CAVOLI DI BRUXELLES

di Laura Marenghi

Una delle epidemie gastronomiche più interessanti degli ultimi anni è sicuramente la rivalutazione dello street food. Fino a pochi anni fa, il termine era in genere associato al più sudicio tra i panini. Oggi, invece, siamo ufficialmente entrati nell’era dello spuntino gourmet. Niente in contrario, anzi, ma in effetti non mi sentivo da meno quando, da bambina, passavo a prendere una ciabatta col salume o una focaccia (del Golosone) prima di andare a scuola. Più gourmet di così..
Molti chef quotati si dirigono in questa direzione, firmando schiscette e panini stellati cui dedicano la stessa cura riservata in genere al più fighetto tra i piatti. Senza bisogno d’arrivare alle stelle, nel panorama italiano ce n’è davvero per tutti i gusti: piadine, coni di fritto misto, focacce, arancini, panini, calzoni e molto altro. Piacenza non è da meno. Eataly ha lanciato in autunno il suo street food festival “Sum Piasintein” e il palazzo Gotico si anima sempre più spesso con cene d’autore sul tema, rigorosamente innaffiate dal miglior Gutturnio. In ogni caso, tra sagre, batarò zola e pancetta, gnocco fritto, pizze al taglio e spiedini, non ci siamo mai fatti mancare niente.
Arrivata a Bruxelles, orfana di focaccia di Recco e cornetto appena sfornato, ho dovuto rivedere le mie abitudini. Dopo un primo momento di smarrimento, sono stata in parte piacevolmente sorpresa. Qui mangiare per strada è culturale, molto più che in Italia. Sarà la mancanza di vitamina D, ma i belgi, al mercato, non passano solo per comprare qualcosa, se lo vivono proprio. Ogni giorno gli stessi banchi animano una piazza diversa della città fino all’ora di cena, allestendo una sorta di ristorantino multietnico a cielo aperto, disponibile dal pranzo all’aperitivo. Ed ecco che in pochi passi trovi crepes bretoni, ostriche e vino, maialini da latte alla portoghese, crocchette di pesce del mare del nord, pad thai, gli immancabili burger vegani e pure la piadina romagnola. La domenica a pranzo, sole permettendo, tutto questo mi distrae dalla mancanza dell’ossobuco di mia mamma.
Oltre alla qualità e la varietà, un’altra distinzione è doverosa: il momento della giornata. Se di giorno lo street food è l’abitudine dei lavoratori che vanno di fretta, di notte il panorama si trasforma. Innanzitutto, al popolo della notte delle vitamine non gliene può fregare di meno. Loro sono solo in cerca di qualcosa che tamponi l’Hendricks tonic ordinato alle 4.35 al Comoedia. Ai più “fortunati”, può capitare di trovare il furgoncino del lurido piazzato strategicamente davanti al locale da cui stanno uscendo. Un miraggio. Se non lo fa, si può sempre ripiegare sulla Pizza del Sole, Bosoni, Torrembini, Luna Rossa o chi per loro. Ometto il Tuxedo solo perché Carlo, un tavolo e un tetto, ce li ha sempre messi a disposizione. Se ci andate, chiedete del suo risottino ai frutti di Po.

Share

Be the first to comment on "CAVOLI DI BRUXELLES"

Leave a comment

Your email address will not be published.


*


Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi