LO STADIO E IL PARCHEGGIO DELLO STADIO CON BENEDETTO TRA IL LUDICO E IL LURIDO

Questo articolo (di cui oggi pubblichiamo la prima parte) è compreso in una serie dedicata ai monumenti di Piacenza. Qui ci sono la prima e la seconda puntata.

TESTO: FILIPPO MERLI; FOTOGRAFIE: COSTANZA CAVANNA

Benedetto palleggia. Destro, sinistro, destro, sinistro. Tiene una sigaretta tra l’indice e il medio e si alza il pallone col ginocchio, poi tenta una rovesciata sul cemento. Se la cava con qualche livido. “Palleggio perché mi piace. Tutto qui”. Benedetto è una leggenda della curva Nord dello stadio Garilli. Arriva sul piazzale poco prima dell’inizio della partita, prende un pallone sgonfio che tiene in un sacchetto della spesa e inizia a palleggiare. Benedetto ha un dente solo e ride sempre. “Il suo sorriso è contagioso” dicono gli ultras del Piacenza, che l’anno scorso, prima di una partita di fine stagione, gli dedicarono il coro “Benedetto portaci in Europa!”. Benedetto passa la vita palleggiando. Gioca dentro lo stadio e nel parcheggio dello stadio, scambia un paio di passaggi con chi gli capita a tiro e ricomincia. Destro, sinistro, destro, sinistro. “Saranno stati i tempi dell’ultimo Piacenza di Titta Rota, o forse il primo di Gigi Cagni. Era la vigilia di una partita importante, non ricordo quale. Andai allo stadio in bicicletta con un paio di amici – racconta un tifoso biancorosso di vecchia data – e vidi sotto la curva Nord una porta da calcio disegnata col gesso. Poi notai uno strano personaggio che palleggiava a dorso nudo. Si alzava il pallone e faceva le rovesciate sul cemento cercando di fare gol in quella porta immaginaria. Era pieno di escoriazioni e lividi. Sanguinava dappertutto. Anni dopo lo conobbi di persona. Era Benedetto”. Il palleggiatore folle è il filo conduttore che lega lo stadio al parcheggio dello stadio. Il ludico e il lurido. Da una parte il Garilli con i suoi tifosi e la sua storia, dall’altra lo spiazzo dove giovani tamarri con la Clio taroccata fanno testacoda col freno a mano prima di fermarsi a limonare con la tizia di turno.

I BAFFI DI CAGNI E LA PORNOSTAR

Lo stadio porta il nome di Leonardo Garilli, l’Ingegnere che nel 1983 acquistò il Piacenza Calcio in un’area di servizio di Roncobilaccio e in pochi anni lo condusse dalla C2 alla serie A. Era la squadra di Gigi Cagni, baffi sottili e maniche della camicia rimboccate anche d’inverno; era la squadra di Giampiero Piovani, la bandiera, lunghi capelli ricci e calzettoni abbassati sui polpacci. E poi Totò De Vitis, Giorgio Papais, Massimo Taibi e gli altri giocatori di quella formazione che i tifosi biancorossi ripetono a memoria, panchinari e magazzinieri compresi. Lo stadio Garilli è orribile. La curva Nord cade a pezzi e la pista d’atletica allontana gli spettatori dal rettangolo di gioco, ma nessuno, nonostante le solite promesse da campagna elettorale, ha mai fatto nulla per sistemare le cose. Lo stadio è di proprietà del Comune e da quest’anno, dopo il fallimento del Piacenza Calcio, ospita le partite della Pro Vercelli (serie B) al sabato e quelle della Lupa Piacenza (Eccellenza) alla domenica. “Il Garilli è la mia seconda casa, direi la seconda casa di tutti noi che il Piace lo portiamo nel cuore” dice Alex, giovane ultras biancorosso. “E’ lo stadio delle roveghe di Luiso, Valtolina e Piovani” ricorda Gigi. “E’ lo stadio del rigore scagliato da Chiti sopra la traversa in un Piacenza-Reggiana del 1993-94, del gol di Carbone all’Inter nella nebbia, del fantastico gol di tacco di De Vitis col Verona. E’ lo stadio dei derby con la Cremonese, del bandierone con la lupa che piscia sul Torrazzo e dei palloncini a forma di coniglio sventolati sotto il naso dei cugini grigiorossi. Soprattutto è lo stadio in cui abbiamo aspettato la squadra al ritorno da Cosenza dopo la storica promozione in serie A, ed è il luogo in cui ho dato il primo appuntamento alla mia futura moglie”. Allo stadio di via Gorra – che cambiò nome da Galleana a Garilli dopo la scomparsa dell’Ingegnere nel 1996 – i tifosi biancorossi hanno visto giocare grandi squadre e grandi campioni: Roberto Baggio, Ronaldo, Del Piero, Totti, Zidane, Nedved, Shevchenko, oltre al piacentino Filippo Inzaghi. Ma l’aneddoto principale che accomuna i sostenitori del Piacenza è un altro: l’invasione di campo della pornostar Brigitta Bulgari, che nell’intervallo di un Piacenza-Catanzaro fece una corsa senza veli in diretta televisiva prima di essere bloccata dalle forze dell’ordine e denunciata per atti osceni in luogo pubblico.

IL MEGAFONO E IL PRINCIPE

La curva Nord è un ecosistema alcolico fatto di birra scura e mignon di Caffè Borghetti.  E’ lì, su quell’impalcatura arruginita e traballante, che si concentra il tifo organizzato dello stadio Garilli. E’ il luogo sacro in cui Davide Reboli, sguardo da duro e croce celtica tatuata sulla nuca, lancia i cori con un vecchio megafono. E’ il posto in cui Marco Reboli ha ereditato il soprannome di “Principe”. I tifosi della Nord non hanno abbandonato la squadra neppure dopo le retrocessioni in serie B e Lega Pro e oggi buona parte di loro sostiene la Lupa Piacenza, la squadra dei fratelli Gatti destinata a ereditare il marchio del Piacenza Calcio. “Di aneddoti sulla curva ce ne sono a migliaia” spiega un vecchio ultras. “Al momento mi vengono in mente solo gli scontri con le tifoserie rivali, ma per raccontarli tutti ci vorrebbe un’intera settimana”. (Parte 1; continua).

Share

Be the first to comment on "LO STADIO E IL PARCHEGGIO DELLO STADIO CON BENEDETTO TRA IL LUDICO E IL LURIDO"

Leave a comment

Your email address will not be published.


*


Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi