Nelle giornate di pioggia i piacentini girano con ombrelloni da spiaggia sul Corso perché godono quando vedono qualcuno che ce l’ha piccolo. E’ una rivincita sociale verso quelli che hanno il suv e la megavilla, ma soprattutto è una grande forma di autostima, come mettere “mi piace” ai propri status su Facebook.
TESTO: FILIPPO MERLI; FOTOGRAFIE: IDEM
Il tizio indiano apre l’ombrello sotto i portici. Non sa che porta sfiga. “Ombrella? Ombrella? Dài capo, ombrella!”. Vediamo un po’ questo ombrella. E’ sul rosso, col manico allungabile e la punta lunga una ventina di centimetri. E’ un’arma contundente. No, troppo pericoloso. Non vorremmo avere sulla coscienza qualche anziano distratto. Ce n’è un altro, di ombrella. Questo è piccolo, portatile, col fodero in tinta. Quanto vuoi? “Quindici euro capo! Quindici!”. No, troppo costoso. E poi gli ombrelli che vendono i vucumprà dalle parti di Piazza Cavalli non sono alla moda. Oggi vanno gli ombrelloni da spiaggia, quelli col raggio di un metro che tengono metà carreggiata e ti costringono a rannicchiarti sul marciapiede per passare indenne. Abbiamo aspettato che la stagione delle piogge ci concedesse una tregua per parlare della nuovissima tendenza piacentina: gli ombrelloni da mare da sfoggiare sul Corso e in via Venti. I piacentini sono come i vucumprà: appena cadono due gocce tirano fuori gli ombrelli da chissà dove. Finché erano ombrelli normali andava bene, poi hanno cominciato a ripararsi con queste parabole portatili che sono diventate il pericolo numero uno dopo gli zingari che stanno in piedi sul portapacchi della bici.
TU CE L’HAI PICCOLO
E’ un po’ che ci stiamo dietro. Siccome ci annoiavamo, ogni volta che pioveva – cioè più o meno tutti i giorni, come a Londra, solo che almeno a Londra hanno i pub – facevamo un giro in centro e pedinavamo quelli con gli ombrelloni da spiaggia. Volevamo sapere tutto di loro: che cos’è che li opprime, perché hanno tali manie di grandezza, soprattutto volevamo sapere se quell’ombrello così grande era una specie di meccanismo di difesa contro le sfortune della vita. Così abbiamo iniziato a seguirli per capire come mai non avevano un fottutissimo ombrello normale, un ombrello che non rischi di finire negli occhi della gente e che non si conficchi nelle cuffie dei passanti. Ovviamente non è stato facile realizzare questa piccola inchiesta. Oggi le persone sono molto diffidenti e, chissà perché, ti guardano male anche quando stai alle costole di un vecchio per fotografargli l’ombrello (le foto sono un po’ mosse perché, si sa, oggi la gente va di fretta). Siamo riusciti comunque a tenere il passo di una decina di soggetti e abbiamo scoperto che i piacentini girano con l’ombrellone perché godono quando vedono qualcuno che ce l’ha piccolo. E’ una sorta di rivincita sociale, un sottile gioco psicologico: apri l’ombrello e ti dirò chi sei. L’ombrello grande è per quelli che non hanno un suv o un alano al guinzaglio ma vogliono comunque distinguersi perché hanno qualcosa di appariscente da mostrare all’uscita di Zara.
LA MERCEDES DEI POVERI
L’ombrellone da spiagga è la Mercedes dei poveri. Tu giri con la tua SLK, ma io ho l’ombrello enorme. E guarda un po’ che fa: si apre da solo premendo un semplice bottone sul manico, esattamente come la chiusura centralizzata della tua Classe A. E poi è vivace, colorato, mette allegria anche nel grigiore di una giornata uggiosa. Certo, Piacenza non è in Florida. Qui piove, non ci sono tempeste tropicali un po’ più adatte a ombrelli colossali, ma in fondo al piacentino medio non importa. Lui non può permettersi la megavilla e allora ti sbatte in faccia il megaombrello. L’ombrellone è una grande forma di autostima, un po’ come mettere “mi piace” ai propri status su Facebook. Girano con le scarpe tarocche della Timberland ma hanno l’ombrellone di marca. Bello, di legno chiaro, col manico a forma di anatra. E pazienza se c’è la crisi, se gli altri hanno l’iPhone 5 e tu un vecchio Nokia 3310, se loro girano con una Ducati Monster e tu con una Graziella con lo sterzo che tira a sinistra. Tu hai l’ombrellone da spiaggia. Tu sei il migliore. Tu sei il più fico di tutti.
Ottimo, articolo davvero interessante, era proprio quello che cercavo! Grazie per lo spunto!
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