ALTRO GIRO, ALTRO SCOOP

Qui alla Batusa la storia dell’unione Piacenza-Parma non ci convince neanche un po’. Anche perché abbiamo sotto al naso la delibera approvata ieri dal Consiglio delle autonomie locali, o Cal. Dando un’occhiata al documento abbiamo scoperto che, al contrario di quello che ha dichiarato ieri alle testate piacentine il presidente della Provincia, Massimo Trespidi, (“Scongiurata l’ipotesi Grande Emilia”), l’unione con la sola Parma e la caduta definitiva dell’ipotesi di una maxiprovincia non sono affatto scontate. Anzi. Ricapitoliamo: Piacenza vuole solo Parma, Reggio Emilia non vuole solo Modena e punta alla Grande Emilia, Modena vuole solo Reggio per rimanere capoluogo. Trespidi ieri ha battuto i pugni sul tavolo al Cal ed è tornato a casa felice di aver ottenuto solo l’unione Piacenza-Parma, ma anche per il fatto di vedersi allegata la delibera per il referendum per il passaggio in Lombardia. Il documento del Cal, però, è molto più sibillino di quanto si pensi, e pare confezionato per piacere a tutti e a nessuno. Insieme alla proposta di riordino si legge infatti: “In questo contesto, per le aree vaste (leggasi nuove Province, nda), potranno essere previste ulteriori ridefinizioni territoriali”. Qui abbiamo drizzato le antenne e ci siamo posti una domanda semplice semplice: se il riordino andrà avanti – il Governo ha fatto presagire ci si possa arrivare con la prossima legislatura – la soluzione approvata oggi dal Cal potrebbe non essere definitiva?

 E PIACENZA RISCHIA DI PERDERE

Urge approfondire il tutto e una risposta chiara ci arriva dal documento approvato sabato scorso dal Direttivo provinciale del Partito Democratico, o Pd, di Reggio Emilia (a cui appartengono il presidente della Provincia di Reggio, Sonia Masini, e il sindaco Graziano Del Rio, entrambi sostenitori della Grande Emilia). Nel documento si auspica la nascita della Grande Emilia “da attuarsi anche a partire da una prima aggregazione tra le attuali province di Reggio Emilia e di Modena”. Una soluzione di compromesso per non irritare troppo i recalcitranti Masini e Del Rio, che infatti ieri non hanno preso parte alla votazione del documento del Cal, ma forse in vista di un orizzonte più lontano. Del Rio è personaggio influente nel Pd emiliano e non solo, presidente dell’Associazione nazionale comuni italiani, o Anci, e sostenitore di Renzi: prenderlo in giro con un documento di partito sconfessato due giorni dopo dal Cal pare davvero troppo. La sensazione è che la partita non sia ancora chiusa. O entro il 23 ottobre – giorno in cui la Regione invierà al Governo la proposta definitiva – Del Rio farà sentire la sua autorevole voce forzando la decisione del Cal e spuntandola con la Grande Emilia, oppure proverà a incassare la promessa che nella prossima legislatura, magari con un Governo più “amico”, si ridiscuterà la sua proposta. Ma se Del Rio – che Reggi ha sostenuto a spada tratta nella corsa alla presidenza dell’Anci – vincerà la sua battaglia, a perdere sarà gioco forza Piacenza e la sbandierata conquista dell’unione con la sola Parma.

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