché non è bella ma è un “tipo” e una madre il cui figlio è vittima dei bulli del quartiere.

buk.post office

Cara Batusa,
lavoro da poco in un nuovo ufficio. Il lavoro mi piace, ma ho come il sospetto di non essere ben vista dai miei colleghi. Mi parlano solo quando necessario, nessuno mi offre mai un caffè e quando pensano che io non li veda li sento ridere di me; i miei colleghi sono tutti uomini, tranne la segretaria, che tutti trattano sempre benissimo, forse perché porta minigonne cortissime, camice scollate e tacchi vertiginosi. Io non sono molto bella, ma penso di essere “un tipo”. Cosa mi suggerite di fare?
 Martina

Vai al Coin, prendi una camicia scollata, una minigonna cortissima e tacchi vertiginosi, poi sculetta un po’. È l’unico modo per farti notare, anche se sei un “tipo” (questa è la Batusa, non Libertà, invece di “tipo” potevi tranquillamente scrivere “cesso”. Ma stai tranquilla, sarai sicuramente bella dentro).

Cara Batusa,
so che questo blog è molto seguito, specialmente dai giovani, ed è per questo che mi appello a voi.
Sono la madre di un bambino che si ritrova spesso vittima di scherzi dei compagni di classe. Nicola ha 8 anni, frequenta la terza elementare e mi dà grosse soddisfazioni scolastiche, basti pensare che ha tutti “buono”. Vorrei far riflettere, grazie al vostro aiuto, tutti quei ragazzini che, come gli amici di Nicola, non esitano un secondo nel prendere in giro un bambino un po’ sovrappeso, che magari tiene alla scuola più  che al calcio. Sono venuta a sapere dalla maestra che, durante l’intervallo, viene preso a “pallonate” perché  nelle partitelle di calcio i compagni lo costringono a stare in porta. Risultato, mio figlio torna a casa e affoga i suoi dispiaceri nelle merendine e cerca di curare i lividi procurati dalle “pedate” dei compagni con il gelato alla panna. Quindi cara Batusa, scusandomi  per lo sfogo, cosa diresti tu se fossi al posto mio a questi ragazzini? Come ti comporteresti con mio figlio?
Natalina

Oggi passavo per caso davanti al campo di San Corrado e c’era un bambino in porta che veniva preso a pallonate, proprio come tuo figlio. Non dev’essere divertente. Ricorda cosa diceva la mamma di Forrest Gump a suo figlio: “Corri Forrest!”. Cosa direi a quei bulli di periferia che sfottono tuo figlio? Che devono scegliere un portiere più forte di lui, perché, come dice Bruno Pizzul, il portiere nel calcio è fondamentale.

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1 Comment on "LETTERE ALLA BATUSA"

  1. Questa rubrica non dovrà finire mai.

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