Sono ormai le 16,45, la biblioteca è quasi piena e tutto pare scorrere come al solito nella più consueta routine di andirivieni di studenti, signore che non sanno dove sia la “segreteria” e operai con trapano alla mano e il trasgressivo desiderio di turbare la quiete. Tutto sembra procedere senza sussulti, ma proprio quando meno te l’aspetti ecco che fa il suo ingresso un’insolita coppia, piuttosto variegata: lui, signorotto sulla cinquantina con simil-Borsalino in testa e aria da elettore Radicale, lei spaurita e con chiari lineamenti sudamericani. Cercano disperatamente due posti ravvicinati ma la biblioteca è tiranna e offre un solo posto e l’ultima sedia rimasta, quella più scomoda del lotto. Il nostro eroe delle cinque borbotta tra sé qualche improperio lamentando il poco spazio rimasto, la consorte (poi chissà, magari è l’amante) non sa cosa fare e resta in piedi fissando il vuoto. Lui si siede ed estrae dal cilindro un possente portatile da 17” pollici cercando disperatamente la presa che, per la cronaca, era appena alla sua sinistra. Lei, e da qui capiamo che è la moglie e non l’amante, sistema il cappello del marito facendolo maldestramente cadere e rotolare sul candido pavimento della biblioteca. Lo sguardo di lui si riempie d’odio, nemmeno avesse scoperto il tradimento della consorte e prorompe ammonendola: “Ma stai attenta a quello che fai, abbi cura delle cose. Cazzo”. Lei è ancora più spaurita, come se dovesse andare a far spesa all’Esselunga il sabato pomeriggio, riesce ad accaparrarsi una sedia e si avvicina al marito che sbuffa peggio di un locomotore a vapore. Dopo qualche attimo di suspense la quiete coniugale è ristabilita, insieme alla connessione alla rete internet Guglielmo. Mi spiace, caro signorotto con cappello, la classe del nostro eroe che inveisce contro donne qualsiasi al telefono è inarrivabile. Arrivederci al prossimo uomo ruspante.