IL POETA

Non sarà Ezra Pound, ma Ignazio La Russa con le parole ci sa fare. Per concludere il discorso in Sant’Ilario, con la sua voce roca e potente, si è affidato alla grazia dei poeti: “Il cielo ha capito che stava tornando la luce. Erano nati i Fratelli d’Italia”. 

La Russa batusa

TESTO: FILIPPO MERLI; FOTO: IDEM

Si può essere poeti anche con la voce di Ignazio La Russa. A sentirla così, roca e potente, potrebbe sembrare poco adatta a decantare versi sulla nascita di Fratelli d’Italia, ma quelli che ieri sera erano in Sant’Ilario sono rimasti in rigoroso silenzio quando La Russa – alla fine del suo discorso – ha allargato le braccia e ha parlato di notte e giorno con la grazia dei poeti: “Quando abbiamo deciso di fondare questo partito era il 21 dicembre, il giorno più buio dell’anno. Perché il 21 dicembre è il solstizio d’inverno e la notte è molto più lunga. Il giorno dopo, come per miracolo (a volte la natura è benigna), le giornate hanno cominciato ad allungarsi, il sole è spuntato un po’ prima ed è tramontato un po’ dopo. Il cielo ha capito che stava tornando la luce: erano nati i Fratelli d’Italia”. Non sarà Ezra Pound, che La Russa cita poco dopo, ma con le parole ci sa fare. Sia quando parla di governi tecnici e ammucchiate di sinistra sia quando racconta la nascita del movimento che a Piacenza ha come leader Tommaso Foti. Intorno alle 21 l’auditorium di Sant’Ilario c’erano persone con le bandiere e altre che distribuivano braccialetti tricolore e accendini col simbolo di Fratelli d’Italia. L’introduzione è stata affidata a Erika Opizzi, gioventù al potere, anche se Erika – 28 anni – parla come una politica navigata, seria e istituzionale. Diventa rossa solo quando arriva La Russa, che sale sul palco e le stampa un bacio. Galanteria, politica chic. Erika gli lascia la parola e La Russa – giacca blu, cravatta discreta e spilla del partito – attacca il suo discorso.
Alterna colpi di tosse a sbalzi di voce che rimbombano tra le pareti dell’auditorium, si gira a destra e a sinistra senza staccare mai gli occhi dalla platea che ascolta e sottolinea con un applauso le frasi più forti. “Saremo antichi, eh, abbiamo anche un vizio antico: ci chiamiamo Fratelli d’Italia e vorremmo che in Italia nessuno venisse considerato come un fratellastro”. La Russa ripete spesso le parole “Italia” e “patria”. “Ci hanno insegnato che l’Italia si ama, che è la nostra patria. Da noi se dici la parola patria vieni considerato un po’ fascista, ma per noi questo termine riassume il concetto di dignità nazionale, il desiderio di mantenere forte la nostra sovranità”. Si mette a parlare tedesco “perché – dice – con Monti mi rivolgo così, dato che è abituato con frau Merkel”. Alza la voce quando annuncia che Fratelli d’Italia non appoggerà mai un’ammucchiata di sinistra né un Governo tecnico e alla fine del suo discorso – quando arriva Foti, impegnato a Reggio Emilia – trova il tempo per la letteratura. “Il giorno in cui è nato il nostro movimento ho aperto un libro di Ezra Pound, un americano che gli americani consideravano pazzo perché guardava con simpatia all’Italia. Pound ha scritto parole che tutti noi che abbiamo fatto politica conosciamo: se un uomo non è capace di rischiare qualcosa per le proprie idee, o le sue idee non valgono niente o non vale niente lui”. Poi tocca a Foti, che non ha tempo da perdere con la poesia: “Non si può lasciare una provincia di centrodestra come Piacenza nelle mani di Bersani, Migliavacca, De Micheli e di tutti gli esponenti del Partito Democratico! Centrodestra, alza la testa! Coraggio! Onestà! Insieme per Piacenza e per l’Italia! Viva Fratelli d’Italia!”. E i sostenitori del partito, ancora silenziosi dopo le parole di Ezra Pound, si alzano in piedi e si lasciano andare a un lungo applauso prima di andare a vedere se è rimasto ancora qualche braccialetto.

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