AH, IL FUTURO

Quando ero piccolo ed avevo ancora tutto il futuro davanti per sopravvivere alla jungla del Facsal ricevetti poche ma chiare istruzioni. Oltre ai classici “non accettare caramelle dagli sconosciuti” e “attraversa la strada sulle strisce” mi fu detto che il giovedì pomeriggio in centro i negozi sono chiusi. Con gli anni che passavano ed il futuro che diventava sempre più presente solo il terzo comandamento faticava a cedere tanto che, se era necessario fare un salto in via Venti, evitavo come la peste il giovedì per non trovarmi di fronte alle serrande chiuse. Giovedì pomeriggio nel mio immaginario è sinonimo di negozi chiusi, di un giorno in cui solo la Feltrinelli e pochi altri negozi potevano richiamarmi sotto le palle del cavallo.

Passano gli anni, il futuro è decisamente imperfetto, ed arriva il Festival più palloso del mondo del Diritto che nel mio immaginario equivale a tre gazebo in piazza, libri in saldo e qualche personaggio della politica che fa capolino a Palazzo Gotico. Ogni anno un tema diverso, un modo come un altro per gli studenti delle superiori per saltare qualche ora di matematica e italiano.
Quest’anno si parla di futuro e si parte con il botto proprio il giovedì pomeriggio. Un giorno dove il piacentino medio fatica ad andare in centro, figurarsi se incentivato dal Festival. E gli ospiti? A Piacenza arriva Napolitano convocato da Rodotà. Pare quasi essere una sorta di vendetta nemmeno troppo trasversale da parte dell’allora candidato alla presidenza della Repubblica del Movimento 5 Stelle cui fu preferito proprio un Napolitano-bis. “Gio, vieni a Piacenza a parlare di futuro? Ti aspetto giovedì”. Giorgio non vedeva proprio l’ora ed ha accettato al volo. Parlerà però di passato remoto perchè il futuro è un argomento troppo interessante per il Festival piacentino. Appuntamento oggi alle 17,30 quando, appena usciti dall’ufficio, l’unico futuro che conta è quello della spesa all’Esselunga. E anche lo studente di giurisprudenza più accanito vede un solo futuro: quello dello spritz.

TESTO: NICOLÒ PREMOLI; FOTO: INTERNET

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