BANG BANG BINGO

TESTO: FILIPPO MERLI

Questo articolo fa parte di una serie dedicata ai monumenti di Piacenza.  Qui c’è la prima puntata.

Al Bingo di Borgotrebbia c’è silenzio assoluto. Una volta varcata la soglia è vietato parlare. Si può tossire e respirare, ma con moderazione. I vecchi che si giocano la pensione non ammettono rumori di sottofondo. Sono concentrati, tesi, presissimi dalle palline che escono sul monitor. L’ambiente è ecclesiastico, ecumenico, eucaristico. Il Bingo è una pratica mistica, quasi religiosa. L’unica differenza con una chiesa è la sala fumatori. Al primo colpo di tosse i giocatori ti guardano storto. Alla prima risata rumorosa sbottano: “Allora?”. Se suona il telefono sei fottuto. Le ragazze che girano in sala ti invitano a mettere la vibrazione, ma ormai sei preda dell’odio dei giocatori più accaniti che ti fissano come un essere irrispettoso e spregevole. Per le chiacchiere e i telefoni ci sono i bar. Non il Bingo.

COPPIE ANNOIATE E VERI PROFESSIONISTI

Quando entri un inserviente in giacca e cravatta ti fa capire che è meglio aspettare: è in corso una partita e non bisogna disturbare. Sorride, ti intrattiene gentilmente con cose che non vuoi sapere e ti indica la scritta “attendere” che lampeggia sul display luminoso posto sopra la porta d’ingresso. L’attesa dura qualche minuto, poi, quando chiamano “bingo!”, compare la scritta “entrare”. L’inserviente gentile strizza l’occhio. Via libera. La sala è concentrica, in mezzo c’è lo spazio riservato ai fumatori mentre attorno trovi altri tavoli rotondi e rettangolari con una manciata di pennarelli per segnare i numeri. Ci sono coppie annoiate che tentano la fortuna per passare il tempo e giocatori navigati col vizio del gioco. La sala è al completo, decine e decine di persone. I vecchi sono i più invasati. Arrivano con qualche spicciolo per il riscaldamento, poi, quando decidono che è arrivato il momento di fare sul serio, estraggono un rotolo di banconote da venti e cinquanta euro. Un paio di ragazze in gillet girano per la sala e distribuiscono le cartelle al prezzo di uno o tre euro. Il premio della cinquina (cinque numeri sulla stessa fila) e del bingo (tutti i numeri della cartella) aumenta o diminuisce a seconda delle schede vendute. In media il bingo è di 150 euro, mentre la cinquina difficilmente passa i 20 euro. I più fortunati, una volta ogni tanto, portano a casa la vincita del Super Bingo, che può superare i 4mila euro. I più accaniti comprano cinque cartelle alla volta, i professionisti ne acquistano una decina e inseriscono i dati negli appositi computer che controllano i numeri al posto loro. Lo scopo del gioco è molto semplice: vince chi fa prima cinquina o bingo.

HEMINGWAY AL BINGO

“Ancora una! Ancora una!”. Le ragazze in gillet cercano di piazzare le ultime cartelle. Poi irrompe la Voce. La Voce è un ragazzo sulla trentina che ha il potere di donare felicità o rassegnazione. Per lui è un lavoro come un altro, ma non sa che dalla sua voce dipendono le sorti dei risparmi dei giocatori incalliti che frequentano il Bingo di Borgotrebbia. E’ lui che chiama i numeri una volta estratti, è lui che scandisce i premi delle vincite al microfono prima di una partita. “Vengo qui almeno tre volte alla settimana” spiega un signore mentre straccia una scheda usata. “Faccio passare il tempo, mi diverto. Perdo parecchi soldi, è vero, ma sono soldi miei, me li sono guadagnati in quarant’anni di duro lavoro. Me ne frego della crisi e li spendo come voglio io”. La Voce apre il gioco: “Cominciamo”. Improvvisamente cala il silenzio. In sala si sente solo lo scricchiolio di qualche sedia girevole. I giocatori sono tutti a testa bassa, concentrati sulle loro cartelle. La tensione è palpabile. I nervi sono a fior di pelle. Qualcuno si sta giocando i risparmi di una vita e pretende rispetto. “Primo numero: 66, sei sei”. La Voce scandisce i numeri in doppia cifra che potrebbero trarre in inganno. Basta un 76 al posto di un 66 per vanificare una cinquina o un bingo. L’estrazione prosegue. Nella sala fumatori i giocatori accendono una sigaretta dopo l’altra. “78, 43, 29, 90, 7”. “Cinquina!”. Una signora con gli occhiali sul naso alza la mano trionfante. “Hanno chiamato cinquina” annuncia la Voce. Le ragazze in gillet verificano che tutto sia in regola, poi prendono una specie di trofeo e lo piazzano sul tavolo della fortunata. Dentro c’è il premio, che per le piccole vincite viene elargito direttamente in contanti. Qualcuno approfitta della pausa per ordinare qualcosa di forte al bar. Alcol e gioco d’azzardo. Binomio perfetto. Ernest Hemingway avrebbe passato volentieri gli ultimi anni della sua vita al Bingo di Borgotrebbia.

LA CANTANTE DI LISCIO

“Ricominciamo” annuncia la Voce mentre in sala cala nuovamente l’oblio. La cinquina è andata. Si gioca per il Bingo. “1, 27, 49, 55, 3, 88”. “Bingo!”. Il vincitore viene osservato con invidia e disprezzo dagli altri giocatori. Sorride e finge di complimentarsi con l’amico che ha investito cinque euro insieme a lui, ma sa di avere gli occhi della sala addosso. Qualcuno batte il pugno sul tavolo per il nervoso, altri bruciano la scheda nel posacenere. “E’ inutile, non è serata” si lamenta una cantante di liscio che si gioca i soldi guadagnati con le mazurke. La mortificazione segna il volto degli anziani che si sono appena giocati la paghetta destinata ai nipoti. C’è chi scuote la testa amaramente e c’è chi acquista subito qualche altra cartella per rifarsi e per cercare di tornare in pari. Il vincitore intasca i contanti e li reinveste alle slot machine nella sala accanto. I nuovi giocatori ricevono il via libera dall’inserviente in giacca e cravatta e prendono posto ai tavoli. La Voce riprende fiato. Parte la musica, che per qualche minuto sostituisce il silenzio. Si va avanti così fino alle due di notte, tra pensioni scialacquate e illusioni di grandi vincite. Poi, quando i giocatori hanno perso gran parte dei soldi investiti, lasciano il Bingo di Borgotrebbia a capo chino. Il gioco è finito. Andate in pace.

(II. Fine)

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2 Comments on "BANG BANG BINGO"

  1. Sono morto dal ridere nel leggere questo pezzo. E’ proprio cosi!! ahaha “cala l’oblio” (cit.).

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